mercoledì 28 ottobre 2009

Commissariata la Comunità Montana Terminio Cervialto Non passa l’equilibrio di bilancio



Riportiamo l'articolo del quotidiano "ottopagine" ma crediamo che le foto sopra rendano bene l'idea su quale sia la nostra posizione.

"Non passa l’equilibrio di bilancio e l’approvazione del conto consuntivo, arriva il commissario alla comunità montana “Terminio Cervialto”.
La giunta di centro sinistra guidata dal presidente Carmine Ragano è stata sfiduciata: 8 voti a favore 9 contrari.
Con questa votazione l’asse Pdl – Udc rimette la palla al centro, ma tecnicamente non ha i numeri per esprimere un nuovo presidente.
Ferruccio Capone, sindaco di Montella e portavoce del centro destra in consiglio dichiara: “I 9 sindaci che fanno riferimento a quest’area hanno espresso una posizione politica. Il presidente Ragano si è presentato in consiglio con una relazione che aveva lo scopo di intenerirci, ha chiesto un atto di responsabilità, ma alle nobili parole sulle responsabilità ha aggiunto anche delle frecciate in merito al fatto che non avrebbe consentito trappole, ha additato la responsabilità di instabilità ai sindaci espressioni di liste civiche”. “Noi riteniamo – prosegue Ferruccio Capone – che i richiami all’unità di Ragano siano stati tardivi, la saggezza politica gli avrebbe dovuto consigliare a giugno, subito dopo le elezioni amministrative, di convocare un incontro con i 6, 7 nuovi sindaci eletti e verificare sin da subito se c’erano le condizioni per rafforzare la maggioranza, invece ha preferito andare avanti con equilibri instabili. Anche sulla sentenza di pignoramento che pende come una spada di Damocle sull’ente, hanno sbagliato atteggiamento. Si tratta di una vicenda che risale agli inizi degli anni ’90, sulla quale l’attuale amministrazione non ha alcuna responsabilità, ma colpa ce l’hanno: quella di aver taciuto la cosa, eppure la sentenza è arrivata a gennaio, hanno cercato di dimostrare che non era un problema. Spero che Ragano abbia compreso che anche i sindaci “civici” sanno assumersi le responsabilità politiche”.
Per Aniello Chieffo, sindaco di Bagnoli Irpino, esponente del Pd e vice presidente dell’ente c’è rammarico per l’occasione mancata: “ La comunità montana poteva svolgere un ruolo di raccordo tra comuni sia per gli accordi di reciprocità che per altri strumenti che danno accesso ai finanziamenti. Il presidente Ragano non ha fatto un discorso politico, di appartenenza, ha detto con grande onestà: votiamo i documenti contabili, poi rimetterò il mio mandato. Ora arriva il commissario, ma la proposta politica non c’è. Forse si può ripartire da una ipotesi di accordo istituzionale”. E Aniello Chieffo individua il nocciolo della questione: “Questa nuova legge sulle comunità montane non funziona, crea un vero e proprio dissesto politico, una fibrillazione continua, ogni anno, ad ogni votazione cambiano equilibri, paradossalmente se a dicembre si riuscisse a formare una maggioranza, a marzo dopo la tornata elettorale nella quale votano 3 comuni appartenenti all’ente montano, quella maggioranza potrebbe non essere più tale”.

martedì 27 ottobre 2009

Gli 8 disastri ambientali più gravi al mondo causati dall'uomo



Treehugger ci regala una panoramica disastrosa, sulle catastrofi ambientali causate dall’uomo in tutto il mondo. Ecco la triste classifica sui disastri ambientali peggiori che il mondo abbia vissuto:

  1. Al primo posto ci sono le guerre, che causano morti e distruzione: consumano carburanti, devastano le foreste, contaminano l’acqua e distruggono interi ecosistemi, per non parlare del numero delle vittime che muoiono ogni giorno in questo o quel conflitto.
  2. Al secondo posto c’è Bhopal, il disastro peggiore che l’industria chimica abbia mai causato. Era il dicembre dell’84 e il mondo ancora paga con più di 20.000 morti l’errore umano.
  3. Chernobyl: nemmeno 2 anni dopo Bophal l’esecuzione di un test sul reattore 4 di Chernobyl si trasforma in tragedia. Da Chernobyl all’Irlanda, dopo 30 anni contiamo ancora i casi di cancro causati dalle radiazioni, mentre chilometri e chilometri di terra intorno a Chernobyl saranno sterili e contaminati per sempre.
  4. Ecco l’Italia indisciplinata al 4° posto tra le tragedie ambientali causate dall’uomo con il disastro di Seveso. La legge Europea che porta il nome di questa tragedia non sembra compensare l’esposizione ai veleni di circa 40.000 persone e lo sterminio di 80.000 animali per prevenire la contaminazione.
  5. Il quinto posto lo merita una tragedia del mare, con la petroliera Exxon Valdez incagliata nel golfo dell’Alaska. Circa 38mila i litri di petrolio in mare, quasi 2000 i km di coste inquinati e migliaia gli animali morti.
  6. Love Canal è la tragedia ambientale che si piazza al sesto posto, ma non lasciatevi addolcire dal nome. La tragedia dei terreni vicini alle Cascate del Niagara è dovuta a circa 21.000 tonnellate di rifiuti tossici, seppelliti dalla Hooker Chemical.
  7. Al settimo posto si classifica il Vortice Subtropicale di Spazzatura dell’Oceano Pacifico. L’accumolo di plastica e di rifiuti marini galleggianti è tale che questo ammasso di spazzatura è oggi conosciuto come l’Isola orientale di Spazzatura.
  8. All’ultimo posto, ma non per questo meno grave, c’è la Zona Morta del Mississipi, un’area vasta del Golfo del Messico che segnala il delta del Mississipi come il più inquinato al mondo, più del Gange e del Mekong.

sabato 24 ottobre 2009

ALLEVATORI,FIORE:VERRO' A CREMONA PER SOSTENERLI

Il Segretario di Forza Nuova Roberto Fiore interviene in merito alla sua partecipazione alla Fiera internazionale del Bovino da Latte prevista per sabato 24 ottobre:"l'Ue ha annunciato che Bruxelles stanzierà 280 milioni di euro a favore del settore lattiero-caseario ed un fondo di aiuti alla professione.
Ma questa mossa, per quanto possa essere letta con ottimismo, non sarà sufficiente per cambiare una situazione in crisi endemica.E' necessario infatti "prosegue Fiore:"cambiare le regole del gioco, il Ministro italiano Zaia deve, assieme al Governo, adoperarsi per imporre agli industriali di pagare un prezzo adeguato alla stalla.
Deve essere privilegiata la produzione nazionale. Gli italiani infatti non sanno che i latticini che pagano a caro prezzo perchè "made in Italy" spesso non sono affatto di origine nazionale, dato che la legge vigente in materia è, a dir poco , molto permissiva.
Sabato intendo esporre alla città di Cremona ed ai convenuti alla Fiera le proposte che Forza Nuova ha elaborato in materia con l'associazione Lega della Terra. La mia vicinanza alle richieste dei produttori è altissima, ed il sostegno del mio partito a tutti i lavoratori italiani vittime della crisi economica e degli sciacalli della crisi, è noto."

