mercoledì 30 settembre 2009
OFANTO,NON SOLO RIFIUTI AGRICOLI
Premettendo che,qualunque iniziativa volta a migliorare il mondo in cui viviamo è,secondo noi, da appoggiare in pieno,teniamo a precisare che non sono stati gli agricoltori a costruire ben due zone industriali in prossimità del suddetto fiume (o facciamo come a Melfi dove ci hanno costruito un'inceneritore e si sono accorti solo ora che la qualità dell'acqua ne ha risentito?).
Comunque,riconoscendo che il problema dei "rifiuti dell'attività agricola" c'è e va ffrontato,cogliamo l'occasione per lanciare il progetto "Campagna Pulita" con il quale proponiamo alle amministrazioni comunali di dotare le zone rurali di appositi cassonetti per rifiuti speciali e di stipulare un contratto di smaltimento con una ditta autorizzata (il cui costo verrà diviso tra le aziende che ne usufruiranno,con ovvio risparmio per loro e senza gravare sulle finanze del Comune)
Seguiranno aggiornamenti,nel frattempo date un'occhiata qui...
lunedì 28 settembre 2009
"UN'APE CONTRO TUTTI"
Tiene banco da un pò di tempo la diatriba tra apicoltori e quegli agricoltori dediti alla coltivazione del mais,scatenata dalla decisione del ministero dell'agricoltura, di concerto con quello della salute,di sospendere, in via cautelativa, l'uso dei neonicotenoidi (insetticidi sistemici il cui principio attivo,una volta assorbito dalla pianta viene traslocato sui giovani germogli in fase di crescita; ne è sconsigliato l'uso vicino ai corsi d'acqua, in quanto sono molto tossici per gli organismi acquatici, e nell'epoca di fioritura, poiché sono estremamente tossici per le api e gli altri insetti impollinatori) per la concia del seme,anche per il 2010.
A seguito di questa decisione i coltivatori di mais lamentano un'incremento dei danni da Diabrotica (Insetto di origine Americana come le maggiori industrie agrochimiche e produttrici di mais da seme) e l'Agrofarma (Associazione nazionale imprese agrofarmaci che fa parte di federchimica) per voce del suo presidente Luigi Radaelli si dice "sorpresa e delusa della decisione del ministro che, inevitabilmente, comporta danni significativi prima di tutto all’intero comparto agricolo oltre che alle nostre aziende".
Dello stesso avviso l'Associazione italiana sementi, secondo la quale," la sospensione accoglie le richieste degli apicoltori, ma non tiene conto delle aspettative e delle esigenze dei maiscoltori che oggi, in piena fase di raccolta, stanno toccando con mano i pesanti danni causati dalla Diabrotica".
Di ben altro avviso,ovviamente, le associazioni degli apicoltori come la FAI (federazione apicoltori Italiani) che si dicono soddisfatte dei risultati ottenuti (2 casi di moria degli sciami contro i precedenti 185) e ringraziano il ministro per l'interesse mostrato impegnandosi a sostenere l'azione del ministro per l'avvio di ogni forma di collaborazione stabile tra apicoltori, agricoltori, istituzioni e industria chimica, affinché l'indispensabile azione impollinatrice delle api sia tutelata in quanto primo fattore della produzione agricola nazionale.
In questo contesto, come responsabile de la Lega Della Terra non mi riesce di schierarmi con l'una o l'altra categoria, in quanto ritengo siano due anelli della spina dorsale del Paese ma mi sento di consigliare ai maiscoltori di effettuare la rotazione delle colture per limitare i danni e di prendere con le pinze ciò che viene propinato loro dalle industrie agrochimiche interessate per lo più a piazzare prodotti che,al momento sembrano essere la panacea di tutti mali ma che fra qualche anno (come è accaduto per moltissimi principi attivi) si scoprirà essere estremamente tossici e non più utilizzabili.
A questo punto il dubbio è lecito:Le industrie Americane ci vendono il seme di mais,poi ci vendono i pesticidi per trattarlo e alla fine,ci vendono pure la granella...
