lunedì 4 gennaio 2010

Dorifora della patata: che fare?

esemplare adulto



esemplare giovane



La dorifora è sicuramente uno dei fitofagi più familiari e dannosi dell’orto e facilmente riconoscibile anche agli occhi dei meno esperti.

Gli adulti hanno notevoli dimensioni (10-12 mm) e presentano dieci caratteristiche linee nere sulle elitre giallo-aranciato. Le larve, anch’esse di dimensioni rilevanti (10-15 mm di lunghezza a maturità), sono invece di colore arancio-rossastro con una doppia fila di turbecoli nerastri ai lati del corpo.
Adulti e larve attaccano di preferenza la patata, ma non disdegnano le melanzane, mentre solo di rado causano danni sul pomodoro. In genere la prima e seconda generazione si accavallano, cosicché si possono osservare simultaneamente uova, larve di diversa grandezza e adulti tutti occupati con l’identica foga a cibarsi delle parti verdi delle piante, fino a causarne la completa defogliazione e quindi la morte. Quando l’attacco è più lieve, le piante reagiscono producendo germogli laterali ed nuove foglie a scapito della formazione dei tuberi che rimangono piccoli ed in numero scarso.
I danni sono spesso ingenti anche per la proverbiale prolificità (una femmina depone da 300 a 500 uova) e longevità (a seconda del clima si contano da due a tre generazioni l’anno) di questo vorace insetto.

Viva i tacchini

Le origini dell'insetto non sono chiare, ma sembrano appartenere alle regioni meridionali del Nord America e più precisamente Colorado e Messico.

Nel 1877, la dorifora raggiunse l'Europa e iniziò lentamente a diffondersi in tutto il continente. Durante la Seconda Guerra Mondiale l'invasione della dorifora venne usata come propaganda, affermando che tale insetto fosse stato lanciata dagli aerei americani per sabotare i raccolti. (...ma cosa si va a pensare!...)Durante questo periodio risale la diffusione massiccia in tutta Europa dell'insetto che fu introdotto in Italia nel 1944 e da allora, ha cominciato a rappresentare una grave minaccia per la coltivazione della patata, l’uomo le ha provate tutte, ma sempre con scarsi risultati. Negli ultimi anni del secolo scorso, epoca dei primi danni su vasta scala della dorifora, le uniche armi a disposizione degli agricoltori americani erano la raccolta manuale degli insetti e l’uso di tacchini, avidi divorati di dorifore. Altre raccomandazioni rivolte ai pataticoltori dall’ora furono l’uso di piante-esca; le rotazioni; l’impiego di varietà precoci. Con l’inizio del secolo arrivarono i primi insetticidi, diventati con il passare degli anni sempre più sofisticati e complessi, ma nonostante i grandi passi avanti della ricerca non sembra neanche la chimica l’arma vincente contro la dorifora. Negli ultimi tempi, la lotta alla dorifora si è orientata verso nuove strategie a basso impatto ambientale, alcune delle quali si prestano ad essere applicate anche su estensioni ridotte, come negli orti domestici. Vediamo come.

Rotazione

Un’adeguata rotazione (la patata non va mai ripetuta per più di due anni di seguito sullo stesso terreno) permette di eliminare circa l’85% delle dorifore adulte svernanti, perché con essa viene a mancare la fonte di nutrimento, viene impedita la migrazione dei fitofagi e favorita l’attività dei nemici naturali.
Se poi le piantagioni vengono effettuate a debita distanza (700 m corrispondono alla massima capacità di spostamento degli adulti di dorifora su terreno nudo) dagli appezzamenti che hanno ospitato la coltura precedentemente, l’effetto di prevenzione delle rotazioni viene ulteriormente rinforzato. Anche la presenza di una copertura vegetale può contribuire a ostacolare la proliferazione della dorifora. Se in primavera, dopo una coltura di patate, il terreno viene coperto con cereali, con un concime verde o con altre colture, il suolo resta freddo più a lungo, e quindi si ha un ritardo nell’emergenza delle dorifore adulte. Inoltre, rispetto al terreno nudo, la copertura vegetale ostacola gli postamenti dei fitofagi e ne accresce la mortalità. La dorifora sverna nel terreno allo stadio di adulto nei campi di patate e nelle loro immediate vicinanze, ad una profondità di circa 6-20 cm. Gli adulti escono dal terreno in primavera, in un periodo che corrisponde molto spesso all’emergenza delle piantine di patata. Una volta abbandonati i loro rifugi si nutrono per 5-10 giorni, stimolando così la rigenerazione degli organi di riproduzione. Se gli adulti non trovano delle piante ospiti nelle vicinanze entro 5 giorni, rigenerano i muscoli del volo e vanno alla ricerca di nuovi siti. Si considera che la portata massima del volo degli adulti sia di circa 700 metri, ecco perché per le nuove colture è utile rispettare tale distanza minima

Altre strategie di difesa da adottare sono di seguito elencate:

  1. Evitare di piantare solenacee nei pressi di zone in cui vi siano state coltivate patate durante l'anno precedente.
  2. Utilizzare fertilizzanti organici maturi
  3. Procurarsi insetti concorrenti come i coleotteri carabidi e la coccinella septempuctata che farà sparire le larve
  4. Estirpare manualmente gli adulti
  5. Solo nel caso ve ne fosse urgente necessità utilizzare pesticidi quali ACTARA 25 WG in dose 200g/ha oppure KARATE XPRESS in dose 600 g/hg
  6. E' consigliabile effettuare gli interventi quando viene superata la soglia di 10-15 insetti per pianta. Gli attacchi dopo la fioritura provocano danni limitati.
  7. E' possibile trattare le piante infestate con farina di roccia, litotamnio, silicato di sodio all'1 per cento, piretro o rotenone. E' consigliabile effettuare i trattamenti con queste sostanze la mattina presto sfruttando la rugiada sulle foglie al fine di accrescere l'effetto desiderato.

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