ALLEVATORI,FN:DIFENDIAMO INTERESSI ITALIANI

Paolo Caratossidis, coordinatore nazionale di Forza Nuova, afferma in merito alla Fiera Internazionale del Bovino da Latte di Cremona a cui è prevista la sua partecipazione il 24 ottobre:"*il mondo dell'agricoltura e dell'allevamento nazionale ed europeo sta vivendo una crisi drammatica che non conosce precedenti.
Solo nel mondo dell'allevamento, in Italia sono a rischio - sostiene - 45 mila stalle, quasi 300 mila lavoratori e oltre 22 miliardi di euro di valore generato dalla filiera nel settore lattiero caseario che rappresenta la voce più importante dell'agroalimentare italiano.
Si tratta di un problema gigantesco, soprattutto se pensiamo che mentre potremmo avere prodotti agricoli a sufficienza per sfamare l'Italia intera, spacciamo per italiani prodotti provedienti da ogni parte del mondo.
Un atroce inganno ai danni del consumatore e un modo per soffocare la nostra sana agricoltura di qualità".*
Conclude Caratossidis:"*a Cremona Forza Nuova sarà al fianco della Lega della Terra per difendere, dato che non lo fa il Ministro competente, Luca Zaia, gli interessi dei nostri allevatori e di tutti gli italiani."*

mercoledì 21 ottobre 2009

ALLEVATORI,FORZA NUOVA LANCIA LA MOBILITAZIONE

Forza Nuova e Lega della Terra, unite per un'iniziativa di sensibilizzazione sui problemi nel mondo dell'Agricoltura ed in particolare degli allevatori
di bovino da latte.
In occasione dell'annuale Fiera Internazionale del bovino da latte di Cremona, sabato 24 ottobre, Forza Nuova manifesterà il proprio sostegno agli
allevatori italiani, vittime di una politica agricola nazionale che rischia di far chiudere oltre 45.000 aziende.
Paolo Zattoni, coordinatore per il nord della Lega della Terra, afferma: "*300.000
posti di lavoro nel mondo dell'allevamento sono a rischio. Quest'anno i produttori alla stalla ricevono dagli industriali solo 28 centesimi per un litro di latte. Eppure il latte al consumatore risulta sempre più costoso.
Gli italiani oltretutto spendono denaro per bere un prodotto che spesso è commercializzato come italiano pur essendo di provenienza estera. Il Ministro Zaia cosa intende fare? Noi vogliamo risposte."*
Luca Castellini, coordinatore lombardo del partito, attacca l'amministrazione comunale di Cremona che vorrebbe impedire l'evento e conclude:"*La Lega della Terra e Forza Nuova non accettano e non accetteranno mai bavagli politici di nessun tipo travestiti da divieti formali , né da quella di Cremona né da qualsiasi altra amministrazione comunale in Italia e lanciano la loro presenza all´esterno della Fiera del Bovino da Latte di Cremona sabato 24 ottobre insieme al proprio Segretario Nazionale Roberto Fiore. Nessuno ci impedirà di parlare con gli agricoltori italiani, vittime di chi si ostina a tutelare interessi extranazionali a discapito di chi lavora e produce onestamente."*

martedì 20 ottobre 2009

L'Irlanda mette al bando i cibi geneticamente modificati



Mentre da una parte il Principe Carlo li ha definiti come il disastro ambientale più grande di tutti i tempi, e dall’altra Monsanto & co. continuano a proclamarli innocui per gli esseri umani, l’Irlanda prende posizione, e bandisce dal suo territorio i cibi geneticamente modificati.
Via le produzioni OGM dall’Irlanda, e benvenuta l’etichetta che lo segnala su tutte le produzioni animali e derivati come carne, uova, pesce, crostacei, così come sui prodotti agricoli, con l’approvazione degli allevatori irlandesi, che non potevano più competere con i giganti dei cibi geneticamente modificati, che producono in territori in cui non vigono le restrizioni EU,(ricordiamo che la Francia ha vietato la coltivazione del mais OGM MON 810 su tutto il territorio nazionale) come il Brasile e l’Argentina, per poi esportare in Europa.
Questa importante decisione farà sì che le produzioni agricole e animali irlandesi possano essere riconosciute come frutto di un processo di produzione più ecologico e naturale, favorendo lo sviluppo delle esportazioni di prodotti irlandesi,con esiti positivi anche sul turismo dell’isola verde, ora non più solo di nome.
Ancora una volta,impariamo dagli Irlandesi.

lunedì 19 ottobre 2009

AD ACERRA UN'ULIVO CONTRO L'INCENERITORE




L’altro giorno ad Acerra, sede per ora dell’unico inceneritore in Campania, il Vescovo Rinaldi con altri rappresentanti della Diocesi, ha piantato un albero di ulivo, proprio di fronte al “mostro” attivato a mezzo servizio alcuni mesi fa.
Il Vescovo Giovanni Rinaldi già espresse la sua opinione in merito all’apertura di un impianto di incenerimento in un territorio devastato come quello di Acerra.
Come “atto politico”, diciamo così, si rifiutò di presenziare all’inaugurazione.
Durante la piantumazione sono stati portati sacchetti di terra da Roma, Nola, pianura del Sele e dalla Caritas romana.
La richiesta è quella di un osservatorio, di un monitoraggio ambientale indipendente che possa analizzare, al di sopra delle parti, il reale impatto ambientale dell’inceneritore.
Grazie a Gennaro Esposito per la segnalazione su facebook

venerdì 16 ottobre 2009

27^ SAGRA DELLA CASTAGNA DI MONTELLA


Fervono i preparativi della 27° sagra della castagna di Montella che avrà luogo il 7/8 novembre e noi,nell'augurare all'organizzazione un buon lavoro ed un meritato successo,pubblichiamo uno stralcio del sito ufficiale e vi invitiamo ad accorrere numerosi.