...sta a vedere che ci prendono per il c...
venerdì 25 settembre 2009
IL PRIMO COLPO
Lo scandalo Federconsorzi
La Federconsorzi ed i consorzi provinciali collegati costituivano il grande apparato strumentale al servizio dell’agricoltura nazionale. I loro silos ed i loro mangimifici erano capaci di conservare e trasformare oltre metà della produzione cerealicola nazionale, gli agricoltori si rifornivano presso i consorzi di oltre la metà dei fertilizzanti e antiparassitari distribuiti nei propri campi, reperivano nei loro magazzini i pezzi di ricambio per tutte le proprie macchine, vendute secondo una strategia organica di prezzi stabili con il sistematico ricorso alle misure nazionale per gli acquisti favoriti dal credito agevolato. All’apice della parabola l’insieme del centro Federconsorzi e della periferia consortile fatturava ogni anno una cifra certamente superiore ai diecimila miliardi, utilizzando un apparato immobiliare che poteva essere stimato superiore ai quattordicimila miliardi. La Federconsorzi era regno incontrastato della Coldiretti di Paolo Bonomi, che l’aveva conquistata in un aspro scontro nel 1948 e affidata ad un gregario sicuro,il ragionier Leonida Mizzi, al quale Bonomi, onnipotente presso i governi democristiani, aveva assicurato l’esclusiva della manovra delle scorte pubbliche di frumento, mediante convenzioni favorevoli con la Banca d’Italia . Ritiratosi Bonomi dalla scena politica ne assumeva il ruolo un parlamentare barese, Arcangelo Lobianco, che affrontava il mandato con grandi ambizioni, prima tra tutte una sorta di primato sull’eredità ideale del Partito cattolico. Vantandosi l’ erede dello spirito dei fondatori della Democrazia cristiana, Lobianco si scontrava, in due clamorose occasioni, con Giulio Andreotti, cui rimproverava il tradimento degli ideali di De Gasperi. Orgoglioso paladino di grandi ideali, Lobianco era amministratore assolutamente incapace: morto Mizzi si faceva vanto di affidare la Federconsorzi a uomini che, proclamava, prima di ogni altra cosa dovevano essergli obbedienti: obbedienti ma incapaci. In un lustro i suoi amministratori oneravano un ente dai bilanci floridi di duemila miliardi di debiti che continuavano a crescere inarrestabilmente. Era a questo punto che, nel 1991, sotto la presidenza del consiglio di Andreotti, Giovanni Goria, un uomo di profilo modesto, palesemente esecutore degli ordini del superiore, esautorava il consiglio di amministrazione della Federconsorzi e insediava tre commissari che ne iniziavano la liquidazione. La decisione era comunicata a Lobianco in una drammatica seduta presso la segreteria della Democrazia Cristiana. All’imposizione Lobianco era incapace di opporre qualunque reazione, tanto da indurre a supporre che i suoi errori fossero tali da consentire agli avversari di costringerlo al silenzio minacciando di usare armi che si possono solo immaginare. La liquidazione sarebbe stata vicenda confusa, e sarebbe stata pilotata per trasferire l’intero patrimonio della Federconsorzi ad una società costituita dalle banche creditrici sotto la guida di Pellegrino Capaldo , il banchiere notoriamente vicino a De Mita ed Andreotti, cui gli stessi avevano, verosimilmente, affidato la vicenda. Caposaldo dello scandalo, la liquidazione di un ente che possedeva beni immobili e mobili valutabili oltre quattordicimila miliardi per ripagare debiti di duemila miliardi. L’enormità della differenza avrebbe costituito la ragione di due processi, uno aperto a Perugia uno a Roma. A Perugia il p.m. Razzi pareva avere raccolto le prove per cui ai periti del Tribunale di Roma il giudice Greco avrebbe impartito l’ordine di sottovalutare tutti gli immobili per non dover riconoscere che il patrimonio era attivo, una circostanza che avrebbe imposto di riunire l’assemblea della Federconsorzi, costituita dai presidenti dei consorzi provinciali, liberi di destinare l’attivo ai fini statutari, l’ipotesi che avrebbe dissolto il piano degli ispiratori politici di Capaldo. Il medesimo dottor Razzi non utilizzava, però, le prove raccolte in occasione dell’arringa e gli imputati, condannati in primo grado, erano assolti dal processo di appello celebrato nei tempi più brevi della storia della magistratura italiana.Il processo di Roma, imputati tutti gli amministratori degli anni precedenti il crack, è stato