martedì 15 novembre 2011
Rilancio dell'agricoltura
Forza Nuova ritiene che un popolo costretto ad importare ciò che mangia inizia il suo cammino verso la schiavitù. Le lobby al potere in Italia ed in Europa hanno stabilito che il mondo della Terra deve scomparire, e con se quelle tradizioni, quegli usi e quelle bellezze che a questo mondo sono intimamente legati. Il nostro paesaggio non sarebbe ciò che è, se non fosse stato plasmato e lavorato per secoli dalla sapienza e dalla tenacia di generazioni di contadini. Per salvare il mondo rurale si deve intraprendere un'azione di rilancio del lavoro agricolo e dell'allevamento attraverso sgravi fiscali per chi lavora, protezione del prodotto italiano rispetto ai mercati extraeuropei ed il blocco dei prodotti cinesi e del terzo mondo. Gli Istituti Agrari non devono produrre più solamente periti e burocrati ma uomini e donne che sappiano fare della Terra una fonte di ricchezza e di stabilità sociale. Forza Nuova continuerà a battersi sempre a tutela del consumatore proteggendolo da frodi alimentari, pericolose per la nostra salute, spesso causate dai soliti prodotti cinesi.
lunedì 14 novembre 2011
CI VUOLE FEGATO! INTESTINO, POLMONI, CUORE, OCCHI...MMMMMMMMM...IL KEBAB
In riferimento ad una persona coraggiosa, sentiamo spesso dire che “ha fegato”. Il fegato, infatti, rappresentava il coraggio e la forza fisica addirittura ai tempi degli Etruschi. Avete fegato, quindi, per mangiare il kebab? Sì, immagino che molti di voi l’abbiano fatto almeno una volta. Ormai è un cibo che spopola in tutte le città europee, ma qualcuno ha in mente di che cosa sia veramente composta la “carne” del kebab? Non penso, altrimenti nessuno mangerebbe quel "gustoso" panino imbottito. Quel sapore anche ‘non male’ e molto appetitoso del kebab è dovuto al risultato della lavorazione di carni con quantità spropositate di grasso animale e spezie: ecco cosa inganna il palato!
Ciò che viene detto ai consumatori e che le carni usate per fare il kebab sono pollo o vitello, ma non è così! La maggior parte di esse sono un miscuglio di carne di pecora e di maiale (per via del loro basso costo) con l'aggiunta di mille spezie e di aromi artificiali di pollo e vitello per far prendere il sapore della cosiddetta carne. Ma non finisce qui: infatti, tra gli ingredienti della "carne" kebab troverete anche intestino, polmoni, cuore, lingua, occhi, scarti di macelleria, ossa, denti e tra il 98% e il 277% della quantità accettabile di sale (il nemico numero uno dei vasi sanguigni).
In quasi tutti i kebab che sono stati analizzati si sono riscontrati batteri dannosi all’organismo, quali l’Escherichia Coli e lo Staphylococcus Aureus. Non finisce qui, poiché la totalità dei kebab diffusi in Europa contiene una quantità elevatissima di conservanti e additivi chimici, ovvero sostanze altamente cancerogene. Inoltre, durante il loro trasporto all’interno dei negozi dove vengono venduti al pubblico, questi rotoloni di carne vengono ripetutamente congelati e scongelati e tutti sappiamo bene che anche il continuo cambio di temperatura altera il cibo e non ci fa bene.
La Lega della Terra ha fegato e dice NO al kebab! Tu, dopo aver saputo i veri “ingredienti” del kebab (tra cui l’economica carne di pecora), hai ancora del fegato per vivere da pecora?
Simone D’Abbruzzi, Lega della Terra Cerveteri
Ciò che viene detto ai consumatori e che le carni usate per fare il kebab sono pollo o vitello, ma non è così! La maggior parte di esse sono un miscuglio di carne di pecora e di maiale (per via del loro basso costo) con l'aggiunta di mille spezie e di aromi artificiali di pollo e vitello per far prendere il sapore della cosiddetta carne. Ma non finisce qui: infatti, tra gli ingredienti della "carne" kebab troverete anche intestino, polmoni, cuore, lingua, occhi, scarti di macelleria, ossa, denti e tra il 98% e il 277% della quantità accettabile di sale (il nemico numero uno dei vasi sanguigni).
In quasi tutti i kebab che sono stati analizzati si sono riscontrati batteri dannosi all’organismo, quali l’Escherichia Coli e lo Staphylococcus Aureus. Non finisce qui, poiché la totalità dei kebab diffusi in Europa contiene una quantità elevatissima di conservanti e additivi chimici, ovvero sostanze altamente cancerogene. Inoltre, durante il loro trasporto all’interno dei negozi dove vengono venduti al pubblico, questi rotoloni di carne vengono ripetutamente congelati e scongelati e tutti sappiamo bene che anche il continuo cambio di temperatura altera il cibo e non ci fa bene.
La Lega della Terra ha fegato e dice NO al kebab! Tu, dopo aver saputo i veri “ingredienti” del kebab (tra cui l’economica carne di pecora), hai ancora del fegato per vivere da pecora?
Simone D’Abbruzzi, Lega della Terra Cerveteri
venerdì 21 ottobre 2011
IN ITALIA E IN EUROPA VINCE IL BIOLOGICO
Nonostante la crisi economica che fa innalzare le percentuali di cibo che non possiamo più permetterci, Coldiretti annuncia un aumento del 13% di prodotti biologici e del 28% di spesa diretta dal produttore.
Questi risultati (relativi soltanto al primo trimestre 2011) ci dimostrano che gli italiani iniziano ad esser consapevoli di quanto sia importante un’alimentazione sana, sia per se stessi, sia per i terreni agricoli, che più producono e più sono in grado di rigenerarsi e riprodurre le primizie italiane che tutto il mondo ci invidia. Dall’altra parte dell’oceano, gli Stati Uniti “stanno spingendo l’Unione Europea affinché adotti la stessa politica aperta nei confronti delle coltivazioni OGM, nonostante la reticenza dei consumatori verso prodotti geneticamente modificati”, questa è quanto dichiarato da Ciolos, il Commissario UE all’Agricoltura.
Gli agricoltori, guardando al futuro, sono ben speranzosi per quanto riguarda quel 28% di fiducia meritata ed instaurata con i consumatori. Inoltre, sapere che l’Unione Europea, di cui l’Italia fa parte, ha espresso la sua piena contrarietà ai “surrogati del cibo” (spero mi concediate il termine), poiché non potranno mai sostituirsi alla freschezza, alla genuinità ed ai benefici che solo i prodotti della terra ci possono dare per vivere in modo sano ed equilibrato, ci inorgoglisce sempre più del nostro lavoro. In Italia già ci sono molte coltivazioni di organismi geneticamente modificati, in particolare segnaliamo il mais “Mon 810”, che però ha avuto scarso successo poiché è stato rifiutato già da Austria, Francia, Germania, Grecia, Lussemburgo ed Ungheria.
Speriamo che la Commissione all’Agricoltura dell’UE continui su questa linea, poiché in Italia le risorse ci sono e le materie prime pure.
I prodotti agricoli spesso vengono snobbati perché tutti vanno sempre di fretta ed è di moda e molto più comodo (?) comprare cibo già lavato, disinfettato, confezionato e maggiorato economicamente: cari consumatori, è davvero così lunga la procedura di lavaggio della lattuga?
Emanuele Lopes, Lega della Terra Cerveteri
Questi risultati (relativi soltanto al primo trimestre 2011) ci dimostrano che gli italiani iniziano ad esser consapevoli di quanto sia importante un’alimentazione sana, sia per se stessi, sia per i terreni agricoli, che più producono e più sono in grado di rigenerarsi e riprodurre le primizie italiane che tutto il mondo ci invidia. Dall’altra parte dell’oceano, gli Stati Uniti “stanno spingendo l’Unione Europea affinché adotti la stessa politica aperta nei confronti delle coltivazioni OGM, nonostante la reticenza dei consumatori verso prodotti geneticamente modificati”, questa è quanto dichiarato da Ciolos, il Commissario UE all’Agricoltura.
