sabato 23 ottobre 2010

Io mi chiamo Andrea, ho 55 anni e sono un pastore sardo.



Io mi chiamo Andrea, ho 55 anni e sono un pastore sardo. Allevatore ovi-caprino per l'esattezza. Vivo a Mara con la mia famiglia, una moglie bellissima e tre figli, uno più vivace e disgraziato dell'altro. Ho un gregge di 85 pecore e ogni mattina mi sveglio alle cinque per pascolarle e sistemare l'ovile. La sera rientro tardi, in questo periodo, d'inverno, la luce ci abbandona prima e devo fare tutto di fretta, ma prima delle sette e mezza non metto piede in soggiorno. Il mio lavoro, comunque non mi abbandona mai, che sia domenica o che sia Natale o Capodanno, le bestie devono mangiare. Francamente la cosa non mi dispiace, rispetto i miei animali, mi permettono di sopravvivere e in qualche modo di tirare avanti. Spesso mi porto i miei figli, anche se il lavoro che faccio, a loro, poco interessa. Studiano tutti e il più grande fa medicina veterinaria a Roma, non lo vedo che saranno passati ormai tre mesi. Il medio è appena ventenne, dice che vuol fare il filosofo, spero si guadagni bene a fare il filosofo, per ora so solo che quando non legge o studia certi manuali, mattoni in carta, lo trovo davanti alla televisione che gioca alla playstation.
Amo la mia famiglia. Li vedo pochissimo, tutti, moglie compresa. Mia moglie mi adora, nonostante tutto. Nonostante a volte io puzzi in maniera insopportabile. Nonostante non ci sia mai, nonostante spesso sia costretto ad alzare la voce perchè non capisco nè lei, nè i miei figli. Nonostante non mi accorga quando si tagli i capelli per apparire più soave di quanto già sia. Nonostante non apprezzi i vestiti che si compri per apparire più elegante di quanto già sia. Ah! Che ne so io di vestiti? di capelli? conosco appena appena la lana che toso alle mie belve.
Amo la mia famiglia e non sopporto l'idea che non possa vivere nella dignità di una famiglia normale. Lavoro dodici ore al giorno, 365 giorni all'anno affinchè mia moglie non debba vergognarsi di uscire di casa perchè non ha un abito che le piace e affinché i miei figli possano studiare e vivere il loro tempo e i loro divertimenti in totale serenità.
Che cosa ho io in meno di un impiegato di banca, di un direttore di banca? Il direttore di banca produce forse latte da bere, formaggio da mangiare? il direttore di banca produce debiti eppure la comunità lo apprezza più di quanto apprezzi me che mi preoccupo di sfamarla.Il mercato del latte è diventato impossibile, 25 anni fa un litro di latte ce lo pagavano 1.320 lire. Oggi ci danno appena 55/60 centesimi, l'equivalente di 1.100 lire. In 25 anni quanto è aumentato il costo della vita? si è almeno triplicato, e il valore che danno al nostro lavoro è diventato un quarto, è qualcosa di raccapricciante. E poi ci chiedono di collaborare, di avere fiducia nel futuro. Ma quale futuro? Quello che non riusciamo a dare neppure a chi abbiamo concepito? Già, perchè se continua così io sarò costretto a far rientrare mio figlio da Roma, sarò costretto a interrompere i suoi studi.
Lavoro dodici ore al giorno, 365 giorni all'anno e se non accetto quel prezzo imposto dai grandi acquirenti (quelli che poi, magari vanno in Romania a trasformare, a quattro soldi di salari, e ci ricaricano il 500%) e dalla fantasmagorica Unione Europea, posso anche morire di fame. Ma la vita di un uomo si misura in qualcosa di più di un pezzo di pane.
Io mi chiamo Andrea, ho 55 anni, quattro bocche da sfamare, 85 pecore da pascolare, e nonostante tutto mi sono svegliato alle 4 per venire ad un sit in davanti alla Regione Sardegna. Non disprezzo chi mi governa, voglio solo che rispettino la costituzione e i diritti al lavoro e ad una vita dignitosa. Chiedo solo quello e lo faccio pacificamente. A gran voce, ma pacificamente. Ogni tanto sento i miei figli che mi dicono di stare attento. Chiedo a Luca, il più piccolo, com'è andata al liceo. Poi sento Dario, gli dico di guardare le news e di lasciar perdere i videogiochi, ma so che non lo farà. Luigi non lo sento, è in laboratorio tutto il giorno, lo chiamerò stanotte penso. Ma stanotte è già arrivata. Dal lato destro del corteo qualcuno che non conosco, qualcuno che non riconosco, ha lanciato una bottiglia contro una vetrata. Chi è? continuo a chiedermi impaziente, chi è??
Ma non ho il tempo di rispondere. In preda allo stress, al nervoso, alla stanchezza, attaccano anche i miei amici e colleghi. Bottiglie, una, due, tre, finchè non si sentono gli scarponi degli sbirri marciare verso di noi. E poi uno sparo, un altro, sono lacrimogeni. Qualcuno è ad altezza uomo. Mi guardo intorno, guardo chi è con noi per capire come finirà. Nessun politico. Siamo spacciati. Non c'è neppure iRS, o almeno nessuno dei suoi uomini di spicco, qualche sparuta presenza di Sardigna Natzione. La marcia si fa più fitta e i manganelli si alzano.
Io mi chiamo Andrea, ho 55 anni, sono un pastore sardo. Ho una moglie e tre figli da sfamare, 85 pecore da pascolare, lavoro dodici ore al giorno, 365 giorni all'anno e ho un braccio spezzato. Sento le sirene dei carabinieri che hanno arrestato altri 14 padri di famiglia. Sento le sirene dell'ambulanza che mi sta portando via. Mentre mi caricano in lettiga, sento anche un ragazzo in divisa ridere e dire che lui ha colpito dove capitava, che problemi non se n'era posti, che aveva anche calpestato con gusto una donna inciampata mentre scappava.
Lo guardo senza odio. Sorrido pensando che ha l'età di mio figlio, l'età di Dario. Dovresti essere a giocare alla playstation, penso. Ma forse, in fondo, tu credi che sia la stessa cosa.