inghiottito dal mistero: qualche fonte sostiene che nessuna udienza sia mai stata celebrata, qualcuno dice che giudice e cancelliere si sarebbero periodicamente riuniti per verificare l’assenza di imputati e avvocati, e rinviare in attesa della scadenza dei tempi di prescrizione. La singolarità dello scandalo è costituita dall’assoluto silenzio della grande stampa, che ha ignorato entrambi i processi, favorendo, palesemente, chi ne disponeva l’insabbiamento. Paradossalmente la grande stampa finanziaria si è prodotta articoli di tripudio per l’assoluzione di Capaldo, senza spiegare da quali imputazioni fosse stato assolto siccome sul processo nelle stesse pagine non era comparsa una sola riga su una vicenda giudiziaria protrattasi per oltre un lustro. L’unico giornalista ad avere ricostruito e narrato la complessa vicenda è stato Antonio Saltini, incoraggiato dal presidente coraggioso di un piccolo gruppo editoriale, il professor Giorgio Amadei, che incoraggiò Saltini ad una faticosa, difficile, indagine. La serie degli articoli di Saltini su “Terra e vita” costituisce, così, la sola ricostruzione completa del maggiore scandalo fallimentare dello storia d’Italia. La serie di articoli è reperibile sul sito www.itempidellaterra.org . Saltini è stato condannato, peraltro, in sede civile e penale, per avere pubblicato una nota di cronaca giudiziaria prevedendo che l’arringa del dottor Razzi, che non aveva menzionato nessuna delle prove raccolte in quattro anni di indagini, avrebbe favorito l’assoluzione degli imputati: una previsione che si avverava puntualmente, ma che i colleghi fiorentini del dottor Razzi reputavano lesiva del prestigio del magistrato.
Nota : nel Dicembre 2007, la Corte d’Appello di Firenze ha assolto Antonio Saltini, giornalista, esperto di politica e Storia dell’Agricoltura ed Agroambiente, nonché estensore della Storia delle Scienze Agrarie . Questa assoluzione non riportata da nessun organo di stampa fa chiaramente intravedere cosa era successo alla Fedit, nonostante la grande stampa continua a tenere nascosta la verità. A Voi scoprire la connessione del silenzio con il caso Cirio. Cordialmente.
giovedì 24 settembre 2009
Comunità Montane Vs Cinipide Vs Castagne:Chi vince?
ARRIVANO I RISULTATI DALLA LOTTA BIOLOGICA
AL CINIPIDE GALLIGENO DEL CASTAGNO
La scelta di puntare sulla lotta biologica per contrastare il cinipide del castagno sta portando i risultati attesi
Già nel 2008 i tecnici che attuano e verificano la diffusione del Torymus sinensis (l'insetto parassitoide che limita la diffusione del cinipide) avevano riscontrato buoni risultati, ovvero la sicura e non sporadica presenza di questo insetto nei diversi siti in cui era stato introdotto. Quindi la Regione Piemonte ed il Di.Va.PRA Settore Entomologia della Università di Torino, in collaborazione con le Comunità Montane, la Provincia di Cuneo, il CReSO e le organizzazioni agricole, hanno proseguito nel rilascio di coppie di Torymus in diverse zone della nostra provincia e del Piemonte.
In questi giorni sono stati diffusi i primi dati numerici e percentuali definitivi, rilevati nella campagna di diffusione del Torymus della primavera 2009.
I FATTI
Nell'inverno 2009 sono state raccolte 152.000 galle:
- 65.000 dai siti di moltiplicazione di Mellana di Boves presso il Centro Sperimentale del CReSO e di Cuneo;
- 65.000 da zone con lanci eseguiti dal 2005: Peveragno, Boves, Robilante;
- 22.000 da zone con un solo lancio eseguito nel 2006: Chiusa di Pesio, Cervasca, Valgrana, Roccasparvera.
Quest'anno -a differenza di quanto avvenuto negli anni precedenti- non si è potuto contare su galle in arrivo dal Giappone.
Complessivamente da queste galle sono sfarfallati 16000 Torymus (pari ad un indice medio di parassitizzazione del 10,5%).
- Si possono evidenziare ottimi risultati a Mellana, Peveragno, Robilante: sono usciti dalle galle raccolte da 23 a 29 Torymus per ogni cento galle raccolte.
- I risultati sono positivi anche nei siti in cui c'era stato un solo lancio, Chiusa Pesio e Valgrana in particolare (dal 3 al 6 %), la presenza di Torymus nelle galle raccolte in questi siti (3.000 per posto) lascia intendere la presenza di molti altri Torymus nelle galle che son rimaste in loco e la possibilità che in poco tempo la presenza del Torymus raggiunga i livelli già riscontrati in altri siti.