Gli agricoltori, guardando al futuro, sono ben speranzosi per quanto riguarda quel 28% di fiducia meritata ed instaurata con i consumatori. Inoltre, sapere che l’Unione Europea, di cui l’Italia fa parte, ha espresso la sua piena contrarietà ai “surrogati del cibo” (spero mi concediate il termine), poiché non potranno mai sostituirsi alla freschezza, alla genuinità ed ai benefici che solo i prodotti della terra ci possono dare per vivere in modo sano ed equilibrato, ci inorgoglisce sempre più del nostro lavoro. In Italia già ci sono molte coltivazioni di organismi geneticamente modificati, in particolare segnaliamo il mais “Mon 810”, che però ha avuto scarso successo poiché è stato rifiutato già da Austria, Francia, Germania, Grecia, Lussemburgo ed Ungheria.
Speriamo che la Commissione all’Agricoltura dell’UE continui su questa linea, poiché in Italia le risorse ci sono e le materie prime pure.
I prodotti agricoli spesso vengono snobbati perché tutti vanno sempre di fretta ed è di moda e molto più comodo (?) comprare cibo già lavato, disinfettato, confezionato e maggiorato economicamente: cari consumatori, è davvero così lunga la procedura di lavaggio della lattuga?
Emanuele Lopes, Lega della Terra Cerveteri
lunedì 18 luglio 2011
Gli agricoltori in rivolta ad Avola come nel 1968
Stamattina il Movimento dei Forconi che fa parte di una federazione nazionale di agricoltori ha occupato la cattedrale di Avola per sensibilizzare ancora una volta il governo regionale e nazionale sulla grave crisi agricola e soprattutto protestare contro il Ministro Romano che ha bloccato i debiti dei lattari della Repubblica Padana. Avola rappresenta l'Unità degli agricoltori siciliani da dove partirà una grande manifestazione che si svilupperà il 20 Luglio alle ore 8:00 in p.zza della Stazione a Messina. La rivendicazione degli agricoltori si basa sui seguenti punti: - riduzione dei costi di produzione - legalità in agricoltura - blocco della debitoria per tutti gli agricoltori italiani così come è stato fatto per i lattari del nord. Movimento dei Forconi
Martino Morsello 328/6009880
Martino Morsello 328/6009880
martedì 31 maggio 2011
LOTTA AL CINIPIDE,ALLARMI E SPERANZE
CONTRO IL CINIPIDE SERVE LA LOTTA CHIMICA...
Così titolava un quotidiano locale qualche giorno fa dando voce ai membri della Comunità Montana Valle Dell'Irno secondo i quali,data la gravità della situazione,la via degli insetticidi sarebbe l'unica salvezza per i nostri castagneti...
Noi di Lega Della Terra condanniamo tali intenti ed invitiamo i conduttori a non effettuare trattamenti che servirebbero solo ad avvelenare noi e la nostra terra.
Esperimenti di lotta chimica sono stati già effettuati e non hanno prodotto risultati apprezzabili,hanno dei costi mostruosi e un impatto ambientale improponibile.
Questo imenottero ha un ciclo vitale relativamente breve e dal momento in cui sfarfalla non si nutre,quindi bisognerebbe trattarlo con qualche prodotto che esplichi il suo effetto per contatto,un po' come i comuni antizanzare in bomboletta per capirci.
Ammesso e non concesso che questo funzioni ci sarebbe da affrontare il problema del periodo in cui effettuare i trattamenti, perchè,come è ovvio,questi parassiti non sfarfallano tutti nello stesso momento rendendo necessario effettuare i trattamenti con cadenza estremamente ravvicinata per tutto il periodo dello sfarfallamento,il che implica un'immissione nell'aria di quantità spaventose di pesticida, con ovvie ripercossioni sulla nostra salute.
In definitiva esistono sostanzialmente due tipi di insetticidi,quelli pericolosi per contatto che causano danni alle vie respiratorie e al sistema nervoso e quelli residuali che non hanno effetti immediati come i primi ma lasciano residui nel terreno avvelenando quindi il sottobosco (funghi e tartufi in primis) e le falde acquifere.
Pensiamo poi agli impollinatori che verrebbero sterminati da questi trattamenti e ci chiediamo: Come pensano questi signori di far fruttificare i castagni?
Siamo disgustati dal fatto che tali dichirazioni provengano proprio da chi le nostre montagne dovrebbe proteggerle e curarle, e stupiti dal fatto che oggi,ad organizzare convegni sul tema cinipide siano le stesse persone che hanno spianato la strada all'infestazione importando di tutto e di più in tema castanicolo e che, poco più di due anni fa, gridarono all'eresia quando il Nostro movimento presentò al riguardo un'interrogazione parlamentare alla commissione Europea per chiedere misure preventive e i fondi necessari allo svolgimento delle stesse.(qui la risposta)
Ci auguravamo un'intervento deciso dell'amministrazione comunale,ma ne quella uscente ne quella in carica vollero prendere posizione contro la lotta chimica.
Del resto cosa ci potevamo aspettare da ammistratori coinvolti in attività di import-export delle castagne?
Proprio in questi giorni in castagneti del Comune di Bagnoli irpino sono stati effettuati dei lanci di Torymus sinensis, antagonista del Cinipide con relativo sito di moltiplicazione massiva, questo è il modo giusto per salvare i nostri castagneti!
DIFFIDATE DI CHI PROPAGANDA LA LOTTA CHIMICA E NON EFFETTUATE TRATTAMENTI.
giovedì 26 maggio 2011
Fiore: Forza Nuova sostiene ALTRAGRICOLTURA e i Pastori Sardi
On . Roberto Fiore Per Info: fiore@forzanuova.org
lunedì 2 maggio 2011
Referendum, Fiore: tentativo di cancellare la volontà degli italiani
'La possibilità che venga varata una legge ad hoc per sospendere le norme oggetto dei quesiti referendari è di una gravità non adeguatamente colta dai mass media."afferma il Segretario di Forza Nuova sull'ipotesi che il Governo vanifichi le consultazioni referendarie: "sembra quasi che Berlusconi raccolga il consenso popolare fermano nucleare e privatizzazione, mentre invece mira a rimandarle a tempi per lui più propizi. Ma se viviamo-ed ho qualche dubbio-in uno stato democratico, il premier non può beffare e calpestare la volontà di quelle migliaia di italiani che hanno voluto il referendum anche e soprattutto per fermare la privatizzazione dell'acqua. Forza Nuova invita tutti i suoi simpatizzanti ad impegnarsi per portare il 12 giugno a votare affermativamente quanti più italiani possibili. "
domenica 10 aprile 2011
POMODORO DI CONCENTRAMENTO
DAI LAOGAI (campi di concentramento cinese) ALLA NOSTRA TAVOLA
A fine marzo la Laogai Research Foundation ha presentato il suo primo rapporto "Dai lager cinesi alle nostre tavole" presso la sede di Coldiretti a Roma, dal quale ho appreso che l’incertezza agricola - e soprattutto salutare - in Italia va peggiorando.
La Cina, infatti, detiene il primato di notifiche per quanto riguarda i prodotti alimentari irregolari per presenza di micotossine, additivi e coloranti al di fuori delle norme di legge dell’Unione Europea. Nonostante ciò, la nazione asiatica è seconda solo agli USA nelle produzioni alimentari: questo accade “grazie” alla concorrenza sleale che conduce nell’agroalimentare, dato che le importazioni dalla Cina sono superiori di due volte e mezzo alle esportazioni del “made in Italy” in Cina.
