giovedì 25 novembre 2010

Come “sollevare” la crisi della pastorizia

documento di: MPS (movimento pastori sardi)

Si profila l’ennesima beffa a danno degli allevatori e di chi in genere lavora e trae sostentamento dalle attività agricole, questo grazie all’imminente pubblicazione della nuova legge sull’agricoltura, la n° 186/2010 che come dice il nostro governatore” aprirà una nuova fase”. Per chi?

Non voglio entrare nel merito ed analizzare i vari articoli che compongono il testo , ma soffermarmi su uno di questi , non per giudicare il suo contenuto, essendo la proposta apprezzabile e meritoria di attenzione, ma per sottolineare come per l’ennesima volta il mondo delle campagne sia chiamato a fare sacrifici sulla propria pelle a vantaggio della collettività ed in particolar modo alle società che vendono impianti fotovoltaici. Questo grazie all’art 12 della suddetta legge in cui si dice “è consentita l’installazione all’interno delle aziende agricole, su strutture appositamente realizzate, nelle aree immediatamente prospicienti le strutture al servizio delle attività produttive, di impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili aventi potenza fino a 200 KW da parte degli imprenditori agricoli. Per tali operazioni gli allevatori saranno garantiti presso le banche a cui si richiederà il mutuo, da un fondo istituito presso la SFIRS (la banca regionale) che per il 2010 avrà una dotazione finanziaria di 1.000.000,00 di euro e di 2.000.000 per ciascuno degli anni dell triennio successivo.

I fornitori degli impianti Fv hanno e stanno svolgendo riunioni , prendono adesioni, e battono gli ovili uno per uno, attraverso loro rappresentanti , assoldati per l’occasione, dietro lauta provvigione per la segnalazione, per esaltare il vantaggio economico che tale legge apporterà nelle campagne e soprattutto nelle tasche dell’allevatore, il quale, vista la grave crisi del settore, altro non può fare se non credere nell’iniziativa di chi gli propone un guadagno di € 20.000/anno diventando produttore energetico a “costo zero senza dover mettere dei soldi di tasca. Non sembra vero! Si dà la possibilità di guadagnare 20.000 euro e sarebbe da stupidi non approfittarne di cotanta offerta!

Ed è proprio questa la leva sulla quale puntano questi venditori, approfittano delle disposizione dell’art. su citato per convincere l’allevatore di turno ad accendere l’ennesimo mutuo bancario , tanto, come dice il succitato art 12 ci sarà l’avallo della SFIRS (la banca Regionale) che garantirà presso l’istituto di credito, il soggetto richiedente, già carico di debiti.

Quindi si tratta di farsi carico di un’ulteriore mutuo con tutti gli oneri che quest’ultimo comporta, (notaio, ipoteca, diritto di superficie ect) si propone l’installazione (minimo!) di un impianto da 50KWp per la modica cifra di € 200.000,00 (duecentomila), con un ritorno economico, a detta del proponente di turno, di € 20.000 l’anno derivanti dal contributo del “conto energia”, dalla vendita dell’energia prodotta e da quella risparmiata in azienda.

Siamo purtroppo all’ennesimo saccheggio del mondo delle campagne con promesse e vantaggi derivanti dal diventare produttore multifunzionale. Se si entra nel dettaglio dei proclami e si fanno due conti molto sommari ci si accorge che il vantaggio economico è molto diverso da quello promesso e fatto credere . Un impianto di 50kwp produce all’anno circa 70.000kw/h, il premio del conto energia è di € 25.060/anno ,(70.000x 0.358) a cui si aggiungono € 6.300 per la vendita dell’energia prodotta( 70.000x 0.09) e di € 1.500,00 per quella risparmiata nella bolletta attuale per un totale di ricavi di € 32.860.

Per la produzione di tale reddito le spese sono così composte:

Per un mutuo di € 200.000,00 si restituiscono alla banca circa € 272.000,00 (72.000 € di interessi, al tasso del 6.5% con ammortamento in 10 anni) con una rata mensile di € 2.271 che corrispondono ad € 27.252 su base annua a cui si somma il costo dell’assicurazione sull’impianto di € 1.000,00/anno e quello di manutenzione di € 500 per un totale di costi pari ad € 28752.

La differenza tra ricavi e costi per l’allevatore sono in positivo di ben 4.108 euro sino a che non termina il periodo di ammortamento. Dove sono i 20.000,00 € tanto propagandati e con certezza garantiti?