"Protagonista da sempre della civiltà della nostra gente, di nuovo pronta a soddisfare
i palati più esigenti: la Castagna.

Da cibo dei poveri a delizia del palato.

Il 7 e 8 novembre 2009, a Montella, 27^ edizione della Sagra della Castagna:
la gioia di un incontro nel cuore dell’Irpinia, all’insegna dell’allegria, del buon umore
e dell’accoglienza."

Qui il link del sito ufficiale della sagra dove potete trovare tutte le informazioni del caso:
www.sagracastagnamontella.com

Mangia Italiano...compra Italiano... difendi la tua terra

Quando la civiltà cede il passo all'economia, anche il Paese del buon cibo, dei vini pregiati, dei caldi oliveti dormienti sulle colline di province e paesi, china il capo alla globalizzazione ed alla logica del mercato sfrenato.
Chi ci compra con un panino ed una bibita è il mastodontico cocchiere che conduce la nostra carrozza di inestimabile valore verso le vie ad egli predilette, ci condurrà su sentieri tortuosi, finchè il potente cocchiere non sfiancherà i nostri cavalli e rovinerà le nostre forme.
Quando giungerà a destinazione cambierà semplicemente mezzo, con una valigia piena di denari, crediti e moneta frutto di usura. E noi saremo rovinati.
Finchè le multinazionali saranno i nostri cocchieri, la nostra terra sarà calpestata da serpenti stranieri.
E i serpenti ci danno anche da mangiare. Basta camminare per le vie delle nostre città. Spariscono lentamente le nostre attività, il pasto veloce imposto dalla società falsamente borghese cancella i nostri ristoranti. I nostri sapori ed i nostri odori. Li cancella a colpi di bibite dolciastre frutto del capitalismo, ci sfamano con carne di pessima qualità delle loro pessime terre. Pretendono di scandire i nostri ritmi concedendoci 5 minuti per un pasto ingozzandoci di mondezza senza poter guardare negli occhi il commensale che abbiamo di fronte.
Paradossalmente, quando ci si china per mangiare quelle assurdità temendo ne fuoriesca tutto il contenuto , si china il capo.
Per questo sorgono Mc Donald's a catena, si intriducono nei nostri locali con ingenti quantità di denaro e vi si sostituiscono. A chi vuole mangiare italiano non rimane che vagare, sperare che la chinatown del quartiere finisca presto e non ci si imbatta in qualche amenità koreana o thailandese. Purtroppo non è sempre così.
Magari ti viene sete di qualcosa non alcolico. E per qualche oscura ragione il 100% dei bar o servizi ristoro nei pressi dei luoghi di maggiore affluenza (stazioni ferroviarie/aereoporti/piazza) possono offrirti solo della COCA-COLA, non della Cola di marchio italiano. Solo della COCA-COLA alla spina.
Io difendo la mia terra, calpestata e sfruttata dallo straniero, mortificata con il denaro deturpata dal tempo moderno, distrutta dalle abnormi costruzioni in cemento che ospitano questi pseudo-ristoranti che ci avvelenano. Aperti 24 ore su 24. Come le tasche dei loro proprietari.

Fonte:
Massimo
www.testuggine.net

giovedì 15 ottobre 2009

DISTRUZIONE DELL’ECONOMIA AGRICOLA, DISOCCUPAZIONE CONTADINA E GRAVI RISCHI PER LA SALUTE PUBBLICA: QUESTI I RISULTATI DELLA FOLLE POLITICA DEL COMMIS


Peter Mandelson è stato spedito alla Commissione Europea di Strasburgo con la carica di Commissario al Commercio come premio per il record di dimissioni (tre) da differenti posizioni governative britanniche che aveva dovuto rassegnare, nel corso di soli due anni per numerosi scandali dove si intrecciavano corruzione, clientelismo e sfruttamento di prostituzione gay.
Questo personaggio, famigerato in patria e colà troppo conosciuto per poter danneggiare nel silenzio l’interesse pubblico, è ora impegnato a tempo pieno in sede di legislazione europea per mandare a gambe all’aria le agricolture, le economie e la salute di tutte le 27 nazioni aderenti all’UE.
Il prossimo 15 giugno Mandelson renderà operativo un accordo, da lui stesso contrattato a Ginevra, tra l’Unione Europea è l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO); tale accordo, che avrà valore di legge anche in Italia, è la più grande minaccia mai affrontata dal settore agricolo e dall’industria alimentare europei e rappresenta una pericolosa implicazione per la salute stessa di tutti i consumatori italiani. Vediamo come e perché.L’accordo in questione, mascherato dalla “necessità” di globalizzare i mercati e aiutare le economie dei paesi invia di sviluppo, di fatto spalanca le dogane e i mercati europei a ogni genere di prodotto proveniente dai 50 paesi più poveri del mondo. Tali prodotti non saranno più sottoposti a dazi né ad alcun genere di controllo qualitativo o merceologico, neanche gli indispensabili controlli sanitari sul cibo e il vestiario.
Saremo invasi da migliaia di tonnellate di cibo e merci di ogni genere a prezzi infinitamente più bassi dei nostri. Tali merci saranno state prodotte spesso da lavoratori-schiavi e sempre da lavoratori il cui costo è straordinariamente inferiore al nostro, senza garanzie sanitarie, senza oneri dovuti a tasse e regolamenti. I nostri produttori, oberati invece da una burocrazia e da una legislazione cavillosa e onnipervasiva, non avranno nessuna possibilità di competere e falliranno uno dopo l’altro. Contemporaneamente le nostre famiglie saranno esposte ad ogni genere di agente patogeno, intossicante, nocivo e, pur avendo risparmiato qualche euro al momento dell’acquisto (se gli intermediari parassitari lo avranno permesso) si troveranno a rimpiangerlo, in termini di salute e spese connesse, nel breve e nel lungo periodo. Gli agricoltori irlandesi, gli unici ad aver analizzato le conseguenze del disastroso accordo hanno messo in conto la perdita del 70% del settore agricolo irlandese.Forza Nuova e la Lega della Terra si batteranno contro questa deriva antipopolare di Bruxelles in un momento in cui l’opinione pubblica ed alcuni esponenti del governo italiano sembrano aver perso fiducia nei miracolosi effetti della globalizzazione. I recenti rincari dei prodotti di prima necessità hanno portato poi gli esponenti di Forza Nuova ed altri politici a parlare della necessità di un aumento immediato e forte della produzione agricola nazionale.
Roberto Fiore in qualità di parlamentare europeo, affronterà nella sua prima sessione di Strasburgo, la settimana prossima, il tema, denunciandolo come una minaccia alla sovranità nazionale ed alla stabilità sociale di Italia e Europa.

valorizziamo i prodotti Italiani

SOLDI BEN SPESI?