Quotidianamente dalla Cina arrivano nel nostro Paese oltre 200 kg di concentrato di pomodoro da lavorare e confezionare per farlo diventare “italiano” e ciò accade perché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento e non quello di coltivazione. Se vi sembra poco, i luoghi di coltivazione sono i laogai (campi di concentramento cinesi), in cui ogni giorno i cinesi detenuti sono obbligati a tagliare pomodori che poi saranno imbottigliati o messi in scatola per poi essere esportati fino in Italia.
Tutto ciò avviene in condizioni ambientali alquanto penose: i detenuti dei lager cinesi devono lavorare ininterrottamente e in ambienti malsani; molti di loro hanno contratto l’epatite e, nonostante ciò, sono obbligati ai lavori forzati per far sì che venga prodotto un pomodoro che al suo interno ha appena l’1% di pomodoro. Il restante 99% non è neanche cibo! Infine, sempre secondo le statistiche, ogni famiglia italiana compra circa 31 kg di questi pomodori trasformati. Come sempre, cresce anche il “problema italiano”, giacché troppi consumatori vanno sempre più di fretta soprattutto per quanto riguarda l’alimentazione e quindi preferiscono evitare di “perder tempo” a tagliare e pelare i pomodori: pertanto non comprano i prodotti sani coltivati nelle nostre terre ma preferiscono rischiare la vita perché spesso e volentieri ormai il piacere viene prima del dovere.
Non è forse un dovere pensare alla nostra salute, ovvero alla nostra vita?
Emanuele Lopes, Responsabile de La lega della Terra Cerveteri
Per maggiori informazioni: legadellaterra@ilfascioetrusco.org
A fine marzo la Laogai Research Foundation ha presentato il suo primo rapporto "Dai lager cinesi alle nostre tavole" presso la sede di Coldiretti a Roma, dal quale ho appreso che l’incertezza agricola - e soprattutto salutare - in Italia va peggiorando.
La Cina, infatti, detiene il primato di notifiche per quanto riguarda i prodotti alimentari irregolari per presenza di micotossine, additivi e coloranti al di fuori delle norme di legge dell’Unione Europea. Nonostante ciò, la nazione asiatica è seconda solo agli USA nelle produzioni alimentari: questo accade “grazie” alla concorrenza sleale che conduce nell’agroalimentare, dato che le importazioni dalla Cina sono superiori di due volte e mezzo alle esportazioni del “made in Italy” in Cina.
Quotidianamente dalla Cina arrivano nel nostro Paese oltre 200 kg di concentrato di pomodoro da lavorare e confezionare per farlo diventare “italiano” e ciò accade perché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento e non quello di coltivazione. Se vi sembra poco, i luoghi di coltivazione sono i laogai (campi di concentramento cinesi), in cui ogni giorno i cinesi detenuti sono obbligati a tagliare pomodori che poi saranno imbottigliati o messi in scatola per poi essere esportati fino in Italia.
Tutto ciò avviene in condizioni ambientali alquanto penose: i detenuti dei lager cinesi devono lavorare ininterrottamente e in ambienti malsani; molti di loro hanno contratto l’epatite e, nonostante ciò, sono obbligati ai lavori forzati per far sì che venga prodotto un pomodoro che al suo interno ha appena l’1% di pomodoro. Il restante 99% non è neanche cibo! Infine, sempre secondo le statistiche, ogni famiglia italiana compra circa 31 kg di questi pomodori trasformati. Come sempre, cresce anche il “problema italiano”, giacché troppi consumatori vanno sempre più di fretta soprattutto per quanto riguarda l’alimentazione e quindi preferiscono evitare di “perder tempo” a tagliare e pelare i pomodori: pertanto non comprano i prodotti sani coltivati nelle nostre terre ma preferiscono rischiare la vita perché spesso e volentieri ormai il piacere viene prima del dovere.
Non è forse un dovere pensare alla nostra salute, ovvero alla nostra vita?
Emanuele Lopes, Responsabile de La lega della Terra Cerveteri
Per maggiori informazioni: legadellaterra@ilfascioetrusco.org
venerdì 1 aprile 2011
AGRICOLTURA IMMIGRATA
60.000 NUOVI POSTI DI LAVORO IN AGRICOLTURA...PER IMMIGRATI
Secondo il decreto flussi 2011, ci troveremo con 60.000 immigrati in più (5.000 solo nella nostra regione). La notizia ci viene da Coldiretti, che rende noto che si è regolarmente svolto un nuovo click day riguardante il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di programmazione transitoria delle quote massime di ingresso di lavoratori non comunitari per il 2011. A parte la divisione tra regioni, sono già pronte 48.000 autorizzazioni sulle 60.000 previste dal decreto: in parole povere, 12.000 extracomunitari saranno “disponibili” come riserve per essere assegnate in un secondo momento su richiesta degli uffici. La maggior parte dei lavoratori extracomunitari troverà lavoro nel settore dell’agricoltura, come già accade da anni in Italia. Grazie ad Internet verranno altamente ridotti i tempi d’attesa per quanto riguarda le assunzioni, fattore di notevole importanza se consideriamo che sono appena iniziati i lavori primaverili per la preparazione dei terreni da coltivare. Ad oggi, la presenza dei lavoratori stranieri nelle campagne italiane conta un aumento del 2,03% (un lavoratore su 10 è straniero). Eppure le primizie italiane sono le più apprezzate sia qui sia all’estero: pensiamo al prosciutto di Parma, alle mele della Val di Non, alla mozzarella di bufala, alla raccolta vinicola per la produzione di ottimi vini italiani spesso esportati poiché richiestissimi all’estero, solo per citarne alcune, pertanto il lavoro non manca affatto! E gli agricoltori italiani che fine fanno? Sappiate che per quanto riguarda la disoccupazione agricola, le domande devono essere presentate all’INPS (quest’anno entro marzo). Purtroppo molti agricoltori disoccupati non ne sono a conoscenza, in quanto da anni l’INPS non invia più la modulistica a domicilio.
Emanuele Lopes, Responsabile de La Lega della Terra Cerveteri
Per maggiori informazioni: legadellaterra@ilfascioetrusco.org
Secondo il decreto flussi 2011, ci troveremo con 60.000 immigrati in più (5.000 solo nella nostra regione). La notizia ci viene da Coldiretti, che rende noto che si è regolarmente svolto un nuovo click day riguardante il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri di programmazione transitoria delle quote massime di ingresso di lavoratori non comunitari per il 2011. A parte la divisione tra regioni, sono già pronte 48.000 autorizzazioni sulle 60.000 previste dal decreto: in parole povere, 12.000 extracomunitari saranno “disponibili” come riserve per essere assegnate in un secondo momento su richiesta degli uffici. La maggior parte dei lavoratori extracomunitari troverà lavoro nel settore dell’agricoltura, come già accade da anni in Italia. Grazie ad Internet verranno altamente ridotti i tempi d’attesa per quanto riguarda le assunzioni, fattore di notevole importanza se consideriamo che sono appena iniziati i lavori primaverili per la preparazione dei terreni da coltivare. Ad oggi, la presenza dei lavoratori stranieri nelle campagne italiane conta un aumento del 2,03% (un lavoratore su 10 è straniero). Eppure le primizie italiane sono le più apprezzate sia qui sia all’estero: pensiamo al prosciutto di Parma, alle mele della Val di Non, alla mozzarella di bufala, alla raccolta vinicola per la produzione di ottimi vini italiani spesso esportati poiché richiestissimi all’estero, solo per citarne alcune, pertanto il lavoro non manca affatto! E gli agricoltori italiani che fine fanno? Sappiate che per quanto riguarda la disoccupazione agricola, le domande devono essere presentate all’INPS (quest’anno entro marzo). Purtroppo molti agricoltori disoccupati non ne sono a conoscenza, in quanto da anni l’INPS non invia più la modulistica a domicilio.