Il guadagno vero è proprio sta nelle tasche di chi promette questi lauti ricavi; ma quanto costa realmente un impianto di tale portata? se si fa un giro su internet ci si accorge che per l’acquisto di ottimi pannelli per un impianto di 50 KWp si spendono circa 95.000 € (www.shoppingenergy.it) € 7.500 per l’acquisto di tre inverter ulteriori 14.000,00 per la posa in opera compreso il materiale ed € 4.000,00 per la predisposizione del progetto e pratica amministrativa pressi il GSE con un costo totale reale 120.500 € e gli altri 79.500 euro? Provate ad indovinare chi si mette in tasca un terzo dell’investimento?

Anche in questa occasione la categoria dei pastori e degli allevatori diventeranno il traino (a loro discapito) della ripresa dell’asfittica economia isolana contribuendo ad arricchire le banche e le società che vendono prodotti fotovoltaici.

Rino Cidda -Tecnico agricolo

martedì 23 novembre 2010

23 novembre 1980

Ricordiamo oggi le vittime del terremoto che sconvolse l'irpinia nel giorno di domenica 23 Novembre 1980 alle ore 19:34.

Che il ricordo ci renda vigili.


DURATA : 90 secondi
MAGNITUDO : 6,9° scala richter, circa 10° scala mercalli
SFOLLATI : 280.000
FERITI : 8848
MORTI : 2914






da Wikipedia:

Di ritorno dall'Irpinia, in un discorso in tv rivolto agli italiani, Pertini denunciò con forza il ritardo e le inadempienze dei soccorsi, che arriveranno in tutte le zone colpite solo dopo cinque giorni. Le dure parole del presidente della Repubblica causano l'immediata rimozione del prefetto di Avellino Attilio Lobefalo, e le dimissioni del Ministro dell'Interno Virginio Rognoni.
"  Non vi sono stati i soccorsi immediati che avrebbero dovuto esserci. Ancora dalle macerie si levavano gemiti, grida di disperazione di sepolti vivi"

mercoledì 17 novembre 2010

Cina, latte alla melammina: due anni e mezzo di carcere al padre che denunciò lo scandalo

 estratto da:www.ecoblog.it

"Due anni fa scoppiò lo scandalo del latte alla melammina in Cina. Da allora sono state intossicate circa 300 mila persone e ci sono state proteste enormi in mezzo mondo. Adesso è arrivata la notizia che Zhao Lianhai, padre di uno dei bambini intossicati dalla melammina, è stato condannato a due anni e mezzo di carcere.
L’uomo, arrestato nel novembre del 2009, al processo è stato ritenuto colpevole di aver organizzato un incontro con i genitori delle vittime, di aver protestato davanti a un tribunale e a una fattoria e di aver rilasciato interviste in cui accusava le autorità di essere complici delle aziende.
La melammina, per chi non lo ricordasse, è un pericoloso additivo chimico che è stato aggiunto nel latte per falsare i risultati di laboratorio sul tenore proteico. In pratica è quasi una resina che con il latte non ha nulla a che fare. I primi casi di frodi alimentari alla melammina si registrarono nel 2005 negli Stati Uniti ma fu nel 2008 che il mondo scoprì questa sostanza in seguito ad una falsificazione gigantesca messa in atto da aziende cinesi.
La melammina fu trovata anche nella carne, nello yogurt e nelle uova. Anche in Italia arrivarono partite di cibo alla melammina, creando allarme sociale e timori soprattutto per la salute dei bambini."

la nostra opinione
Che questo ci sia da monito per evitare che in futuro simili accadimenti si registrino anche in Europa.
Sarebbe opportuno a questo punto, rendersi conto che con Paesi dediti ad adottare politiche del genere, non c'è possibilità di dialogo o di scambi commerciali o culturali che siano.
La Lega della Terra ribadisce la necessità di preferire i prodotti Italiani al fine di sostenere l'economia nazionale attraverso le Nostre aziende, i Nostri lavoratori e la Nostra cultura!

giovedì 11 novembre 2010

L'Italia che può e l'Italia che deve...


Cominciamo col dire che siamo tutti vicini alle popolazioni Venete colpite dall'alluvione.
Precisiamo che siamo tutti d'accordo sulla necessità di intervenire, anche economicamente,per ripristinare aziende e territorio,è giusto che sia così.
Meno giusto invece è l'atteggiamento del Sig. Zaia,ex ministro di questa Repubblica ed attuale governatore del Veneto che ai microfoni di radio 1,alla richiesta di spiegazioni riguardo presunti scontri avvenuti durante il sopralluogo nelle zone alluvionate cui ha partecipato anche il presidente del consiglio ha ribattuto:
"Non è vero che siamo stati contestati,a manifestare erano alcuni esponenti dei centri sociali a puro scopo di strumentalizzazione,non ci sono stati scontri,NOI VENETI NON SIAMO COME I NAPOLETANI CHE ATTACCANO I CAMION DELLA SPAZZATURA"