Sono stati recentemente pubblicati i risultati di un particolare studio intitolato “I Comuni italiani 2009″. Lo studio mette in evidenza, fra le altre cose, quali amministrazioni comunali d’Italia abbiano le maggiori spese per quel che riguarda l’ambiente e il territorio.

I parametri monitorati per conoscere il capitolo di spesa ambientale e territoriale sono le seguenti: urbanistica, gestione del territorio, edilizia residenziale pubblica, servizio idrico integrato e smaltimento dei rifiuti. Dallo studio emerge che queste rappresentano una voce significativa dei bilanci comunali, tant’è che la loro somma è circa 1/5 annuo (valore medio fra i comuni italiani) di tutte le spese delle amministrazioni locali.

I dati, per certi versi sorprendenti, eleggono Cagliari, con 427,2 euro di spesa pro capite, come la città metropolitana con la più alta spesa per l’ambiente e il territorio. A seguirla, appena dopo e con una spesa di poco inferiore, Napoli (424,2 euro) e via via più staccate seguono Bari (343,4), Torino (314,5), Palermo (288), Milano (287,6), Catania (284,7). Sotto la media nazionale dei 233,2 euro, invece, le città di Firenze (101,2) e Genova (112,6).


Il dato che porta Cagliari e Napoli in cima a questa speciale classifica non deve però trarre in inganno, nel senso che avere una maggiore spesa non è sinonimo di migliori servizi o comunque migliore gestione del territorio. Solo per citare un esempio basti pensare al fatto che Cagliari è uno dei pochi Comuni in Sardegna dove ancora non si fa la raccolta differenziata, mentre la realtà di Napoli, per la questione rifiuti, è balzata negli ultimi anni agli onori della cronaca nazionale ed internazionale.

Andiamo a vedere ora il dato regionale: il primato spetta al Molise, che si attesta sui 502,4 euro pro capite, seguito dal Trentino Alto Adige con 450,4 euro, i soli due Enti che destinano una quota superiore ai 400 euro. Sono quattro le regioni che oscillano tra i 400 e 300 euro: Campania (382), Umbria (378,5), Calabria (354,7) e Sardegna (340,6).


martedì 13 ottobre 2009

lunedì 12 ottobre 2009

Inarrestabile la Tuta absoluta, il parassita che danneggia gli ortaggi

Dopo il punteruolo rosso che distrugge le palme, una nuova calamità ha scelto i raccolti d’Italia: si tratta del bruco che rovina le coltivazioni di pomodori, peperoni e melanzane.

Il bruco silenzioso, che proviene dall’America Centrale e si è insediato nel Mediterraneo da alcuni anni, è stato ritrovato nelle piantagioni vicino ad Albenga, Diano Marina e Andora, in Liguria ed è innarrestabile. La Tuta absoluta, ribattezzata Muta il bruco, sta dando filo da torcere al centro Sperimentale della Camera di Commercio e ai tecnici del settore Ortofrutticolo che se ne stanno occupando.

Per quando riguarda gli attacchi della Muta in Liguria, ancora non si è riusciti a sviluppare un piano di attacco e le uniche cose che sono state attaccate fino ad adesso sono, purtroppo, le coltivazioni di ortaggi della zona. Il bruco, che non è pericoloso per l’uomo, attacca dalle foglie e poi passa a divorare la polpa di pomodori e melanzane, così come ha già fatto in Sicilia, distruggendo intere colture.

sabato 10 ottobre 2009

CENSURA IN CORSO...


Proprio in questi giorni,in cui si fa un un gran parlare di libertà di stampa,qualcuno ha pensato bene di segnalare il contenuto del blog di FN Montella come inaccettabile, provocandone il blocco.
Chiunque possa essersi sentito offeso,o semplicemente chiamato in causa,poteva tranquillamente lasciare un commento sul post non gradito e confrontarsi ma è evidente che il confronto è terreno sconosciuto per questa gente.
Vedete, non basta straparlare di libertà e democrazia per diventare persone migliori e con questo gesto,lo hanno dimostrato.


Massimo Lepore
resp. Lega Della Terra Montella.

venerdì 9 ottobre 2009

DIECI DOMANDE PER ZAIA.


1. Signor Ministro, gli industriali lattiero-caseari sono agevolati da un vuoto legislativo che permette loro di spacciare il latte estero come italiano. In Italia infatti basta che una piccola percentuale del latte imbottigliato sia italiano per spacciare tutto il prodotto etichettato come made in Italy. Quanto dovremo aspettare ancora prima di sapere da dove proviene quello che beviamo?

2. Come lei sa, alle nostre frontiere entrano merci anche di dubbia provenienza, prive di tracciabilità, e spesso senza i requisiti minimi di salubrità e sicurezza alimentare. Quando si darà ordine ai NAS di controllare tutti i prodotti a base di derivati del latte?

3. Gli industriali italiani stanno tirando troppo la corda, quest'anno pagano il 30% meno ai produttori di latte.Il latte italiano, sottoposto a rigide regole sanitarie e a maggior costi produttivi ,viene pagato al prezzo globalizzato dei prodotti esteri. Quando il suo ministero deciderà di imporre un giusto prezzo alla stalla del latte realmente italiano, e di favorire la sua consumazione e la sua vendita?

4. La Sua richiesta alla Comunità Europea di stanziare soldi per l´ammasso privato di formaggi e latte in polvere va a vantaggio esclusivo di sostenere i prezzi di vendita al dettaglio e quindi a vantaggio di industriali e trasformatori. Quando si cercherà una buona volta di portare vantaggi al prezzo del latte alla produzione?