Emanuele Lopes, Responsabile de La Lega della Terra Cerveteri
Per maggiori informazioni: legadellaterra@ilfascioetrusco.org
domenica 13 marzo 2011
UNA TRUFFA LISCIA COME L'OLIO
COME GUADAGNARE SULLA SALUTE DEL CONSUMATORE
L’olio extravergine di oliva porterà dei problemi salutari ai consumatori a causa dell’ennesimo scherzetto provocato da alcuni stabilimenti oleari italiani, che falsificavano i documenti di trasporto etichettando un pessimo olio come extravergine d’oliva. “Grazie” a questo scherzetto, sono stati venduti 400.000 kg d’olio fatto passare per extravergine d’oliva e ciò ha provveduto ad aumentare la crisi economica che stiamo affrontando, poiché la frode equivale a 4.000.000 di euro. Ovviamente non si tratta dell’olio extravergine d’oliva raccolto negli uliveti, ma dell’enorme quantità d’olio di scarsa qualità che viene sottoposto al processo di deodorazione, allo scopo di creare ex novo un olio etichettato come “extravergine d’oliva”. Nel dettaglio, sappiate che un olio contenente oltre 150 mg/kg di alchil esteri non deve essere etichettato come extravergine d’oliva: infatti, l’olio “vero”, vale a dire quello ottenuto subito dopo la spremitura delle olive, contiene al massimo 10/15 mg/kg di alchil (con delle eccezioni di 30 mg/kg). Questa specie di olio viene venduta a prezzi troppo bassi nei supermercati: questi prezzi, infatti, non bastano neanche a coprire le spese di raccolta delle olive, ma questa specie d’olio ha un valore commerciale tre volte inferiore all’originale extravergine d’oliva, ecco dov’è il guadagno dei frodatori!
La speranza: da aprile entrerà in vigore un regolamento europeo che bloccherà la frode olearia, ma ciò significa che fino a quella data a nostra insaputa saranno imbottigliati altri oli di bassa qualità e con contenuti altissimi di alchil; inoltre, questi oli avranno una scadenza di diciotto mesi. Finalmente questa norma porrà fine alla concorrenza sleale sia per quanto riguarda la produzione economica nazionale - che sta mettendo in difficoltà le 250.000 piante italiane – sia a livello consumistico, poiché l’olio d’oliva è importantissimo non solo a tavola ma anche nel settore cosmetico e salutare, in quanto contiene sostanze antiossidanti ed è usato anche nella cura del colesterolo. Mentre attendiamo con ansia il 1° aprile, vi consigliamo di comprare olio (e gli altri prodotti alimentari) venduto al miglior rapporto qualità/prezzo, ovvero che non sia inferiore a sei euro al litro. Comprate l’olio dai produttori diretti o fate attenzione ai marchi più famosi, poiché spesso sono di proprietà straniera: controllate sempre che l’olio riporti l’etichetta di origine nazionale delle olive.
Emanuele Lopes, Responsabile de La Lega della Terra Cerveteri
Per maggiori informazioni: legadellaterra@ilfascioetrusco.orgQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
L’olio extravergine di oliva porterà dei problemi salutari ai consumatori a causa dell’ennesimo scherzetto provocato da alcuni stabilimenti oleari italiani, che falsificavano i documenti di trasporto etichettando un pessimo olio come extravergine d’oliva. “Grazie” a questo scherzetto, sono stati venduti 400.000 kg d’olio fatto passare per extravergine d’oliva e ciò ha provveduto ad aumentare la crisi economica che stiamo affrontando, poiché la frode equivale a 4.000.000 di euro. Ovviamente non si tratta dell’olio extravergine d’oliva raccolto negli uliveti, ma dell’enorme quantità d’olio di scarsa qualità che viene sottoposto al processo di deodorazione, allo scopo di creare ex novo un olio etichettato come “extravergine d’oliva”. Nel dettaglio, sappiate che un olio contenente oltre 150 mg/kg di alchil esteri non deve essere etichettato come extravergine d’oliva: infatti, l’olio “vero”, vale a dire quello ottenuto subito dopo la spremitura delle olive, contiene al massimo 10/15 mg/kg di alchil (con delle eccezioni di 30 mg/kg). Questa specie di olio viene venduta a prezzi troppo bassi nei supermercati: questi prezzi, infatti, non bastano neanche a coprire le spese di raccolta delle olive, ma questa specie d’olio ha un valore commerciale tre volte inferiore all’originale extravergine d’oliva, ecco dov’è il guadagno dei frodatori!
La speranza: da aprile entrerà in vigore un regolamento europeo che bloccherà la frode olearia, ma ciò significa che fino a quella data a nostra insaputa saranno imbottigliati altri oli di bassa qualità e con contenuti altissimi di alchil; inoltre, questi oli avranno una scadenza di diciotto mesi. Finalmente questa norma porrà fine alla concorrenza sleale sia per quanto riguarda la produzione economica nazionale - che sta mettendo in difficoltà le 250.000 piante italiane – sia a livello consumistico, poiché l’olio d’oliva è importantissimo non solo a tavola ma anche nel settore cosmetico e salutare, in quanto contiene sostanze antiossidanti ed è usato anche nella cura del colesterolo. Mentre attendiamo con ansia il 1° aprile, vi consigliamo di comprare olio (e gli altri prodotti alimentari) venduto al miglior rapporto qualità/prezzo, ovvero che non sia inferiore a sei euro al litro. Comprate l’olio dai produttori diretti o fate attenzione ai marchi più famosi, poiché spesso sono di proprietà straniera: controllate sempre che l’olio riporti l’etichetta di origine nazionale delle olive.
Emanuele Lopes, Responsabile de La Lega della Terra Cerveteri
Per maggiori informazioni: legadellaterra@ilfascioetrusco.orgQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
lunedì 21 febbraio 2011
La legge sull'etichetta di origine bocciata da due commissari europei
Autore:Dario Dongo Fonte: http://www.ilfattoalimentare.it
venerdì 11 febbraio 2011
FUGA D'ALVEARE
OGM, ORGANI GENETICAMENTE MODIFICATI
Secondo un’indagine condotta da Eurobarometro, 8 europei su 10 dicono no agli OGM, ma il pericolo è continuamente dietro l’angolo: infatti, se da un lato esiste una Direttiva in merito al problema, dall’altro gli OGM s’insinuano nei nostri piatti a nostra insaputa. Per quanto riguarda la legge, come spiega la Direttiva 2001/18/CE, gli OGM non sono altro che “organismi diversi da un essere umano, il cui patrimonio genetico è stato modificato in modo diverso da quando si verifica in natura”. La definizione e chiara e concisa, ma nonostante ciò “l’industria OGM” continua il suo crescente percorso espandendosi a macchia d’olio in tutto il mondo e, come se non bastasse, spesso troviamo del cibo “finto” anche in prodotti che non dovrebbero essere contaminati da alcun organismo estraneo alla natura dei frutti della terra. Questo accade poiché la Commissione Europea approva colture OGM sia per alimenti che per mangimi e l'industria OGM continua a far pressioni per modificare norme GM in suo favore. Di conseguenza, i consumatori europei sono esposti ai rischi di organismi geneticamente modificati (OGM) anche senza il loro consenso. Eppure i danni sono sotto gli occhi di tutti, ma nessun consumatore ne viene informato, se non dopo il classico scandalo. L’ultima e pericolosissima bugia riguarda un pomodoro viola, con all’interno i geni del fiore boccadileone pubblicizzato con anti-cancerogeno, quando il pomodoro già contiene il licopene, una sostanza anti-cancerogena. Un altro problema è dato da un altro prodotto molto consumato, la soia, che viene consumato anche per via delle sue proprietà terapeutiche: peccato, però, che vengano prodotte grandi quantità di soia OGM contenenti il gene delle noci brasiliane, che spesso hanno prodotto shock anafilattici, ovvero delle reazioni che fanno soffocare e che possono portare alla morte. La situazione è davvero preoccupante, poiché i pesticidi che vengono utilizzati nelle colture sono già abbastanza pericolosi: dunque ci chiediamo che senso abbia complicare ulteriormente il processo di coltivazione, per non parlare della carne e del pesce, anch’essi vittime di intromissioni di geni che, come sappiamo,hanno portato alle mucche pazze, ai maiali alla diossina, i polli con l’influenza. Che fine faremo? Scompariremo come le api che, avvertendo il pericolo di sostanze estranee e pericolose scappano (a volte morendo prima della fuga)?
