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Oggi, sabato 10 luglio 2010, ancora il solito balzello sulle quote latte : chi ha splafonato deve pagare oppure no ?
Lega della Terra è senza ombra di dubbio dalla parte di chi ha sempre rispettato la legge, pur storcendo il naso, rispettando i limiti produttivi imposti ed adeguandosi nel caso a comprare nuovi diritti a produrre o ad affittarli.
Ma la legge sulle quote latte è una legge giusta ? Nonostante l’Italia sia un paese deficitario nella produzione del latte vaccino, è giusto limitare i propri allevatori ed importare cospicue quantità di latte – quasi il 50% del nostro fabbisogno – dall’estero ? Perché alcune centinaia di allevatori, contro i 40.000 onesti che rispettano le regole, si ostina a non rispettare i limiti aziendali imposti dalle quote latte, e continua a produrre in eccesso alla propria quota, per giunta rifiutandosi di pagare le multe ?
Già nel lontano 1983 si cominciò a parlare di limitare la produzione di latte vaccino in Europa, causa un eccesso di offerta e i continui ammassi di prodotto stoccato – in particolare burro e latte in polvere – per salvaguardare il prezzo del prodotto. Si cominciò a rilevare le produzioni nazionali di latte prodotto, e si arrivò così a imporre lo stop ad ulteriori aumenti di produzione, decidendo di fissare quote nazionali. L’Italia fu effettivamente penalizzata in quanto la sua produzione nazionale di latte vaccino era allora intorno al 60% del fabbisogno nazionale, rispetto a paesi come l’Olanda o il Belgio che producevano il 300% del fabbisogno, ma fu premiata nella salvaguardia della sua industria manifatturiera e siderurgica, allora una delle più importanti in tutta Europa.
Era il 1984, e lo Stato italiano decise di aderire a questo sistema, frazionando la quota nazionale in altrettante quote individuali, per una migliore applicazione dei controlli. Fin da subito alcuni allevatori non rispettarono i limiti imposti, accumulando multe che consistevano nel prezzo del latte corrente più una maggiorazione del 15%. Ma la rigidità della legge e dei regolamenti fu ben presto raggirata da politici compiacenti e dagli stessi sindacati agricoli, che allora minimizzavano sul problema. Le quote latte furono suddivise in quota A ( riferita all’anno produttivo 1983 ) e quota B ( la maggior produzione dall’83 al 1991 ). Numerosi regolamenti legislativi crearono una tale confusione da non permettere uno sviluppo armonico del sistema quote, come ad esempio fu disincentivato l’acquisto di quota A perché si sarebbe andati a perdere l’equivalente disponibilità di quota B ( che ricordiamo era una quota disponibile all’allevatore per produrre latte aziendale ma non poteva venderla o cederla in affitto, perché maturata dopo l’anno 1983, anno di riferimento delle quote latte ). Oppure si verificò il caso di un commercio vero e proprio di diritti a produrre, effettuato proprio dai sindacati agricoli degli allevatori ( in primis Coldiretti e Unione Allevatori ), con tanto di provvigione , andando a riesumare vecchi ed ormai estinti diritti a produrre del 1983 e vendendoli come attuali a nuovi allevatori, oppure superando i limiti imposti dalla legge che chiedeva un massimo di 300 qli di latte prodotto per ettaro di proprietà coltivabile, oppure eccedendo nel prezzo di vendita, che andava così a premiare solo chi smetteva di produrre, ma penalizzava chi continuava a restare sul mercato.
Nonostante tutto ciò, la grandissima maggioranza degli allevatori italiani si adeguò al sistema quote latte sperando di salvaguardare il prezzo di vendita del prodotto, ma una limitata percentuale di allevatori – non più del 5% - continuò a produrre in eccesso, andando ad offrire al mercato un prodotto fuori quota che andava solo a danneggiare il prezzo di vendita del latte nel suo insieme e favoriva solamente gli industriali del latte , che lavoravano il prodotto con forti valori aggiunti, mentre gli allevatori non percepivano il prezzo perché per legge la somma era ritenuta per il pagamento delle multe. Poi la politica fece il resto, andando ad appoggiare quella minoranza di allevatori splafonatori, in primis la Lega Nord, che in seguito presero il nome di Cobas del latte, ritornando agli allevatori stessi le somme accantonate per le multe, e innescando innumerevoli ricorsi ai tribunali amministrativi.
Mentre gli onesti compravano quote, accendendo mutui e prestiti anche a discapito di altri possibili investimenti nella produzione, i Cobas vendevano latte fuori quota, compravano terreni e ampliavano le aziende. Ora i Cobas non vogliono pagare le multe, adducendo frodi nell’importazione di latte in polvere o nell’assegnazione delle quote individuali, che pure ci sono state, ma tali da non compromettere i livelli produttivi nazionali. Numerose indagini amministrative hanno valutato la correttezza dei dati nazionali, tutti i tribunali hanno ormai convenuto sulla non accettazione di ulteriori ricorsi, ma la politica di questo governo si ostina a coprire e sostenere chi non ha rispettato le regole, proponendo un ulteriore stop, e diciamolo pure una sorta di sanatoria, sul pagamento delle multe. La lega Nord ha ormai passato il segno, e dopo innumerevoli leggi a favore dei Cobas con rateizzazioni prima 14ennali e poi 30ennali, con attribuzione gratuita di ulteriori quote latte concesse dalla Comunità Europea e distribuite solo agli allevatori splafonatori ( !!! ), ora, davanti all’ostinazione dei Cobas di non pagare ancora le multe, propone una sanatoria.
Per LEGA DELLA TERRA il punto è uno solo : chi esce di un solo litro di latte dal suo riferimento aziendale, in coscienza sa che è fuori regola e deve pagare una multa !
A nulla valgono richiami alle frodi o al conteggio finale nazionale, le multe vanno pagate, anche per rispetto di migliaia di allevatori che hanno rispettato le regole.
Lega Nord e PDL sono la prova evidente del non rispetto delle regole, della politica che premia i più furbi e i più scaltri, del rapporto clientelare politica-elettore e del voto in cambio del favore, in questo caso truffaldino.
Che poi il sistema quote latte al giorno d’oggi non sia più confacente al mercato, questo è un altro problema. Infatti oggi, con la globalizzazione dei mercati e l’invasione di prodotti esteri , anche latte in particolar modo dai paesi del Nord Europa e dalla Nuova Zelanda, non ha più senso limitare la produzione. Ma se così deve essere , deve valere per tutti e non solo per i Cobas. Se ci sono battaglie da fare, vanno fatte tutti insieme, sia contro le frodi nazionali, sia per la liberalizzazione delle produzioni.
Per LEGA DELLA TERRA e FORZA NUOVA l’unico mezzo, che può garantire la sopravvivenza del comparto agricolo e la salvaguardia del prezzo in questo Sistema globale, è la valorizzazione dei prodotti tipici italiani, latte compreso, con l’etichettatura dei prodotti e la garanzia d’origine e di filiera produttiva, nonché una forte azione di controllo e repressione frodi. Mezzo che è osteggiato dal Sistema economico e industriale, per poter continuare a vendere prodotti a “prezzo italiano”, ma di “origine estera”, cioè continuando a frodare la legge e i regolamenti nazionali.
LEGA DELLA TERRA e FORZA NUOVA si batteranno strenuamente per la difesa degli allevatori che hanno sempre rispettato le regole e per la salvaguardia delle nostre tipicità agricole.
Paolo Zattoni.
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