5. In molti caseifici e industrie lattiere si fa uso di latte estero, polveri di latte e cagliate di provenienza estera. Nei supermercati e nelle industrie arrivano ogni giorno ettolitri di latte estero sterile, semilavorati e polveri di caseina per poi essere trasformati industrialmente e diventare prodotti italiani all'insaputa dei consumatori. Quando saranno veramente tutelate le produzioni d´origine e le produzioni tipiche italiane ?

6. Lei, Ministro, ha regalato le quote a chi non ha mai rispettato le regole. Toglierà le quote a chi non pagherà le multe e continuerà con i contenziosi verso lo Stato?

7. Lei sa che abolire le quote latte vuol dire dare uno schiaffo agli allevatori onesti, che hanno investito per rispettare la legge e potrebbero ritrovarsi con mutui ancora da pagare per un capitale che Lei vuole non ci sia più ?

8. Lei sa che la sua politica di abolire le quote latte fa il gioco degli industriali, che chiedono più produzione e sempre minori prezzi alla stalla?

9. Lei si oppone alle giuste richieste di Francia e Germania di abolire le compensazioni nazionali, per favorire il solito giochetto degli allevatori fuori quota. Non trova che il rispetto delle quote individuali porterebbe ad un immediato calo della produzione con conseguente maggior ricerca del latte italiano ed un miglioramento del prezzo alla stalla ?

10. Quando, signor Ministro, toglierà quel fazzoletto verde dalla giacca ed inizierà ad essere il Ministro dell´Agricoltura di tutti gli allevatori italiani, e non solo di una parte politica?

Federazione Nazionale "Lega Della Terra".

giovedì 8 ottobre 2009

NUOVO SCANDALO?

Il gruppo Cremonini,icona dell'industria alimentare Europea,ha qualcosa in comune con il Banco Popolare dell'Emilia Romagna che detiene la proprietà del Banco di Sardegna che a sua volta sta mettendo all'asta le aziende inadempienti.(alcuni "malpensanti" affermerebbero che ad acquistare queste aziende sia proprio il gruppo Cremonini, ma ci riserviamo di avere maggiori informazioni in merito)
ossia:
2 sindaci
3 Consiglieri
ed un'altra figura che ricopre il ruolo di consigliere in Cremonini e sindaco in Banca Popolare dell'Emilia Romagna.

Alleghiamo di seguito un servizio di Agri3




mercoledì 7 ottobre 2009

COME TI ANNIENTO IL SARDO

Quello che è successo in Sardegna non deve ripetersi altrove!
A tal proposito ricordiamo che l'assessore all'agricoltura della regione Campania,Nappi (PD)
in data 22/09/2009 ha incontrato una delegazione dell'abi allo scopo di trovare "valide" soluzioni alla crisi agricola regionale...

...meditate gente


martedì 6 ottobre 2009

BOICOTTIAMO LA FIERA DI CREMONA.

SE L’AGRICOLTURA NON VA……
NEPPURE LE VACCHE VANNO IN FIERA.

CONTRO LA PASSERELLA DEI POLITICI E LE LORO FALSE
PROMESSE DIAMO UN SEGNALE FORTE.

BOICOTTIAMO LA FIERA DI CREMONA.

Anche il latte entra nella crisi internazionale. Il sistema
economico mondiale, sostenuto da industriali e capitalisti, vede
crollare il mito della globalizzazione, della grande dimensione
come requisito per competere, della finanziarizzazione ad
ogni costo, dell’omologazione come unico modello culturale
ed economico. E’ ora di dire basta a gran voce.
La zootecnia italiana, sottoposta a più elevati costi di produzione
e ad una burocrazia estenuante, non può e non deve competere con i prezzi globalizzati del latte
estero, di dubbia provenienza, privo di tracciabilità e dei requisiti minimi di salubrità e sicurezza
alimentare.
Gli industriali stanno tirando troppo la corda, agevolati da un vuoto legislativo che permette loro
di spacciare il latte estero come italiano, dall’ assenza di trasparenza nell’indicazione di origine dei
componenti alimentari e dall’abitudine alla frode costituita dall’uso di latte e cagliate estere per
produzioni tipiche italiane.
Il ministro Zaia ha tradito la maggioranza degli allevatori onesti regalando le quote a chi
non ha mai rispettato la legge e che, con mille sotterfugi, non pagherà nemmeno le multe.
Zaia vuole abolire le quote latte, per fare il gioco degli industriali che chiedono più produzione e
minori prezzi alla stalla, lasciando con un pugno di mosche in mano le migliaia di allevatori onesti
che hanno investito sulle quote ed hanno coperto il surplus con affitti regolari.
Zaia si oppone alle giuste richieste di Francia e Germania di abolire le compensazioni nazionali,
per favorire il solito giochetto dei fuori quota. Il rispetto delle quote individuali porterebbe ad un
immediato calo della produzione con conseguente maggior ricerca da parte degli industriali italiani e ad un miglioramento del prezzo alla stalla.
Ciò non toglie che vada continuata e potenziata la lotta alle frodi fiscali ed alle adulterazioni alimentari.

Se, per il trattato di Schengen, è ormai consentito il libero passaggio di merci alle frontiere, noi
pretendiamo la presenza del NAS (nucleo anti sofisticazioni) ai nostri valichi, per controllare la
salubrità e la conformità delle merci in entrata.
Zaia favorisce solo gli allevatori della sua parte politica, i cobas del latte, quasi tutti leghisti. Noi
pretendiamo un prezzo del latte che garantisca una giusta remunerazione ed un giusto guadagno
ai nostri allevatori. Dov’è il Governo nella trattativa con gli industriali?

IL 23-24-25 OTTOBRE PRESIDIO E GAZEBO A CREMONA DAVANTI
ALLA FIERA AGRICOLA.


SABATO 24 ORE 12 CONFERENZA STAMPA
DEL SEGRETARIO NAZIONALE DI FORZA NUOVA,

ROBERTO FIORE.