Emanuele Lopes,
Responsabile Lega della Terra Cerveteri
Secondo un’indagine condotta da Eurobarometro, 8 europei su 10 dicono no agli OGM, ma il pericolo è continuamente dietro l’angolo: infatti, se da un lato esiste una Direttiva in merito al problema, dall’altro gli OGM s’insinuano nei nostri piatti a nostra insaputa. Per quanto riguarda la legge, come spiega la Direttiva 2001/18/CE, gli OGM non sono altro che “organismi diversi da un essere umano, il cui patrimonio genetico è stato modificato in modo diverso da quando si verifica in natura”. La definizione e chiara e concisa, ma nonostante ciò “l’industria OGM” continua il suo crescente percorso espandendosi a macchia d’olio in tutto il mondo e, come se non bastasse, spesso troviamo del cibo “finto” anche in prodotti che non dovrebbero essere contaminati da alcun organismo estraneo alla natura dei frutti della terra. Questo accade poiché la Commissione Europea approva colture OGM sia per alimenti che per mangimi e l'industria OGM continua a far pressioni per modificare norme GM in suo favore. Di conseguenza, i consumatori europei sono esposti ai rischi di organismi geneticamente modificati (OGM) anche senza il loro consenso. Eppure i danni sono sotto gli occhi di tutti, ma nessun consumatore ne viene informato, se non dopo il classico scandalo. L’ultima e pericolosissima bugia riguarda un pomodoro viola, con all’interno i geni del fiore boccadileone pubblicizzato con anti-cancerogeno, quando il pomodoro già contiene il licopene, una sostanza anti-cancerogena. Un altro problema è dato da un altro prodotto molto consumato, la soia, che viene consumato anche per via delle sue proprietà terapeutiche: peccato, però, che vengano prodotte grandi quantità di soia OGM contenenti il gene delle noci brasiliane, che spesso hanno prodotto shock anafilattici, ovvero delle reazioni che fanno soffocare e che possono portare alla morte. La situazione è davvero preoccupante, poiché i pesticidi che vengono utilizzati nelle colture sono già abbastanza pericolosi: dunque ci chiediamo che senso abbia complicare ulteriormente il processo di coltivazione, per non parlare della carne e del pesce, anch’essi vittime di intromissioni di geni che, come sappiamo,hanno portato alle mucche pazze, ai maiali alla diossina, i polli con l’influenza. Che fine faremo? Scompariremo come le api che, avvertendo il pericolo di sostanze estranee e pericolose scappano (a volte morendo prima della fuga)?
Emanuele Lopes,
Responsabile Lega della Terra Cerveteri
giovedì 10 febbraio 2011
40° FIERAGRICOLA LAMEZIA TERME
Lamezia Terme, 10 febbraio 2011 –
“Dopo le squallide edizioni degli anni passati,anche quest'anno abbiamo assistito ad una fiera che tutto è stata tranne che agricola”. A parlare in questi termini e a giusta ragione, sono Igor Colombo di Forza Nuova, Domenico Furgiuele del “Cerchio e la Croce” e Luigi Taverna di Alternativa Lametina. “Infatti - proseguono i tre - accanto a una timida esposizione di trattori e mezzi agricoli, abbondavano stand di vario genere: impiantistica termoidraulica, stufe e camini,ferramenta ecc ecc. Tutti argomenti certamente interessanti,ma che nulla hanno a che vedere con l'agricoltura. Erano presenti addirittura stand gastronomici di altre regioni (Umbria, Puglia, Sicilia) e tale realtà confusionale snatura lo scopo della rassegna fieristica. La fiera di Lamezia Terme deve tornare ad essere agricolo-rurale come è sua natura,deve essere volano per l'agricoltura locale e rappresentare per i produttori agricoli lametini, attualmente completamente assenti,(aziende vinicole, vivaistiche,casearie,frantoi oleari ecc)momento di crescita e di approfondimento. Siamo del parere che la fiera debba essere monotematica e qualificata,volta a valorizzare il territorio e a favorire la ruralizzazione. Noi del Cerchio e la Croce, Forza Nuova e Alternativa Lametina, siamo alquanto critici ma allo stesso propositivi,suggeriamo le nostre proposte per far si che nelle future edizioni tale manifestazione sia finalmentem valorizzata: concessione gratuita o con un minimo simbolico degli stand ai nostri produttori locali con un aggiuntivo spese in percentuali alle vendite effettuate in fiera;n esposizione in fiera solo di prodotti inerenti il mondo dell’agricoltura; azzeramento delle spese superflue(cene,rappresentanze ecc) e ridimensionamento degli emolumenti ai vari incarichi all'interno dell'ente fiera; cogestione dell’ente fiera con i rappresentanti delle categorie del mondo agricolo e non dei partiti politici. Siamo stanchi – concludono Colombo, Furgiuele e Taverna - della disattenzione dei politici lametini per l’agricoltura, che sta portando alla snaturalizzazione e alla perdita delle radici della nostra identità rurale”.
“Dopo le squallide edizioni degli anni passati,anche quest'anno abbiamo assistito ad una fiera che tutto è stata tranne che agricola”. A parlare in questi termini e a giusta ragione, sono Igor Colombo di Forza Nuova, Domenico Furgiuele del “Cerchio e la Croce” e Luigi Taverna di Alternativa Lametina. “Infatti - proseguono i tre - accanto a una timida esposizione di trattori e mezzi agricoli, abbondavano stand di vario genere: impiantistica termoidraulica, stufe e camini,ferramenta ecc ecc. Tutti argomenti certamente interessanti,ma che nulla hanno a che vedere con l'agricoltura. Erano presenti addirittura stand gastronomici di altre regioni (Umbria, Puglia, Sicilia) e tale realtà confusionale snatura lo scopo della rassegna fieristica. La fiera di Lamezia Terme deve tornare ad essere agricolo-rurale come è sua natura,deve essere volano per l'agricoltura locale e rappresentare per i produttori agricoli lametini, attualmente completamente assenti,(aziende vinicole, vivaistiche,casearie,frantoi oleari ecc)momento di crescita e di approfondimento. Siamo del parere che la fiera debba essere monotematica e qualificata,volta a valorizzare il territorio e a favorire la ruralizzazione. Noi del Cerchio e la Croce, Forza Nuova e Alternativa Lametina, siamo alquanto critici ma allo stesso propositivi,suggeriamo le nostre proposte per far si che nelle future edizioni tale manifestazione sia finalmentem valorizzata: concessione gratuita o con un minimo simbolico degli stand ai nostri produttori locali con un aggiuntivo spese in percentuali alle vendite effettuate in fiera;n esposizione in fiera solo di prodotti inerenti il mondo dell’agricoltura; azzeramento delle spese superflue(cene,rappresentanze ecc) e ridimensionamento degli emolumenti ai vari incarichi all'interno dell'ente fiera; cogestione dell’ente fiera con i rappresentanti delle categorie del mondo agricolo e non dei partiti politici. Siamo stanchi – concludono Colombo, Furgiuele e Taverna - della disattenzione dei politici lametini per l’agricoltura, che sta portando alla snaturalizzazione e alla perdita delle radici della nostra identità rurale”.