- Sono state raccolte galle nelle zone dei lanci ed anche -in misura minore- nei dintorni di queste aree, questo è servito per accertare che il Torymus si sta effettivamente diffondendo attorno alle zone di insediamento (ad almeno 2 km).
Nel 2009 questi Torymus nati nelle nostre valli sono stati utilizzati per effettuare dei lanci in tutto l'arco alpino compreso tra la Val Pellice e l'alta Val Tanaro, 65 lanci di un centinaio di coppie per sito (l'anno scorso erano stati 11). Ora in tutte le valli vi sono almeno due o tre siti di diffusione del Torymus a diverse quote altimetriche.
In conclusione, dopo di quattro anni di lavoro serio e concreto, pure senza promesse di miracoli od annunci clamorosi, vi è la certezza che il parassitoide si sia adattato alle nostre condizioni climatiche e la conferma della possibilità di ripetere il positivo risultato della lotta biologica già ottenuto in Giappone. Il Torymus è ben insediato e si sta diffondendo, si può quindi pensare che nel giro di qualche anno si potrà iniziare a vedere la diminuzione del numero di galle con la conseguente riduzione del danno causato dal fitofago, grazie al raggiungimento di un nuovo equilibrio biologico.
Certamente ciò non succederà ancora il prossimo anno, perchè per ripristinare un equilibrio biologico è necessario molto più tempo di quello occorrente per romperlo (anche se neppure il cinipide si era diffuso dall'oggi al domani perché il suo è stato un insediamento lungo diversi anni). Oggi però siamo sicuri che si sta andando nella giusta direzione e che i soldi dei contribuenti (e neppure tanti) sono stati spesi bene!.
Giugno 2009
mercoledì 23 settembre 2009
Si può fare!
Si può vendere il latte a 38/40 centesimi quando per produrlo ce ne vogliono 35/40?
Ovviamente no ma purtroppo è così che stanno le cose e le previsioni da qui a fine anno non sono affatto rosee.Le voci più attendibili attesterebbero il prezzo del latte intorno ai 20/25 centesimi in modo da avvicinarlo al prezzo pagato nell'Est Europa (Qui trovate i prezzi nei vari Paesi dell'Unione).
Quindi,secondo noi,vista la piega che ha preso il mercato è rimasta un'unica strada da percorrere,ossia,affiancare ad eventuali trasformazioni (formaggi freschi,stagionati,latticini) un distributore di latte crudo per 3 ragioni fondamentali:
1) Assicura un forte risparmio al consumatore che pagherebbe il prodotto 1€/litro contro 1,60€/litro del latte confezionato garantendo al contempo l'alta qualità e la garanzia del prodotto veramente fresco in quanto questi distributori vanno caricati quotidianamente.
2) Permette all'allevatore di ottenere il giusto ricavo dal proprio lavoro.
3) Evita di produrre rifiuti in quanto si può utilizzare sempre lo stesso contenitore (preferibilmente bottiglia di vetro).
Clicca qui per visualizzare l'elenco dei distributori di latte crudo in Italia
martedì 22 settembre 2009
Ad ogni problema ,la sua soluzione
Negli ultimi anni,in questo in particolare,stiamo assistendo ad un continuo crollo dei prezzi(ai produttori) dei prodotti agroalimentari con la motivazione che "il mercato non tira" ossia il pubblico non richiede questo genere di prodotti,fra cui,latte,castagne,uva da vino.Ma allora perchè le importazioni aumentano?
L'uva viene importata da Egitto e Turchia,le castagne da mezzo mondo(Turchia in primis) ed il latte dall'est Europa a costi con cui i nostri produttori non possono confrontarsi per ovvie ragioni gestionali (pressione fiscale-leggi sanitarie tra le più severe e complete al mondo ecc.)
Bene,per affrontare il problema,oggi,(22/09/2009)l'assessore all'agricoltura della regione Campania,Nappi (PD),si riunisce con il direttivo regionale dell'ABI(associazione bancaria Italiana) che,secondo lui,potrebbe proporre soluzioni interessanti per le aziende in difficoltà...
evidentemente crede che la soluzione migliore per salvare un settore in forte crisi sia indebitare chi ci lavora...