(ATTENZIONE: questo è un racconto fantastico. Raccoglie le testimonianze di una notte passata a parlare con i pastori del sit in davanti alla Regione Sardegna, in un unico personaggio immaginario. I fatti di cronaca sono veri, il contorno seppur verosimile, è frutto di fantasia)

Fonte: http://gaetanolucafilice.blogspot.com/

mercoledì 20 ottobre 2010

LA POLIZIA CARICA I PASTORI IN PROTESTA



Nel pomeriggio di ieri, 19 ottobre, i pastori stavano protestando contro la crisi del settore davanti al palazzo del Consiglio regionale, in via Roma a Cagliari.
Ad un certo punto dello svolgimento di quella che fino ad allora era stata una manifestazione dai toni accesi ma pacifici,sembrerebbe che un gruppo di manifestanti abbia cercato di entrare nel palazzo da una porta laterale.
A questo punto, La polizia, in assetto antisommossa, ha reagito con lacrimogeni e manganellate causando diversi feriti di cui il più grave ha perso un occhio dopo essere stato colpito in pieno volto da un lacrimogeno.
I più fortunati se la sono cavata con l'arresto.
Pronta la reazione del segretario di Forza Nuova,Roberto Fiore che,non nascondendo un forte sdegno, interviene a proposito degli scontri tra pastori in protesta e forze dell'ordine:
"chiedo l'immediato rilascio dei cinque giovani fermati di cui uno ferito: i veri delinquenti non sono loro bensì quanti affamano i pastori disperati sottopagando il loro latte, distruggendo una tradizione e mandando sul lastrico migliaia di famiglie italiane. Il latte italiano non è per nulla difeso, subisce l'impietosa e sleale concorrenza del latte straniero spacciato per nazionale, e chi produce questo bene prezioso non viene ascoltato. Dove sono le promesse politiche di tutela verso i prodotti nazionali? Cosa stanno facendo in Consiglio Regionale? I Pastori chiedono solo di essere garantiti, non chiedono che d'esser giustamente pagati per un lavoro nobile che comporta sacrifici ormai non più compensati.Sono vicino ai manifestanti, le cui rivendicazioni vengono riprese dai media solo quando sfociano in episodi come quello di oggi."