Alla domanda su quanto siano vere le voci che vedono i Veneti pronti a non pagare le tasse nel caso in cui il Governo non provveda a stanziare dei fondi per l'occasione,il Governatore risponde:
"Io sono prima di tutto un Veneto e per me vengono prima di tutto i Veneti,quindi,mi sembra chiaro che in mancanza di un rapido riscontro da parte del Governo le tasse del Veneto rimarranno in Veneto,non saranno inviate a Roma"

L'intervista prosegue con l'accusa alla stampa nazionale di aver taciuto la notizia nei primissimi giorni dall'accaduto ricamando su un vittimismo del quale non si sentiva proprio il bisogno.
Ha piovuto in tutta L'Italia non solo in Veneto.
Altre realtà aziendali sono state gravemente danneggiate dalle forti piogge, ad esempio nel Salernitano,a Capaccio,(zona a forte insediamento agricolo) le colture sono state completamente distrutte ma nessuno ne parla, e nessuno ne ha parlato neanche questa primavera quando un'altra ondata di pioggia e forte vento si è abbattuta su questa zona provocando ingenti danni.
Inoltre per queste terre dimenticate del Sud nessuno ha stanziato niente e le tasse sono state pagate lo stesso...
Per quanto concerne il paragone che il Governatore ha fatto con i Napoletani non c'è molto da dire se non che manifestare per chiedere soldi non lo si può accomunare al manifestare per il proprio diritto alla salute.
Queste affermazioni poi,mettono in luce la vera natura di questo personaggio secessionista (quando gli conviene) e razzista.
Alla fine l'attacco del Governatore ha avuto successo ed ha ottenuto uno stanziamento di 300 milioni di Euro...(e a breve ci sarà da votare la fiducia al Governo...)
Speriamo che questa volta li usino per sistemare davvero il territorio e che la smettano di costruire dove proprio non si può...(suvvia Governatore, neanche al Sud si costruisce sui fiumi e proprio voi,che subite un allagamento ogni volta che piove per più di due giorni commettete ancora di questi "errori"?)
In conclusione quello che emerge da situazioni come questa è che esistono due Nazioni Italia,una che può alzare la voce per ottenere quello che vuole ed un'altra che deve supinamente subire...

martedì 9 novembre 2010

La burocrazia ci costa 70 miliardi l’anno...






Prendono dalle nostre tasche una cifra pari al 4,6 per cento del Pil nazionale




Gli oneri amministrativi a carico delle imprese, dei cittadini e dello Stato hanno un’incidenza sul Pil italiano del 4,6%, che equivale ad un costo annuo per il nostro sistema Paese pari a circa 70 miliardi di euro (precisamente 69,96 miliardi). È il principale risultato emerso da un’analisi condotta dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre sui costi sostenuti dalle imprese (pubbliche e private) e dai cittadini italiani per “districarsi” tra certificati, timbri, comunicazioni, richieste di pareri ed autorizzazioni varie.
Anche nel resto d’Europa le cose non vanno meglio. Tra i 25 Paesi dell’Ue, il peso complessivo della burocrazia si aggira sui 407,2 miliardi, con punte massime sul Pil che toccano il 6,8% in Grecia ed Ungheria e il 5% in Polonia. In termini pro capite, invece, su ogni cittadino italiano grava un costo annuo pari a 1.165 euro. A fronte di una media europea pari a 866,2 euro, solo l’Austria, con 1.510,3 euro, la Grecia, con 1.407,3 euro e l’Olanda, con 1.283,7 euro, presentano dei costi amministrativi superiori ai nostri.
«Da questa analisi - commenta Giuseppe Bortolussi segretario della Cgia di Mestre - oltre al peso che grava sulle imprese private e i cittadini, siamo stati in grado di includere anche gli effetti che la burocrazia impone alle aziende e alle amministrazioni pubbliche. Insomma, anche lo Stato è vittima del fuoco amico: è chiamato a far rispettare le disposizioni, ma anche ad applicare in prima persona tutte quelle norme, quelle procedure, quelle comunicazioni che in maniera spesso cervellotica e maldestra il legislatore continua ad imporre al sistema Paese drenando risorse e potenzialità che potrebbero essere investite per aggredire la crisi economica».
Alla Cgia ricordano poi che da un punto di vista legislativo con il “Taglia oneri amministrativi” è stata prevista la riduzione dei costi burocratici di tutte le materie di competenza statale, con l’obbiettivo di giungere, entro il 2012, come stabilito in sede comunitaria, alla riduzione del 25% dei costi amministrativi che gravano sulle imprese. «Se questa riduzione dei costi sarà rispettata - conclude Bortolussi - stimiamo un alleggerimento del carico burocratico sulle imprese pari a circa 18 mld di euro l’anno. In pratica, oltre un punto percentuale di Pil potrà essere investito per produrre ricchezza e combattere efficacemente le difficoltà economiche che ancora oggi attanagliano il Paese».
Dunque, le inefficienze della burocrazia ostacolano la ricerca economica, drenano risorse pubbliche e private, frenano gli investimenti. Eccesso di burocrazia, tempi lunghi di attesa e difficoltà a reperire le necessarie informazioni: ecco quello che, infatti, caratterizza il rapporto tra le imprese e la P.A. nel nostro Paese.
L’Italia è al 75° posto tra 183 Paesi per quanto riguarda l’avvio di un’attività d’impresa, mentre gli Stati Uniti sono all’8°, il Regno Unito al 16°, e la Francia al 22°. Germania e Spagna sono invece posizionate peggio di noi (rispettivamente all’84° e 146° posto). Non parliamo poi degli adempimenti fiscali, da noi lunghi e complicati, tanto che, su questi, la Banca Mondiale fa precipitare l’Italia al 136° posto in classifica, contro la 16ma posizione del Regno Unito, la 59ma della Francia e la 61ma degli Stati Uniti. E anche Germania e Spagna risultano migliori di noi. Questi aspetti, insieme ad altri, fanno sì che l’Italia sia al 78mo posto in graduatoria su 183 Paesi per quanto riguarda il rapporto tra la P.A. e le imprese. L’inefficienza della burocrazia statale è anche al primo posto tra le cause di criticità del fare impresa in Italia.
Le amministrazioni pubbliche non solo sono più di 10mila e in gran parte di ridotte dimensioni, ma soprattutto sono scarsamente efficienti. La performance del settore pubblico in Italia è parti a un indice di 0,83 contro una media dell’Europa a 15 di 0,94.
Insomma, ora è necessario e urgente avviare un serio processo di riforma della Pubblica Amministrazione. A questo si deve accompagnare una decisa riduzione e razionalizzazione del numero degli enti e di strutture burocratiche. Necessario ripensare anche la conferenza dei servizi che deve servire a superare inerzie e comporre veti delle amministrazioni e non, come accade oggi, essere causa di rallentamento o paralisi.