A voi le conclusioni.
Vendemmia 2009: crolla il prezzo dell'uva
lunedì 21 settembre 2009
Latte, le proposte a corto, medio e lungo termine della Commissione Europea
La Commissione ha già iniziato la procedura che mira a permettere agli Stati membri di pagare aiuti temporanei fino al limite massimo di 15.000 euro a produttore. Propone inoltre che il settore caseario sia protetto da una clausola di emergenza, che già esiste per altri settori agricoli, clausola che permetterebbe una reazione più rapida in caso di perturbazioni del mercato. Le modifiche apportate ai modelli di acquisto delle quote da parte degli Stati membri permetteranno di fare in modo che le quote riacquistate, conservate nella riserva nazionale, non siano più contate come parte della quota nazionale quando si deve determinare se un prelievo supplementare sia dovuto.
"Questo pacchetto s'ispira a numerose interventi che abbiamo già intrapreso e che sembrano dare dei risultati" ha dichiarato Marian Fischer Boel. "Iniziamo a vedere la luce alla fine del tunnel per quanto riguarda i produttori caseari europei. E' per questo che sono più decisa che mai ad evitare le pratiche che, a lungo termine, nuocerebbero al nostro settore caseario e darebbero ai produttori caseari la sensazione di non poter prevedere nulla. Ritornare indietro rispetto alle decisioni prese in merito al Health Check non è una opzione ed il Consiglio europeo ci espressamente chiesto di non farlo. Sono convinta che queste idee daranno un aiuto reale e tangibile ai nostri produttori caseari. Ci occorre anche riflettere sulle misure da adottare per il medio e lungo termine. A questo proposito, la Francia e la Germania hanno già proposto idee costruttive.
Misure a breve termine:
Nelle prossime settimane, la Commissione modificherà le norme relative agli aiuti di Stato per permettere temporaneamente agli Stati membri di versare aiuti fino a 15.000 EURO a produttore. Il settore caseario sarà in futuro coperto dall' articolo 186 dell' Organizzazione comune del mercato unico, che autorizza la Commissione ad adottare rapidamente misure temporanee, ai sensi dei suoi poteri, in caso di perturbazioni del mercato.
La Commissione propone di modificare il modo di funzionamento dei regimi di riscatto delle quote da parte degli Stati membri. Attualmente, allo scopo di ristrutturazione, gli Stati membri possono "comperare" quote dai produttori e metterli nella riserva nazionale. La riserva nazionale fa parte della quota totale dello Stato membro. Se i singoli produttori superano la loro quota, ma lo Stato membro nel suo insieme non lo fa, riserva nazionale inclusa, e rispetta il limite che gli è stato fissato, nessun prelievo supplementare sarà pagato. La Commissione propone che le quote riacquistate che sono conservate nella riserva nazionale siano escluse dal conteggio della quota nazionale al momento di decidere se il prelievo supplementare è dovuto. Qualora il prelievo supplementare si riveli necessario, la parte che corrisponde alla quota riacquistata può essere utilizzata allo scopo di ristrutturazione.
Misure a medio e lungo termine:
La Commissione propone d' istituire un gruppo d' esperti provenienti dalla Commissione e dagli Stati membri. Questo gruppo esaminerebbe in dettaglio un certo numero di questioni, in particolare: la possibilità di creare un quadro giuridico per le relazioni contrattuali che legano i produttori e l'industria casearia per equilibrare meglio l' offerta e la domanda del mercato, pur mantenendo le condizioni di concorrenza leali; le conclusioni del rapporto della Commissione che si è impegnata a presentare prima della fine dell'anno per quanto riguarda il funzionamento della catena alimentare nel settore caseario; la questione intesa ad accertare se un mercato dei futures caseario faciliterebbe la trasparenza dei prezzi a lungo termine infine, i mezzi che permetterebbero di generalizzare le buone pratiche nel settore caseario europeo in materia di costi di produzione e d' innovazione.