Tutti gli allevatori sono invitati .
Per informazioni : cell 340-9653686- zattonipaolo @libero .it

La Lega della TERRA

lunedì 5 ottobre 2009

I NOSTRI OBIETTIVI

La Lega della Terra propone:

- Che lo Stato e la classe politica riconoscano il ruolo fondamentale e primario dell’agricoltura
per la pace sociale, l’ indipendenza economica e la costruzione di una Patria al tempo stesso
moderna e legata ai valori della tradizione.
- Che si salvaguardi la salute pubblica attraverso la protezione e la promozione di agricoltura e
allevamento e il blocco dei prodotti esteri, spesso privi di qualsivoglia garanzia igienico-sanitaria
e di tracciabilità.
- Che lo Stato incentivi e sostenga il ritorno dei giovani al lavoro della terra.

Per queste ragioni la Lega della Terra auspica che a favore dell’agricoltura italiana si prendano
le seguenti iniziative:

- Attuazione di una politica a protezione del prodotto italiano vittima di politiche e direttive
sopranazionali che ne sviliscono il valore nonché di una concorrenza sleale frutto di un mercato
globale incontrollato che immette sul nostro mercato prodotti privi di garanzia sanitaria.
A difesa della salute dei cittadini proponiamo che vengano bloccati le importazioni di prodotti
esteri di qualità dubbia.
- Creazione di una rete che metta in diretto contatto i produttori agricoli e i consumatori
tagliando, così, fuori tutti gli intermediari parassitari e gli speculatori.
- Difesa e incentivazione della produzione agricola nazionale di qualità che vanta caratteristiche
di tipicità e naturalità e rilancio di colture per anni abbandonate, come il grano.
- Abolizione dei consorzi agrari per come sono oggi concepiti. Taglio delle ingenti tassazioni e
incentivazione all’ occupazione in questo settore attraverso l’erogazione ai giovani braccianti di
sussidi stagionali.
- Formazione di un comitato comprendente gli operatori del settore che indichi quali debbano
essere i giusti prezzi al dettaglio delle varie merci.
- Congelamento dei debiti con banche e Stato e apertura di un vero credito cooperativo agricolo
con funzione sociale e non di profitto.
- Divieto di speculazione sui terreni agricoli che ha visto lievitare i prezzi di mercato in modo
abnorme a danno degli agricoltori e degli accorpamenti aziendali. Il terreno a destinazione
agricola potrà essere acquistato solo dai coltivatori diretti e non da industriali
o altre categorie non agricole.

DIFENDI LA TUA TERRA
DIFENDI LA TUA PATRIA
ADERISCI ALLA LEGA DELLA TERRA

sabato 3 ottobre 2009

NO AL TRATTATO DI LISBONA


Tralasciamo per un attimo ciò che è l'argomento guida di questo blog per occuparci di qualcosa che potrebbe cambiare il modo di intendere il mondo.

Si è svolto ieri in Irlanda il referendum sulla ratifica del trattato di Lisbona.
Con la speranza che vinca il NO (di nuovo),riportiamo un'intervista di Brian M. Carney al principale sostenitore del fronte del NO Irlandese,Declan Ganley.

Nel giro di tre settimane L’Irlanda terrà nelle sue mani, per un momento, il futuro dell’ Europa. Attraverso una stranezza della costituzione irlandese, il 2 Ottobre la Repubblica d’Irlanda sarà l’unica nazione a pronunciarsi per la seconda volta su un trattato che punta a rinnovare il funzionamento dell’Unione Europea con il suo mezzo miliardo di abitanti, attraverso un referendum popolare. Il Trattato di Lisbona, quindi, rimarrà in piedi oppure cadrà, a seconda della volontà di un milione e mezzo di irlandesi.

Visto dalla prospettiva di Bruxelles, ciò è gravemente ingiusto – un aborto di democrazia travestito da democrazia. Gli irlandesi hanno tra l’altro ostacolato i piani degli inquilini dell’ European Quarter di Bruxelles già in precedenti occasioni, la più recente delle quali è stata quando hanno votato contro il trattato di Lisbona lo scorso anno.



Allora, l’establishment di Bruxelles diede la colpa della sconfitta sopratutto ad un uomo. Il suo nome è Declan Ganley. Egli è stato una delle forze portanti dietro la campagna per il No la volta scorsa, e adesso è tornato alla carica. Il nostro corrispondente ha recentemente avuto una chiacchierata con lui per capire per cosa stia combattendo precisamente, mettendosi di nuovo a capo della campagna per il No e dichiarando di voler costringere l’Unione Europea a cambiare percorso.

Inizio con dire a Mr. Ganley che, vista da Bruxelles, tutta questa storia del referendum popolare appare profondamente ingiusta. Perchè mai un milione e mezzo di elettori irlandesi devono avere la possibilità di porre una battuta d’arresto al progresso di 500 milioni di cittadini europei? “Io guarderei alla questione in maniera completamente diversa”, risponde. “Ciò che è profondamente anti-democratico è il calpestare la democrazia stessa... Il popolo irlandese ha già avuto la possibilità di votare sul Trattato di Lisbona, e il suo responso è stato No. Il No ha avuto in effetti una percentuale più alta di quanta non ne abbia avuta Obama negli Stati Uniti d’America: eppure nessuno si è sognato di chiedergli di indire nuove elezioni il mese successivo. Eppure a noi – dopo solo 15 mesi ci è stato chiesto di votare di nuovo, e sullo stesso Trattato”. Batte le dita sul tavolo per enfatizzare queste parole: “Non una virgola è stata cambiata di quel documento”.

Ma l’offesa alla democrazia è più grave, secondo Ganley, che non il semplice chiedere agli irlandesi di votare due volte – quello è stato già fatto con il Trattato di Nizza nel 2002. In questo caso, non sono solo le prerogative democratiche irlandesi ad essere violate, ma anche quelle olandesi e francesi, per citarne due.

Nel 2005, sia la Francia che l’Olanda hanno rifiutato la proposta di Costituzione Europea con due rispettivi referendum. Quello di Lisbona, sostiene Gantley, “è lo stesso Trattato”. Quali sono le prove delle sue affermazioni?. “Bene, prima di tutto, sono gli stessi redattori del documento a sostenerlo. Come ad esempio Giscard d’Estaing (ex Presidente della Repubblica Francese nda). Egli lo ha chiamato 'lo stesso documento in un diverso involucro'. Ed essendo lui stato il presidente dell’Assemblea Costituente, credo ne debba sapere qualcosa”. Ma c’è di più . “Sul Trattato di Lisbona, egli ha anche dichiarato che la pubblica opinione sarà portata a subire, senza saperlo, delle politiche che nessuno oggi si sognerebbe di proporre pubblicamente. Tutte le precedenti proposte per la nuova Costituzione sono state inserite nel testo del Trattato di Lisbona, ma saranno nascoste o mascherate in qualche modo. Questo è ciò che ha detto Giscard d’Estaing, ed ha completamente ragione. Non c’è alcuna legge che si poteva fare con la Costituzione Europea e che invece non si può fare con il Trattato di Lisbona. Nessuna.”