fonte: linea quotidiano nazionalpopolare
anno XIII numero 245

lunedì 1 novembre 2010

DISCARICHE IN PARADISO

Terzigno

Sant'Arcangelo Trimonte


Si può trasformare un'angolo di Paradiso in una discarica?
Certo che si ma per grazia di Dio,a far si che non si commettano simili scempi a danno della nostra amata terra c'è il buonsenso.
Buonsenso che evidentemente a volte è mancato in alcune amministrazioni comunali che hanno destinato ad immondezzai i luoghi più belli che la natura ci abbia donato.
Prendiamo ad esempio due amministrazioni Campane su tutte:Terzigno (NA) e Sant'Arcangelo Trimonte (BN).
Terzigno è una località sita alle pendici del Vesuvio in cui si coltivano vitigni pregiati come l'aglianico,il Greco e la Palombina,inoltre si può fregiare dell'onore di dar vita ad uno dei più famosi vini del mondo: il lacryma christi.
"Dio riconoscendo nel Golfo di Napoli un lembo di cielo asportato da Lucifero, pianse e laddove caddero le lacrime divine sorse la vite del Lacryma Christi".
Marco Valerio Marziale diceva:"Haec iuga quam Nysae colles plus Bacchus amavit"
ossia:
"Bacco amò queste colline più delle native colline di Nisa" ...
...ma questa è gente antica,amante di antichi ideali e per la quale non c'è posto nel mondo moderno (ndr).
A Sant'Arcangelo Trimonte invece gli amministratori hanno pensato bene di ubicare una gigantesca discarica in un luogo in cui si producono gli oli extravergini di oliva "Colline Beneventane" e "Sannio Caudino Telesino" per i quali è stato richiesto il marchio DOP al ministero delle politiche agricole.
Evidentemente si ritiene che i percolati della discarica donino agli ulivi il giusto nutrimento per produrre un frutto superiore...
Non dimentichiamoci poi che l'area di produzione dell'Aglianico del Taburno è praticamente lì...
La Lega Della Terra a questo punto chiede a questi signori che amministrano i nostri territori se si rendono conto delle incongruenze con le quali quotidianamente si espongono al pubblico e dell'ovvia figura (triste) che ne deriva
Formalmente predicano l'importanza di uno stile di vita sano ma praticamente ci mettono sotto al naso l'immondizia di tutta la regione!
La risposta a questo punto è più che ovvia e si sintetizza in questi due punti per i quali il nostro movimento si batterà sempre al fine di donare un futuro migliore ai nostri figli :
  1. PROVINCIALIZZAZIONE DELLA GESTIONE DEI RIFIUTI
  2. OTTIMIZZAZIONE DELLA RACCOLTA DIFFERENZIATA