Recenti sviluppo del mercatto lattiero-caseario:
I dati più recenti mostrano che i prezzi iniziano a migliorare. In un mese, i prezzi del burro sono aumentati del 4% in Francia, dell'8% in Germania ed ancora di più nel Regno Unito. I prezzi del latte scremato sono aumentati dal 2 al 3% in media nella Ue. I prezzi del formaggio sono cresciuti dal 5 al 7% dopo la modifica delle norme d' esportazione avvenuta in agosto. Il prezzo medio del latte nella Ue è aumentata di circa il 2% nel mese di agosto
Misure già attuate:
La Commissione prevede di spendere quest'anno altri 600 milioni di euro per misure di sostegno del mercato. Il 70% dei pagamenti diretti potrebbe essere versati prima del solito, fin dal mese di ottobre. Nel quadro del Health Check e del piano per il rilancio economico, 4,2 miliardi di euro sono stati sbloccati per rispondere "alle nuove sfide", in particolare quello della ristrutturazione del settore caseario. Questi fondi si aggiungono a quelli già disponibili nelle Politiche di sviluppo rurale. La Commissione ha anche rafforzato il programma di distribuzione di latte nelle scuole e le misure di promozione dei prodotti lattiero-caseari.
Fonte/Autore: Agricoltura Italiana Online
sabato 19 settembre 2009
La nostra prima azione
Pubblichiamo di seguito il documento che abbiamo redatto riguardo il cinipide del castagno e che tramite l'on. Roberto Fiore, è servito per esporre al parlamento europeo un problema che tocca da vicino la nostra comunità.
sezione di Montella (AV)
In Irpinia si estendono circa 9000 ettari di castagneti da frutto,di cui,circa 3000 ricadono nel comprensorio “CASTAGNA DI MONTELLA” riconosciuta DOC (primo ed unico caso in Italia per un prodotto ortofrutticolo) con DM del 05/12/1987 e successivamente inserita nell’elenco dei prodotti IGP nel 1996.
L’area “CASTAGNA DI MONTELLA” si estende esclusivamente
Nei comuni di Montella ; Bagnoli Irpino ; Cassano Irpino ; Volturara Irpina ; Nusco e Montemarano ad’un altitudine compresa tra i 500 ed i 1000 metri slm e, il numero di piante per ettaro oscilla tra le 80 e le 180 unità a seconda dell’età dell’impianto e dell’acclività delle pendici.
La produzione della “CASTAGNA DI MONTELLA” oscilla intorno ai 60000 q.li annui,produzione che è in serio pericolo,
minacciata,oltre che da continue annate di siccità alternate a nevicate premature (abbattutesi in pieno raccolto) che rovinano
di fatto il prodotto e la pianta,da un nemico ancora più pericoloso,
ossia un piccolo imenottero che risponde al nome di Drycosmus Kuriphilus Yasumatsu, conosciuto come Cinipide Galligeno del Castagno.Questo insetto è riconosciuto come uno dei pericoli peggiori per il castagno nella nostra zona in quanto non essendo autoctono non trova il giusto bilanciamento nel nostro ecosistema e la sua diffusione è dovuta principalmente ad importazioni selvagge di piante e innesti dalla Cina e dalla Turchia.
I danni che compie il Cinipide sono molto ingenti:provoca la formazione di galle,ossia ingrossamenti a carico di gemme, foglie ed amenti, da queste galle nel periodo compreso tra giugno e luglio,fuoriescono le femmine alate che vanno a depositare le uova nelle gemme.Dalle uova vengono fuori le larve che si sviluppano all’interno delle stesse gemme,senza che queste ultime mostrino un qualunque sintomo esterno di infestazione,ma,l’anno successivo,alla ripresa vegetativa,queste provocano un elevato numero di galle rossastre,bloccando lo sviluppo della pianta con ovvie ripercussioni sulla produzione,con cali stimabili intorno al 70% ed un forte deperimento delle piante colpite.
In verità, per combattere la diffusione di questo organismo qualcosa è stato fatto,infatti gli interventi di lotta al Cinipide sono prescritti dal servizio fitosanitario regionale attraverso gli STAPA CePICA competenti per territorio.
Questi prevedono,l’estirpazione e la distruzione della pianta infestata e di tutte quelle comprese entro un raggio di 20 metri tramite bruciatura per gli impianti di età compresa entro i tre anni ed una drastica e precoce potatura da effettuarsi entro fine maggio per gli impianti di oltre tre anni.
Fin qui potremmo anche dire che ci sta bene,senonchè queste misure,riscontrabili nel decreto 30 OTTOBRE 2007 all’art.7 comma 3,recepimento della decisione della commissione 2006/464CE,prevedono che,le misure obbligatorie di lotta siano totalmente a carico dei proprietari o conduttori.