martedì 8 febbraio 2011
Federalismo: è muro contro muro
Essendo un argomento che,bene o male, tocca tutti noi,proponiamo il pezzo del quotidiano on line LINEA sulla votazione tenuta oggi sul federalismo municipale
Linea anno XIV numero 26
La Bicamerale si è espressa con un voto di parità negativo, ma il Governo punta ad andare avanti lo stesso con uno o più decreti. Frenetiche consultazioni tra Tremonti, La Loggia e Baldassarri. Riserbo dei leghisti che avevano promesso di far cadere
il Governo in caso di mancata approvazione: ma in tarda serata Bossi annuncia che il ricorso alle urne non è imminente
Il “ricatto” di Bersani al Carroccio: «Via il Premier e ne riparliamo»Il federalismo oltre a non piacere ai cittadini del Sud, dati Censis, non è piaciuto nemmeno ai componenti della bicamerale che con un 15 a 15 hanno rispedito al mittente la riforma. Non si è dato per perso il Presidente della bicamerale Enrico La Loggia: «Martedì sarà convocato l’ufficio di presidenza e da subito si comincerà ad esaminare il decreto legislativo sul federalismo regionale».
Si va avanti, dunque, senza sosta, la Lega vuole incassare il via libera altrimenti si rischia un divorzio interno a quel che resta della Maggioranza. Non solo, lBossi in questi giorni sta rischiano il fratricidio, Maroni Calderoli, sono ai ferri corti, sarà anche per questo che ha deciso di aspettare prima di andare al voto. L’Opposizione non sapendo che pesci pigliare e avendo come unico obiettivo della legislatura far cadere Silvio Berlusconi, ha detto per bocca di Bersani: «Via il Premier e ne riparliamo». Nel frattempo Tremonti si è riunito a stanze separate per cercare la quadratura del cerchio e c’è chi scommette che sia già pronta. I comuni si sa sono ostili al provvedimento, in questo periodo non sono assolutamente capaci di pensare di poter far quadrare i bilanci senza i finanziamenti a pioggia, la sanità regionale risucchia l’80% dei bilanci. E proprio in quel ramo, d’azienda pubblica stanno tutti i raccomandati, i silurati della politica che proprio non si sa dove collocare.
Si riparte dunque da un decreto che anticiperà l’applicazione della riforma fiscale municipale, mentre i tecnici di Tremonti stanno perfezionando l’Imu, l’imposta municipale unica, che dal 2014 entrerà in vigore e accorperà Ici e Irpef. In altre parole è muro contro muro ma più che sui contenuti della riforma sulla questione politica: su chi sta cercando di rimanere a galla e chi vuole affondare il Governo. Ma ilfederalismo serve veramente?
Federalismo: stop in Bicameralina
Una legge pasticciata che non piace neanche a chi dovrà applicarla, ma che contiene elementi innovativi che potrebbero dare una svolta al PaeseLa doccia fredda è arrivata alle due del pomeriggio. Le previsioni della vigilia diventano realtà: pareggio nella “bicameralina” sul federalismo municipale. 15 a 15: il testo è respinto. Compatte le opposizioni, Terzo Polo, Pd e Idv che hanno votato no con il sostegno determinante del senatore finiano Mario Baldassari. A nulla vale, per il fronte del sì, composto da Pdl, Lega e della senatrice Svp Helga Thaler, il voto del vertice della Commissione Enrico La Loggia. L’esito dice questo. E in fondo si sapeva.
Non a caso, già prima del responso, Berlusconi aveva tentato di indorare la pillola agli alleati padani: una eventuale parità doveva andar bene senza che fosse vissuta come una sconfitta. Tanto che nel vertice a Palazzo Grazioli, allargato subito dopo l’esito della votazione della commissione ai Ministri del Carroccio, compreso Tremonti, il Premier ha continuato a mostrare sicurezza: il patto con la Lega è saldo. Il Governo va avanti.
Rassicurazioni concordate direttamente con il leader del Carroccio Umberto Bossi. Del resto, davvero pochi dubbi a riguardo. Nella mattinata il Senatur aveva smorzato i toni. Da sempre abilissimo a porre perentori aut aut, ieri il Ministro delle Riforme ha mutato registro, forse consapevole dell’imminente verdetto. Sicché tutti i suoi «o passa il federalismo o si va al voto» hanno dovuto cedere il passo a una più attenta e cauta valutazione. Le elezioni - adesso lo sostiene anche Bossi a dispetto delle varie volontà del suo partito - non sono la conclusione imminente. Il suo «non penso siano vicine» ha il sapore della resa. Gli fa eco il più sconfitto di tutti, Roberto Calderoli. Il Ministro per la Semplificazione è costretto ad abbassare la cresta, ammettendo che sul da farsi «si decide assieme». Chiaramente è necessario ridimensionare la portata della sconfitta. «È stato respinto un parere, non il provvedimento», Calderoli ci tiene a sottolinearlo. Anche per pararsi dagli affondi che intanto piovono sul Carroccio. L’Opposizione fa festa e cavalca il momento: la Maggioranza non ha più i numeri per governare. Bersani prende la mira e carica: «Adesso ci si fermi, non ci sono condizioni né giuridiche, né politiche per andare avanti. Berlusconi e Bossi prendano atto della situazione. Si creino condizione politiche nuove per un nuovo federalismo». Il Segretario del Pd è convinto che «un vero federalismo sia necessario e possibile. Quello che è stato respinto era un pasticcio». La visione del leader del Partito democratico, tuttavia, non trova corrispondenza nell’idea che i cittadini hanno del federalismo in generale. Il Sud lo vive con timore. Eloquente l’ultima ricerca del Censis: «Quattro italiani su dieci (il 41%) credono che il federalismo fiscale possa contribuire a migliorare la gestione della cosa pubblica, ma la metà dei cittadini (il 50,2%) è del parere che la riforma aumenterà il divario economico e sociale tra il Nord e il Sud». Secondo il rapporto, i giudizi sul provvedimento «spaccano in due il Paese, con un Nord dove la riforma incontra la maggioranza dei consensi e un Sud dove, al contrario, il 60,6% della popolazione si esprime in senso decisamente critico, temendo gli effetti di penalizzazione». Opinioni che danno la stura all’europarlamentare Borghezio per tuonare da Bruxelles. «Il voto della bicamerale dimostra, più e meglio di qualunque discorso o ragionamento politico, quanto sia difficile far “passare” (leggi: inghiottire) il federalismo in Italia». Per l’irruento esponente padano «a questo punto sembra lecito, e doveroso, porsi il quesito: siamo sicuri che questa Italia meriti il federalismo, che altro non è che l’abito politico-istituzionale consono ai Paesi civili? Padania libera!», urla Borghezio, tanto per non alimentare i sospetti di trappola federalista così diffusi al di sotto della linea gotica.
Più significativo, va da sé, il silenzio tombale dietro cui si trincera il Ministro dell’Economia. All’uscita da Palazzo San Macuto, sede della commissione, Giulio Tremonti non apre bocca. Inutili i tentativi dei giornalisti di strappargli una battuta sulla bocciatura del parere. Tremonti è irremovibile: si allontana nell’auto blu senza parlare. Diretto al vertice con Berlusconi.
E se da lì viene partorita tutta quella volontà ad andare avanti è chiaro che un’altra strategia per rassicurare la Lega deve essere stata messa sul tavolo. Tremonti regista, naturalmente. Il Terzo polo subodora qualcosa e non a caso avverte: nessuna forzatura da parte della maggioranza. Vedremo.
