Ci è giunto questo articolo di "Comunità politica di avanguardia" che,incontrando la nostra piena condivisione su quanto esposto,pubblichiamo con piacere.
Il Ministero delle politiche Alimentari, Agricole e Forestali ha inaugurato, con questo comunicato http://www.politicheagricole.it/InEvidenza/20100126zaia_McItaly.htm , la nascita di una sezione italiana della dannosa multinazionale nordamericana Mac Donald's, presentando l'operazione come un rilancio dell'agricoltura italiana.
A tale "linea italiana" di Mac Donald's è stato dato il nome di Mac Italy.
Non si comprende, anzitutto, come si possa parlare di rilancio dell'identità nazionale se all'operazione che dovrebbe rilanciarla si attribuisce un nome che non è italiano ma di una lingua straniera, visto che l'identità è prima di tutto un fatto di cultura, quindi anche di linguaggio.
Se poi l'elemento identitario nasce come sezione nazionale di una multinazionale della globalizzazione, di quelle la cui natura si manifesta nella omologazione più brutale delle specificità nazionali e popolari, come si evince dalla sua pubblicità, allora siamo a livelli... clinici!
Cosa significa "globalizzare l'agricoltura italiana"? Significa che perderà la sua specificità e non che verrà rilanciata.
E a cosa valgono i prodotti italiani se poi vengono, prima di essere serviti, trattati con i metodi usuali di Mac Donald's che alla salute fanno tutt'altro che bene?
Quali sarebbero le aziende agricole favorite da Mac Italy? La piccola agricoltura tradizionale oppure i monopoli agricoli all'italiana che usano gli stessi metodi delle multinazionali dell'agro-alimentare, ormoni e OGM compresi di cui il centrodestra procede verso l'impiego in Italia? O magari, le aziende che accettano di far lavorare persone in condizioni di semi-schiavitù, visto che i piccoli agricoltori che agiscono nel rispetto delle leggi oggi non riescono più a sopravvivere sul mercato, per via dell'invasione di cibi stranieri a basso costo e delle quote della Unione Europea?
La nascita di Mac Italy non ci appare come un rilancio dell'agricoltura e dell'allevamento tradizionali locali, ma come una integrazione di queste attività nella globalizzazione sovvertitrice, favorendo poi una multinazionale tristemente famosa per i suoi risvolti in termini di salute alimentare, omologazione culturale e sfruttamento dei lavoratori.
fonte:Comunità politica di Avanguardia
Nessun commento:
Posta un commento