La Lega della Terra,nel ribadire la piena solidarietà ai pastori sardi,invita tutti gli appartenenti ai suoi nuclei e tutti i militanti di Forza Nuova,a sostenere questa protesta con ogni mezzo lecito a disposizione.

BASTA OPPRESSIONE!
BASTA REPRESSIONE!

martedì 19 ottobre 2010

Bevete latte Italiano! Ma qual'è il latte italiano?


Lega della Terra e Forza Nuova evidenziano l'impossibilità, per il consumatore italiano, di riconoscere in etichetta le vere produzioni italiane. Molte derrate agricole di importazione vengono spacciate per prodotti italiani, dalla frutta, alla carne, al latte e formaggi. Tutto ciò in nome del liberismo commerciale e della globalizzazione. Le nostre aziende agricole sono al collasso, dovendo sopportare la concorrenza di prodotti stranieri di cui spesso non conosciamo i processi di filiera e la salubrità. Oltretutto molti prodotti di importazione, come latte e cagliate, ma anche carne suina e bovina, sono illecitamente usate in Italia nelle nostre produzioni tipiche di eccellenza, vedi formaggi e prosciutti. Anche la frutta, che arriva dall'estero ancora acerba e viene poi fatta maturare in forni e con l'aggiunta di ormoni, viene confezionata in Italia e passa per prodotto italiano. Così pure i pomodori cinesi , le mele argentine e i kiwi cileni.
La globalizzazione non riconosce e non da valore alle produzioni tipiche nazionali, né agli sforzi per il miglioramento dei prodotti, né alla diversità dei costi di produzione e delle regole burocratiche e sanitarie dei vari Stati. La globalizzazione è l'arma delle grosse multinazionali mondiali, che tendono a uniformare i gusti, le tradizioni e i costumi della gente, offrendo a tutti lo stesso alimento, lo stesso vestito, la stessa moda.
Grave è la colpa dei Governi nazionali e della politica, sottomessi al potere economico e industriale, il tutto in nome del profitto e del benessere. Grave è la colpa di questa Europa delle banche che non difende le aziende nazionali e assiste alla dislocazione delle nostre imprese all'estero. Non è questa l'Europa che noi vogliamo, noi vogliamo l'Europa delle Nazioni e la tutela delle nostre aziende.
Noi vogliamo un' agricoltura pulita, senza veleni e organismi modificati geneticamente, con pratiche aziendali rispettose dell'ambiente e della fertilità del terreno. Noi vogliamo i sapori e gli odori della frutta, del latte , dei formaggi, non le grandi produzioni , belle e sterili, insapori e senza consistenza.

Lega della Terra e Forza Nuova chiedono una politica in favore dell'agricoltura italiana, che difenda e sostenga le produzioni tipiche e il prezzo di vendita , e metta in condizioni il mondo rurale di sopravvivere dignitosamente e vincere le concorrenza sleale e spesso truffaldina del commercio mondiale e delle grandi catene di distribuzione. Il consumatore italiano deve essere in grado di riconoscere in etichetta i veri prodotti italiani, conoscerne la filiera produttiva e le qualità organolettiche, per sostenere, con l'acquisto dei prodotti, le nostre aziende agricole . Per questo chiediamo una legge seria che dia trasparenza al mercato e combatta le frodi, potenziando i controlli e le sanzioni.

