Ed infine esplose la rivolta del pane.
Per ora nell'Africa mediterranea assai vicina però di sponda anche all'Italia e che dimostra come nel momento del tracollo socioeconomico che può investire improvvisamente i cittadini (soprattutto i giovani disoccupati), non per beni superflui del consumismo ma per la necessità primaria della sopravvivenza quotidiana, il sistema globale entra inevitabilmente in crisi e le conseguenze possono divenire effettivamente drammatiche.

E' di questi giorni l'ennesimo monito del ministro economico italiano Tremonti riguardo ad una crisi che non solo é stata marginata ma che anzi si presenta ogni giorno di più con ancora più minacciosi lineamenti e dunque non siamo noi ad essere, purtroppo, delle "cassandre" ma al più dei grilli parlanti che risultano essere non più dei visionari ma realisti osservatori e critici di una situazione giunta al capolinea.
Ed ora verrebbe da mettersi a urlare ai quattro venti che avevamo ragione ma non é questo lo scopo per cui, generazione dopo generazione, non abbiamo chinato la testa ed abbassato lo sguardo da oltre sessanta anni; amiamo visceralmente la Nazione e la sua Comunità per evitare di cadere semplicemente nel nichilismo ed anzi ora ci sentiamo più forti che mai per rivendicare - pur non volendo restaurare velleitariamente esperienze consegnate alla Storia - la validità tutta attuale di una Weltanschauung che ha al suo interno anche ricette sociali ed economiche utili a trovare un valido compromesso tra mercato ed etica, tra bisogni e offerta, tra diritti e doveri.
Lo rivendichiamo per intero il diritto ambizioso di riformulare nuovamente il concetto di società organica e di proporre progetti comunitari di socialità ed identità; nel frattempo se mancherà il pane anche da noi saremo tra i primi "ad assaltare i forni" come avanguardia della rivolta popolare.
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