Sabrina Varriano
Quindici a quindici, quanto basta per un parere negativo della bicamerale in materia di Federalismo fiscale. Ma il Governo è intenzionato a portarsi a casa il via libera alla riforma quindi ora si passa al decreto e poi al voto alla Camera. Questo almeno è quello che ha riferito Enrico La Loggia, presidente della bicamerale, in una conferenza stampa: «Martedi - ha riferito - sarà convocato l’ufficio di presidenza e da subito si comincerà ad esaminare il decreto legislativo sul federalismo regionale».
Ma peché questo federalismo non piace soprattutto ai Comuni che tanto fanno perché non venga applicato?
Innanzi tutto si basa sul principio che le amministrazioni locali debbano essere responsabili dei conti pubblici locali. E quando si dice responsabili, si intende di ogni centesimo che spendono e sopprattutto le giunte devono cominciare a ragionare in termini di spesa in base alle entrate.
Nessuno, da ora in poi, dal centro, coprirà i buchi di bilancio della periferia.
A quanto pare oltre al patto di stabilità interna che blocca le uscite se un Comune è esoso e con i conti non in regola, ora le Giunte dovranno mettersi a tavolino e ragionare sui come, dove e quanto tagliare, visto che si potrà sopravvivere solo con i trasferimenti “periquati” dell’Iva su scala nazionale e ancora si attingerà solo parzialmente dalle imposte, che fino ad ora erano Irap, Irpef, e che poi, dal 2014, verranno in parte rimpiazzate dall’Imu (imposta municipale unica) che comprenderà Irpef e ex ICI. Addio dunque alla politica dei trasferimenti a pioggia. E qui nascono i primi problemi: non tutte le Regioni hanno cittadini virtuosi, che versano le tasse. Per esempio in Emilia Romagna i cittadini dichiarano mediamente circa 15.000, 16.000 euro l’anno eppure tutta la costa è edificata massicciamente da strutture ricettive. Possibile che la media sia così bassa?
Non dichiarare i redditi da ora in poi sarà per i concittadini regionali una spada di Damocle, sì, perché parte degli introiti delle imposte locali rimane sul territorio, ma se nessuno dichiara i redditi che cosa rimarrò nelle tasche delle Giunte? Si scateneranno controlli a catena che renderanno impossibile nascondere al fisco le entrate familiari o societarie.
A pagare questa novità, in sé, giustificata e necessaria dopo anni di sperperi, tangenti e mala gestione sanitaria, alla fine dunque, saranno ovviamente i cittadini.
Per alcune Regioni, poi sarà una vera e propria catastrofe, quelle per capirci che hanno già i conti in rosso. Perché oltre a sanare il debito, non si sa con quali soldi, dovranno reperire risorse per mandare a vanti l’amministrazione.
La difficoltà maggiore sarà trovare finanziatori per la spesa sanitaria che assorbe l’80% delle uscite di ogni Regione.
E con la riforma del Federalismo lo Stato contribuirà sì, alla spesa sanitaria, ma con il rimborso del miglior prezzo. Per esempio se una garza sterile a Bergamo costa 2 centesimi e a Catanzaro 80, i 78 centesimi di differenza li deve sborsare la Regione Calabria.
Ci sarà una vera e propria rincorsa al ribasso che potrebbe essere controproducente per i cittadini che potrebbero subire un abbassamento della qualità dell’assistenza sanitaria.
Più che una probabilità è una certezza a meno che la Regione non possa usufruire di introiti propri.
E questo fa pensare ad un inasprimento delle tasse locali.
Tra le novità, di principio, inserite nel federalismo municipale, infine la clausola che: chi male amministra va a casa. Nessuna possibilità di essere rieletto se i conti locali non tornano.
Ci sono dunque dei principi della legge che sono validi e che in linea di massima nessun cittadino boccerebbe, il dramma è che per applicare i principi servono molti soldi che nessuno al momento sembra avere, forse tra tutte le priorità di Governo il Federalismo fiscale è quello meno urgente. La ripresa economica, invece, non può aspettare, forse si potrebbe congelare il provvedimento fino a che la situazione economica del Paese non migliora e poi si potrebbe ripartire magari migliorando il testo attuale che per accontentare tutti finisce con l’essere inapplicabile al contesto italiano, diffcile territorialmente, e difficile dal punto di vista delle risorse economiche da reperire.
La riforma dunque può aspettare gli italiani no, aspettano risposte concrete.
Graziella Giangiulio
Maroni, prove tecniche da Capo del Governo
Al momento in cui scriviamo la maggioranza di centrodestra sta faticosamente raccogliendo i cocci di un federalismo respinto con perdite (sia pure con un pareggio numerico) nella commissione bicamerale. L’effetto immediato potrà essere più dirompente di quanti s’immagini e di quanto le dichiarazioni provenienti dal Popolo della libertà vogliano lasciar credere. C’è chi favoleggia di un agguato in preparazione da parte bossiana per il tardo pomeriggio - chi legge oggi saprà già tutto - durante la votazione per l’autorizzazione richiesta dalla procura di Milano per entrare nello studio del premier presidiato dal suo ragioniere di riferimento (il tutto nell’ambito dell’inchiesta sul così detto Ruby Gate).E c’è chi dice che la tenuta della maggioranza è destinata a sgretolarsi nel corso di un imminente Consiglio dei Ministri. Sia come sia, soltanto Silvio Berlusconi ha sperato fino all’ultimo istante che il finiano Baldassarri salvasse il decreto: speranza mal riposta. è certo possibile che il Centrodestra imponga comunque in Parlamento un testo sul quale il parere della bicameralina resta pur sempre consultivo, non cogente fino al punto di farne coriandoli. Nondimeno la botta d’immagine è tremenda, sopra tutto per l’invasore padano, e offre adesso ai duri come Roberto Maroni (e Giulio Tremonti, anche se con un piano diverso e con corrente rispetto a quello del capo del Viminale) un pretesto formidabile per dichiarare chiusi i giochi di Palazzo e aperte le danze delle elezioni anticipate.
Il Centrosinistra, che non è affatto pronto alla bisogna, rischia di rimanere impiccato al recente testacoda tattico in funzione del quale ha preso a reclamare lo scioglimento anticipato delle Camere. Il terzo polo idem, sebbene Pier Ferdinando Casini non disdegni una conta che, nella peggiore delle ipotesi (nuova vittoria del centrodestra), lo vedrebbe in ogni caso uscire come leader riconosciuto di una coalizione politica decisiva negli equilibri di qualsiasi Governo a venire (in particolare nell’Aula del Senato). E il Cavaliere? Il Cavaliere non ha scelta: se cede lo scettro finisce a brandelli, massacrato dai giudici e finito a colpi d’ingratitudine dai suoi stessi ex sudditi di maggior rango. A questo proposito gli occhi degli osservatori si appuntano sulla sfuggente silhouette di Giulio Tremonti. Il titolare del Tesoro gongola all’idea dello stallo berlusconiano: tutto vuole tranne allargare i cordoni dell’erario per finanziare un piano di sviluppo e crescita, quello sventolato dal premier come ultima risorsa per sopravvivere, prima di ripiegare sulla pasticca di cianuro, dai confini così inafferrabili da apparire inquietanti. E poi l’ex fiscalista di Sondrio ha un progetto tutto personale da portare a compimento. Le elezioni gli gioverebbero, ponendolo al centro di ogni eventuale soluzione parlamentare in caso di insuccesso berlusconiano e di mancata affermazione da parte dell’opposizione. Ma c’è un ma.