Per questo noi chiediamo,essendo i comuni di:Montella;Montemarano e Volturara Irpina,inseriti nell’elenco dei comuni ricadenti nella “zona focolaio” dell’infestazione (di cui forniamo un’allegato) ,che:
1)Vengano bloccate tutte le importazioni di piante e innesti provenienti da Cina,Turchia e ogni altro Paese in cui si trovi il Cinipide;
2) I funzionari degli enti preposti:Comunità Montane;Ispettorati Agrari;Guardie forestali,siano presenti sul territorio per ispezionare tutti gli impianti ed identificare eventuali zone colpite;
3) Sia dichiarato lo stato di calamità naturale per le zone infestate,con relativo ed urgente intervento onde evitare di arrivare a contaminare il comprensorio della “CASTAGNA DI MONTELLA”,obbligando sì i proprietari ad attuare le suddette misure di lotta,ma sotto la direzione degli organi di competenza e riconoscendo loro un compenso per sostenere le spese dell’intervento e la conseguente mancata produzione.
Questa de “ La Lega Della Terra” di cui mi pregio essere il responsabile per Montella e l’alta Irpinia vuole essere un’invito a chi di competenza,a compiere un piccolo gesto per salvare un’economia che altrimenti risulterebbe seriamente compromessa ricordando che già nel 571 D.C i Longobardi,emanavano la prima legge di tutela di questo prodotto.
Riportiamo di seguito l’elenco dei comuni ricadenti nella zona focolaio,ossia la zona infestata ed i 15 Km che la circondano.
In questa zona si ritiene ancora possibile l’eradicazione dell’insetto.
Aiello del Sabato (AV)
Atripalda (AV)
Avellino
Baronissi (SA)
Bracigliano (SA)
Galvanico (SA)
Candida (SA)
Capriglia Irpina (AV)
Castel San Giorgio (SA)
Castelvetere sul Calore (AV)
Castiglione dei Genovesi (SA)
Cava dei Tirreni (SA)
Cesinali (AV)
Chiusano San Domenico (AV)
Contrada (AV)
Fisciano (SA)
Forino (AV)
Giffoni Sei Casali (SA)
Giffoni Valle Piana (SA)
Grottolella (AV)
Manocalzati (AV)
Mercato Sanseverino (SA)
Mercogliano (AV)
Monteforte Irpino (AV)
Montefredane (AV)
Montella (AV)
Montemarano (AV)
Montoro Inferiore (AV)
Montoro Superiore (AV)
Moschiano (AV)
Nocera Inferiore (SA)
Nocera Superiore (SA)
Ospedaletto d’Alpinolo (AV)
Parolise (AV)
Pellezzano (SA)
Quindici (AV)
Roccapiemonte (SA)
Salerno
Salza Irpina (AV)
San Cipriano Picentino (SA)
San Mango Piemonte (SA)
San Michele di Serino (AV)
San Potito Ultra (AV)
Santa Lucia di Serino (AV)
Santo Stefano del Sole (AV)
Sarno (SA)
Serino (AV)
Siano (SA)
Solofra (AV)
Sorbo Serpico (AV)
Summonte (AV)
Taurasi (AV)
Vietri sul Mare (SA)
Volturara Irpina (AV)
Montecorvino Rovella (SA)
Fondazione de La Lega della Terra Montella
E’ da oggi presente anche sul territorio di Montella la Lega Della Terra,movimento vicino a Forza Nuova il cui scopo è mettere insieme quelle realtà agricole che soffrono gravi disagi,per rilanciare quella microeconomia che tanto ha significato per il nostro paese,fino all’avvento della globalizazione.
Questo movimento si pone l’obiettivo di difendere gli interessi degli agricoltori,oramai ignorati da tutti,soprattutto in relazione al costo del lavoro,all’invasione di prodotti stranieri e alla mancanza di una seria rappresentanza italiana a Bruxelles.
La difesa dell’agricoltura è anche difesa dell’indipendenza alimentare e della salute degli italiani,visto che gran parte dei prodotti provenienti dall’estero non sono oggetto di alcun tipo di controllo.
Invitiamo pertanto gli interessati del settore a contattarci presso la nostra sede sita in Montella alla via Piazzavano 15,oppure all’indirizzo legadellaterra@libero.it oppure al n° 338/2259793.
CONTIAMO SU DI VOI
contate pure su di noi