Così, nel tentativo di far passare con la forza il Trattato di Lisbona, l’Unione Europea sta anche di fatto nullificando la scelta democratica dell’elettorato francese e olandese. “Milioni di persone in Francia, cioè la maggioranza, ha votato no a questa Costituzione Europea. In Olanda, milioni di persone hanno fatto esattamente la stessa cosa. Quando agli irlandesi è stata fatta la stessa domanda, anche loro hanno risposto No. Tutte e tre le volte che questo documento è stato presentato direttamente all’elettorato è stato sempre bocciato dai cittadini.”

Dal punto di vista di Ganley l’Irlanda è lungi dall’essere nella posizione di contrastare la volontà di centinaia di milioni di concittadini europei, ed ha anzi il dovere di rappresentare i risultati di quelle precedenti consultazioni. Approvare il Trattato sarebbe un tradimento nei confronti dei cittadini europei, in Francia e in Olanda – per non citare i milioni di altri che non hanno mai avuto la possibilità di votare nè sulla Costituzione nè sul Trattato di Lisbona.

Ganley parla con un tono di voce pacato anche quando, come in questa occasione, lancia delle vere e proprie bordate. “Perchè”, chiede, “quando i francesi hanno votato No, gli olandesi hanno votato No e gli irlandesi hanno votato no, continuano a propinarci la stessa ricetta? Qui non c’è da grattarsi la testa e con fare intellettuale chiedersi vagamente se c’è qualche oscura minaccia alla democrazia”. Aggiunge, senza alzare la voce: “questo è un chiaro disprezzo per la democrazia. É un atto anti-democratico allo stato puro... è una presa di posizione talmente audace da apparire inverosimile”.

La natura della presa di posizione alla quale si riferisce Ganley merita qualche considerazione. Cosa esattamente non va nel Trattato di Lisbona? “Questo trattato è un prodotto di una serie di principi e di modi di governare l’Unione Europa che chiaramente non mostrano alcuna volontà o intenti democratici”, sostiene Ganley. “Potresti sentire discutere pacatamente, a tavola in alcuni quartieri di Bruxelles e altrove, del fatto che stiamo entrando in questa era post-democratica, che la democrazia non è un meccanismo perfetto o uno strumento adatto ad avere a che fare con le sfide globali eccetera eccetera eccetera. Questa idea dell’avvento di una forma di post-democrazia è pericolosa, è sconsiderata. E’ ingenua.”
“Il Trattato di Lisbona, come già avvenne con la Costituzione Europea, mette in pratica l’idea di post-democrazia con una serie di provvedimenti concreti. Quello che colpisce maggiormente è l’articolo 48, più conosciuto con il suo nomignolo francese, la clausola passerelle. Essa sancisce che attraverso i dovuti accordi intergovernamentali, senza bisogno di chiedere il parere dei cittadini e in qualunque momento, si possono dare alle istituzioni europee maggiori poteri, nonchè apportare variazioni allo stesso documento del Trattato”, spiega Ganley. “Una volta approvata tale clausola, pensi che vorranno ancora consultare l’elettorato? Certo che no”. Se gli irlandesi voteranno si, in altre parole, il 2 Ottobre segnerà la data dell’ultima consultazione elettorale indetta per dire la propria sull’ UE. L’Irlanda avrà, a tutti gli effetti, dato via le ultime vestigia della democrazia diretta europea, non solo per se stessa, ma per l’intero continente.

La clausola passerelle non è la sola prova che il Trattato nasce da un modo di vedere post-democratico. “Un’altra cosa che produce il Trattato”, continua Ganley, “è la creazione di un suo proprio Presidente – il Presidente del Consiglio Europeo, chiamato più comunemente Presidente del’Unione Europea. “Questo Presidente”, fa notare Ganley, “rappresenterà l’Unione Europea a livello mondiale. Lui sarà una delle due persone che Henry Kissinger potrebbe telefonare, in risposta alla sua famosa domanda: “quando voglio parlare all’Europa, chi chiamo?” Ora avrebbe un numero di telefono, una voce che parla per l’Europa intera, perchè quella voce avrà la rappresentanza legale di 500 milioni di persone. L’altro personaggio che parlerebbe a nome dell’Europa è quello che si chiama un pò pomposamente l’Alto Rappresentante per la Politica Estera e la Sicurezza, che sarebbe il Ministro degli Esteri dell’Unione Europea. Per Ganley ciò va bene, ma c’è precisa: “si presume che loro parleranno per me, in quanto io sono un cittadino”, dice. “Ma io non vado a votare per questa gente. Quindi, chi gli dà il mandato, se non io, come cittadino, o te? Ah ecco: uno che non ha nulla a che fare con il nostro mandato popolare seleziona questi “rappresentanti” scegliendo nella sua stessa cerchia. Non avranno mai il problema di disputare pubblicamente le proprie idee. Non mi viene data nessuna scelta sul se voglio Tizio o Caio. Non sono rappresentato ma presentato dal mio presidente.

L’eventuale vittoria del Si in Irlanda significherebbe che la futura espansione dei poteri dell’Unione Europea non sarà mai più rimessa al voto popolare, e sopratutto che gli europei non avranno mai la possibilità di eleggere i propri più alti rappresentanti”.

E’ facile capire perchè Ganley non sia per niente benvisto a Bruxelles. Eppure, egli giura: “Io sono un convinto europeista. Non sono un euroscettico, in alcuna maniera o forma. Anzi credo che l’unico modo per andare avanti per l’Europa sia quello di rimanere unita”. Ma ha tuttavia paura che l’Europa, così come è costituita oggi, stia preparandosi verso la caduta. “Sono certo di una cosa”, dice. “Se il progetto europeo non sarà basato su solide fondamenta democratiche e responsabili, nonchè trasparenti nel suo governo, è un progetto che inevitabilmente fallirà. Ed è un progetto troppo prezioso per lasciarlo fallire, è costato così tanto in termini di sangue e ricchezze nazionali, che bisogna a tutti i costi evitare di creare le condizioni affinchè esso fallisca”.

