martedì 1 dicembre 2009

Caro ministro,ma che dice?



Ha detto ieri Claudio Scajola ministro per lo Sviluppo economico:

Io se potessi scegliere dove mettere una centrale, me la metterei nel giardino di casa, per un semplice motivo: che in tutto il mondo, dove è stata costruita una centrale nucleare, è cresciuta l’economia del territorio e c’è stata una grande salvaguardia dell’ambiente, perché non ci sono emissioni.E’ necessario avere un mix di fonti. Vogliamo diminuire il gas, il carbone e il gasolio; vogliamo aumentare le rinnovabili, compreso l’idroelettrico, ma ci vuole qualcosa in più che dia stabilità: il nucleare.

La battuta del Ministro Scajola, cioè che vorrebbe una centrale nucleare nel suo giardino, giunge all’indomani delle dichiarazioni del Premio Nobel Rubbia in merito alla costruzione di nuove centrali in Italia. Ha detto Rubbia:

Si sa dove costruire gli impianti? Come smaltire le scorie? Si è consapevoli del fatto che per realizzare una centrale occorrono almeno dieci anni? Ci si rende conto che quattro o otto centrali sono come una rondine in primavera e non risolvono il problema, perché la Francia per esempio va avanti con più di cinquanta impianti? E che gli stessi francesi stanno rivedendo i loro programmi sulla tecnologia delle centrali Epr, tanto che si preferisce ristrutturare i reattori vecchi piuttosto che costruirne di nuovi? Se non c’è risposta a queste domande, diventa difficile anche solo discutere del nucleare italiano.


Ebbene a pochi giorni dal Vertice di Copenaghen uno studio del Wisconsin Environment dal titolo: Generating Failure - How Building Nuclear Power Plants Would Set America Back in the Race Against Global Warming dimostrerebbe che per gli obiettivi che si vorranno prefissare, a Copenaghen, cioè la riduzione del 50% di emissioni entro il 2050, ricorrere al nucleare è praticamente inutile.

Secondo il report negli Stati Uniti, sarebbero necessari almeno 100 impianti per ridurre le emissioni di 6 miliardi di tonnellate nei prossimi 20 anni. Se si investisse nelle energie rinnovabili si otterrebbe il doppio del risultato nella metà del tempo. Spiega il Wisconsin Environment che la riduzione di emissioni di CO2 per ogni dollaro investito , nel caso delle biomasse è pari 5-8 chili, mentre dall’efficienza energetica salta intorno agli 8-12 chili, 5-8 chili nell’eolico, 2-3 chili nel solare termico e solo 1-2 chili dal nucleare. Il discorso nonc ambia se invece del fattore economico si analizza il fattore tempo. Una centrale nucleare non è pronta in meno di 7-10 anni ma nel frattempo i gas serra nell’atmosfera continueranno a aumentare e dunque le centrali, posto che ne possano essere costruite 100 senza nessuna interruzione, giungeranno troppo tardi per far sentire i loro presunti benefici all’atmosfera? Infine, considera il rapporto, l’energia nucleare serve solo a produrre elettricità, che di fatto rappresenta una piccola parte dei consumi energetici.


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