Dott Paolo Zattoni -
Coordinatore Nazionale Lega della Terra - Forza Nuova

giovedì 14 ottobre 2010

TERRA DI CASTAGNE,TEMPO DI SAGRE







Con il ritorno dell'autunno,torna anche il periodo delle sagre che,dalle nostre parti,vede la castagna come protagonista.
Si comincia il 23 e 24 Ottobre con "Aspettando la 33^ mostra mercato del tartufo e della castagna" evento novità organizzato in quel di Bagnoli Irpino dalla locale pro-loco,dal comune e dal consorzio turistico.
Seguirà nei giorni del 30 e31 l'appuntamento con la sagra della castagna di Cassano Irpino che, come ogni anno si svolge in concomitanza di quella di Bagnoli Irpino la quale però si svolgerà nell'arco di tre giorni dal 29 al 31.
A chiudere le danze la "28^Sagra della Castagna di Montella IGP e dei prodotti tipici" il 6 e 7 Novembre.
Di seguito postiamo i link dove potrete reperire maggiori informazioni sui singoli eventi e chiudiamo con un plauso agli organizzatori dell'evento di Bagnoli Irpino, che ancora una volta, si sono distinti per le grandi capacità organizzative dimostrate nel promuovere i prodotti di pregio a noi tanto cari.

28^ Sagra della Castagna di Montella IGP e dei prodotti tipici


Aspettando la 33^ Mostra Mercato del Tartufo e della Castagna di Bagnoli Irpino

33^ Mostra mercato del Tartufo e della Castagna di Bagnoli Irpino

34^ Sagra della castagna di Cassano Irpino.

lunedì 11 ottobre 2010

Il Mc Italy per rilanciare l'agricoltura italiana?


Ci è giunto questo articolo di "Comunità politica di avanguardia" che,incontrando la nostra piena condivisione su quanto esposto,pubblichiamo con piacere.


Il Ministero delle politiche Alimentari, Agricole e Forestali ha inaugurato, con questo comunicato http://www.politicheagricole.it/InEvidenza/20100126zaia_McItaly.htm , la nascita di una sezione italiana della dannosa multinazionale nordamericana Mac Donald's, presentando l'operazione come un rilancio dell'agricoltura italiana.

A tale "linea italiana" di Mac Donald's è stato dato il nome di Mac Italy.

Non si comprende, anzitutto, come si possa parlare di rilancio dell'identità nazionale se all'operazione che dovrebbe rilanciarla si attribuisce un nome che non è italiano ma di una lingua straniera, visto che l'identità è prima di tutto un fatto di cultura, quindi anche di linguaggio.

Se poi l'elemento identitario nasce come sezione nazionale di una multinazionale della globalizzazione, di quelle la cui natura si manifesta nella omologazione più brutale delle specificità nazionali e popolari, come si evince dalla sua pubblicità, allora siamo a livelli... clinici!

Cosa significa "globalizzare l'agricoltura italiana"? Significa che perderà la sua specificità e non che verrà rilanciata.

E a cosa valgono i prodotti italiani se poi vengono, prima di essere serviti, trattati con i metodi usuali di Mac Donald's che alla salute fanno tutt'altro che bene?

Quali sarebbero le aziende agricole favorite da Mac Italy? La piccola agricoltura tradizionale oppure i monopoli agricoli all'italiana che usano gli stessi metodi delle multinazionali dell'agro-alimentare, ormoni e OGM compresi di cui il centrodestra procede verso l'impiego in Italia? O magari, le aziende che accettano di far lavorare persone in condizioni di semi-schiavitù, visto che i piccoli agricoltori che agiscono nel rispetto delle leggi oggi non riescono più a sopravvivere sul mercato, per via dell'invasione di cibi stranieri a basso costo e delle quote della Unione Europea?