L’intera dinamica politica all’interno dell’Unione Europea, sostiene Ganley, è superata. “Parlare solamente di euroscettici ed europeisti non fa altro che l’interesse dei mandarini a Bruxelles, in quanto non ammette l’esistenza di una opposizione leale o di un dissenso costruttivo”. Ma un’opposizione leale è proprio ciò che Ganley ha in mente di creare. “Ciò che io dico fin dall’inizo della campagna sul Trattato di Lisbona manda in tilt queste persone a Bruxelles”. “Semplicemente non riescono a processare questi concetti, in quanto non riescono a farmi rientrare nella definizione di "euroscettico". “La loro mentalità”, continua, “è quella di amico-nemico, eppure io” e, puntando il sito verso se stesso “sono un amico, anzi un vero amico, perchè ti sto dicendo la verità. Ti sto dicendo che abbiamo un problema e che dobbiamo risolverlo”.

Poi aggiunge, riferendosi all’ establishment europeista di Bruxelles: “ho delle novità per loro. Questo piccolo cittadino europeo, insieme a milioni di altri in Francia, in Olanda e in Irlanda, gli ha detto qualcosa di molto chiaro. Ora loro possono ignorarlo e andare avanti per la propria strada, oppure ascoltare la gente, coinvolgerla, e continuare con loro”.

Invece di un immenso Trattato quasi illegibile che rimarrà a prendere polvere nei palazzi di Bruxelles, Ganley vorrebbe vedere un documento leggibile di 25 pagine, che preveda l’elezione diretta del Presidente dell’ Unione Europea, nonchè maggiore trasparenza nel processo decisionale e una voce più forte per i cittadini europei. “Dobbiamo chiedere di più ai cittadini”, sostiene, ma allo stesso modo “dobbiamo dare fiducia ai cittadini. Loro parlano di questo deficit democratico. Ma la lacuna più importante in questo momento in Europa è il deficit di fiducia, e la maggiore perdita di fiducia è stata tra quelli che governano e i cittadini, non il contrario. Cosa disse Bertolt Brecht? Che “il popolo ha perso la fiducia del proprio governo”? Questa è l’identica mentalità.

Inoltre, nonostante tutti questi discorsi sulla democrazia e sui principi, i cittadini irlandesi hanno anche i loro problemi a casa da considerare. C’è stato molto dibattito sulla possibilità che la vittoria del No potrebbe danneggiare l’economia irlandese. E un buon numero di grosse multinazionali operanti in Irlanda hanno esplicitamente chiesto di ratificare il Trattato. Davvero Ganley sta mettendo a rischio l’economia del suo paese facendo campagna per il No?

Egli nega ciò con enfasi. “Gli unici ad essere a rischio per il Trattato di Lisbona sono le elites di Bruxelles”, risponde. “La scorsa volta qualcuno disse che se avessimo votato No saremmo diventati lo zimbello dell’Europa, e invece a diventare lo zimbello d’Europa sono state proprio le elites di Bruxelles. Questo è ciò che ho visto nelle settimane seguenti il rifiuto irlandese del Trattato di Lisbona”. Continua : “Le uniche persone che rischiamo di infastidire sono un gruppetto di burocrati non eletti e ciò che io chiamo la tirannia della mediocrità che abbiamo oggi in Europa”. C’è di più, continua Ganley: “durante la storia gli irlandesi non hanno mai avuto paura di fare domande scomode e di ribellarsi per la propria libertà e la giustizia, contro oppositori molto più potenti. Sembra addirittura che provino piacere nella ribellione”

Era più facile provarne piacere, tuttavia, quando l’Irlanda stava ancora godendo di un boom economico di proporzioni storiche. E’ possibile che stavolta gli irlandesi decideranno che è meno rischioso tenere la testa bassa e lasciarsi trasportare? Dal punto di vista di Ganley, ciò sarebbe equivalente ad arrendersi. Se l’Irlanda voterà Si, sostiene, “non avremo nulla in cambio eccetto che una pacca sulla spalla da qualche mandarino e qualche elogio sul nostro essere buoni europei. Ma davvero agiamo da buoni europei se diciamo Si a questo Trattato? Ganley è convinto del contrario. “Se questa domanda fosse chiesta ai cittadini europei, se vogliono questa costituzione, sappiamo con certezza che voterebbero No in massa”. “Eppure siamo quasi letteralmente presi in ostaggio, con un’arma puntata alla testa, da qualcuno che ci dice : se non firmi questo documento, succederanno delle cose spiacevoli. Ma ciò che ci stanno chiedendo è niente di meno che svendere il resto dei cittadini europei”.

L’intero progetto europeo – quello che lui sostiene e promuove – “deve essere basato sui cittadini”, dichiara Ganley. “Deve partire dal basso, e l’Unione Europea al momento è invece calata dall’alto: non ha l’appoggio della massa dei cittadini, non ha il loro coinvolgimento. Non sanno nemmeno cosa sta succedendo. Conduce i suoi affari letteralmente a porte chiuse, e ciò deve finire e deve finire adesso”. Se Ganley ha ragione, finirà fra tre settimane, in un piccolo paese chiamato Irlanda, nella periferia occidentale dell’Europa.

Brian M. Carney

giovedì 1 ottobre 2009

Castagne,annata difficile

Ci risiamo,come ogni anno,e come da noi anticipato nel post "Ad ogni problema la sua soluzione"
il "piagnisteo" dei commercianti di castagne sul mercato che non tira e sul crollo dei prezzi ha avuto inizio(sarà mica che mettono le mani avanti?).
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un continuo calo dei prezzi ai produttori senza però riscontrare una proporzionale diminuzione degli stessi al consumatore.
La crisi c'è,è vero,come è vero che la famiglia media in periodi di ristrettezza economica può tranquillamente fare a meno delle castagne,ma è possibile che a pagare debbano essere sempre i produttori?
Se il problema può essere affrontato limitando un pò anche i guadagni di chi rivende perchè non farlo?
Basterebbe diminuire il divario tra prezzo al produttore e prezzo finale per tenere in piedi il mercato e salvare le aziende,ma forse,non a tutti interessa...