La nascita di Mac Italy non ci appare come un rilancio dell'agricoltura e dell'allevamento tradizionali locali, ma come una integrazione di queste attività nella globalizzazione sovvertitrice, favorendo poi una multinazionale tristemente famosa per i suoi risvolti in termini di salute alimentare, omologazione culturale e sfruttamento dei lavoratori.

fonte:Comunità politica di Avanguardia


venerdì 8 ottobre 2010

FORZA NUOVA BENEVENTO DICE NO ALLA CENTRALE BIOMASSE AD APICE (BN)


Il Direttivo provinciale di Forza Nuova Benevento, preso atto che l’Amministrazione Comunale di Apice intende realizzare un impianto di bioconversione di residui organici e vegetali per la produzione di energia rinnovabile e di fertilizzante biologico e che il progetto preliminare è stato approvato dalla Giunta il 22 giugno 2010, manifesta tutto il suo dissenso alla realizzazione di tale progetto perché ritenuto non adatto al territorio in quanto dannoso per l’agricoltura, per la genuinità dei nostri prodotti e principalmente per gli abitanti della zona. Il sindaco Ida Antonietta Albanese, ritiene semplicemente strategico dare corso alla realizzazione di un impianto che ponga il Comune di Apice all’avanguardia sul territorio provinciale. Purtroppo, il primo cittadino di Apice dimentica o ignora le numerose tesi di esperti avverse a questi tipi di impianti, reputati “dannosi per l'ambiente e per la salute, antieconomici e frutto di una tecnologia obsoleta”, così ad esempio, l'oncologo Giuseppe Serravezza, descrive le biomasse, mettendo in guardia sul rischio di aumento dell'incidenza dei tumori nel nostro territorio. L’illustre scienziato, per impianti identici installati nella provincia di Lecce, dichiara: "Fino a venti anni fa avevamo un 25% in meno rispetto al Nord di persone che si ammalavano di tumore. In quest'arco di tempo l'insorgenza tumorale è aumentata secondo una curva allarmante”. Già qualche anno fa, quando una simile scelta fu intrapresa dai sindaci della Valle Vitulanese, denunciammo pubblicamente i rischi connessi alla realizzazione di tali impianti e grazie alla vasta mobilitazione di cittadini, associazioni ed esperti, le Pubbliche Amministrazioni assunsero decisioni più responsabili, nell'esclusivo interesse della salute pubblica, già molto compromessa. Ora che la questione torna sul tappeto ci vediamo di nuovo costretti ad intervenire. Altri meglio di noi hanno già sottolineato le tante ragioni che giocano a sfavore della realizzazione di simili impianti, come il danno ambientale, quello alle colture agricole, la svalutazione dei terreni e dei patrimoni abitativi circostanti l'impianto, la scarsissima ricaduta occupazionale. Noi vogliamo nuovamente richiamare l'attenzione dei cittadini, delle famiglie e delle Istituzioni sui rischi per la salute. E' facile intuire quali saranno gli effetti di tutto ciò sulla salute nostra e su quella dei nostri figli, nel tempo avremo un aumento di malattie, in particolare tumori, in quanto è scientificamente appurato ormai che il 90% dei casi di cancro è dovuto all'azione di fattori di rischio presenti nell'ambiente, coi quali quotidianamente veniamo in contatto e stando così le cose, se andiamo ad aggiungere nuove fonti di emissione, come le centrali a biomasse, andremo ad aggravare ulteriormente una situazione già compromessa dal punto di vista dell'ambiente e della salute: avremo un'aria, un'acqua ed una terra ancor più inquinate, avremo prodotti agricoli sempre più a rischio, con tracollo lavorativo di chi da quei prodotti trae il proprio sostentamento, avremo animali ammalati e da abbattere in massa perché pericolosi e avremo sempre più persone colpite dal cancro. Allora ci chiediamo:”cosa vale il profitto ad ogni costo, peraltro al di fuori di qualsiasi reale necessità della comunità, di fronte ad una popolazione sempre più malata?”
Progresso e Sviluppo sono tali se tutelano la vivibilità di un territorio e la salute delle persone che vi abitano. Altro, è solo danno, quasi sempre irreparabile.

Andrea Caporaso
Responsabile provinciale Forza Nuova Benevento

fonte:http://forzanuovacampoli.blogspot.com