Il suo antagonista più credibile oggi, una volta declassato Gianfranco Fini al rango di scendiletto casiniano, è il potente e popolare Roberto Maroni. Il Ministro dell’Interno sta conducendo una guerriglia personale all’interno della Lega per marginalizzare il ruolo di Roberto Calderoli (e fin qui nulla di nuovo da vent’anni) e costringere Bossi a indicare un leghista come prima scelta per la premiership del centrodestra: Maroni medesimo. Sarebbe un atto dirompente, tipico dello stile da pokerista esibito da Bossi nella sua carriera politica. Ma vorrebbe anche dire avviare le manovre per una doppia successione: quella alla guida del centrodestra post berlusconiano; e quella alla guida della Lega post bossiana. è facile capire che Bossi ancora non si senta pronto a farsi rottamare, e questo non è un ostacolo da poco. Anzi, pare essere la variabile indipendente nello schema d’assalto di un Carroccio in fondo non meno cupo e spaesato del cavaliere.
Giulio Linguerri
Forse è un’opportunità
Si sente dire spesso, di questi tempi, che bisognerebbe smetterla con il tormentone Ruby e pensare alle vere cose della politica, a quello che interessa la gente. L’appello parte da una considerazione che è difficile smentire ma, come tutti i luoghi comuni, rischia di scivolare nella banalità. La questione è infatti capire cosa davvero interessi le persone, cosa conti nella nostra vita concreta.Se il passaggio di testimone avviene tra i presunti festini di Arcore e il federalismo fiscale, qualche dubbio è legittimo: l’esazione delle tasse è ovviamente di strettissimo interesse per i cittadini ma siamo sicuri che il nodo essenziale stia nel centro che la esercita?
Avendo studiato e conosciuto abbastanza bene Gianfranco Miglio, ho sempre nutrito forti dubbi sulla genialità del federalismo così come viene comunemente inteso dai politici italiani. Sistema ottimo quando si devono tenere insieme dei pezzi di Stati e dei popoli diversi, e pertanto scelta che sarebbe stata probabilmente opportuna per l’unificazione d’Italia così come lo è stata alla nascita degli USA, il federalismo applicato a una nazione già unitaria appare infatti una panacea illusoria.
L’auspicio che anima i sostenitori di tale sistema è che avvicinando in senso fisico i centri di spesa ai cittadini se ne tutelino meglio gli interessi: un luogo comune, di nuovo. In linea teorica tanto condivisibile quanto l’ipotesi opposta, quella per cui un amministratore locale è più corruttibile dalla rete di contatti di cui sarà inevitabilmente parte, mentre uno “centrale” potrebbe mantenere maggior imparzialità.
Non è difficile immaginare che l’applicazione del federalismo cambi enormemente, cioè, da luogo a luogo. Ancor più, il ragionamento vale per le esazioni fiscali, sulla cui applicabilità grava anche il forte dubbio relativo alle grandi differenze di base imponibile e conseguentemente di gettito tra le varie aree italiane, in funzione della diversa ricchezza prodotta.
Oltre a queste perplessità ce n’è poi una di tipo prettamente politico, giacché il federalismo si è trasformato nell’arma di ricatto che le opposizioni usano nei confronti della Lega, cercando di costringerla ad abbandonare Berlusconi in cambio dell’appoggio alla riforma istituzionale e fiscale desiderata dal Carroccio. In tali condizioni, è chiaro che anche la migliore delle soluzioni istituzionali e tributarie finirebbe per tradursi in una porcheria: da un inciucio di tal fatta non potrà venire niente di buono.
Detto ciò, va precisato con chiarezza che l’istanza federalistica portata avanti dai leghisti è sacrosanta. Intanto perché al dovere della solidarietà a livello nazionale si deve affiancare un’altrettanto netta assunzione di responsabilità da parte delle aree meridionali. Il Mezzogiorno non è arretrato solo per ragioni storiche né, tantomeno, soltanto perché l’unificazione ne ha bloccato alcune potenzialità di sviluppo, ma anche perché la società civile nel Sud non è sufficientemente libera nei confronti della criminalità organizzata e di un potere politico-amministrativo molto spesso di qualità pessima. E di tale liberazione l’onere spetta prima di tutto ai diretti interessati.
Ma, soprattutto, l’istanza federalista parte da una pulsione inconfutabilmente utilissima a svecchiare le istituzioni politiche come sono oggi concepite. Il sistema di rappresentanza democratico parlamentare attuale, fondato esclusivamente sulle appartenenze ideologiche e sulla mediazione partitica, è del tutto obsoleto. Bisogna quindi cercare delle dinamiche più aderenti alle identità civili e sociali odierne, tra le quali l’appartenenza territoriale è sicuramente essenziale.
Oggi siamo ciò che siamo, in minima parte, per come la “pensiamo”, e molto di più per il posto dove viviamo e per il lavoro che facciamo. Un bicameralismo nel quale un’aula sia deputata a ospitare rappresentanze di corpi sociali e delle aree territoriali sarebbe dunque un’innovazione di grande utilità.
Battista Falconi
sabato 5 febbraio 2011
Api in pericolo!
Ciao a tutti,
"Le Nostre Api" Associazione Apicoltori Felsinei - Via IV Novembre n°83 Crespellano 40056 (Bo) - E-Mail lenostreapi@libero.it
manca poco all'obbiettivo del milione di firme per la petizione:
"Emergenza globale delle api: agisci ora!", petizione per vietare pesticidi killer che stanno uccidendo le api e mettendo in pericolo la nostra catena alimentare. Chi di voi non l'ha ancora fatto vada sul sito http://www.avaaz.org/it/save_the_bees/?rc=fb e faccia il gesto che tutti gli apicoltori devono fare!
Spedite questa mail a tutta la vostra rubrica è importante farsi sentire, stanno aderendo da tutte le parti del mondo.
Per favore, pensa all'ambiente prima di stampare questo messaggio!
Per favore, pensa all'ambiente prima di stampare questo messaggio!
"Le Nostre Api" Associazione Apicoltori Felsinei - Via IV Novembre n°83 Crespellano 40056 (Bo) - E-Mail lenostreapi@libero.it
sabato 29 gennaio 2011
3 DONNE E UNA TESTA D'AGLIO...
Pubblico questa nota di Emanuele Lopes spinto dal ricordo del mercato coperto del mio paese che anni fa è stato demolito per far posto ad una piazzetta intitolata a Giovanni Palatucci.
Chissà se un giorno si potrà ricostruirlo e dare così il giusto valore al lavoro delle piccole aziende agricole,senza contare poi la possibilità di vendere beni alimentari in un ambiente igienicamente sano piuttosto che per strada.
Il titolo riporta un noto proverbio attraverso cui possiamo sintetizzare il concetto base di mercato: “un luogo di vendita di prodotti artigianali”, non un moderno supermercato, bensì un familiare luogo di ritrovo in cui il cliente può instaurare un rapporto di fiducia con l’agricoltore, che si reca dalla fattoria al mercato coi suoi prodotti freschi e genuini.
I primi mercati risalgono all’epoca Greca, Etrusca e Romana ed in seguito sono nati anche nel Medioevo come dei veri luoghi di competizione, in cui i commercianti realizzavano col massimo impegno i propri prodotti d’artigianato o caricavano il proprio mezzo di trasporto coi migliori frutti della loro terra. Oggi in Italia i mercati coperti stanno scomparendo, poiché le persone preferiscono fare un salto al supermercato che offre i prodotti a prezzi contenutissimi, poiché in scadenza o rimanenze di magazzino. Nella Capitale sono presenti mercati coperti in quasi tutte le circoscrizioni.
A Ladispoli il mercato coperto è una solida realtà da anni e possiamo fare lo stesso discorso per il mercato ittico di Civitavecchia. A Bracciano nel 2008 venne inaugurata la Filiera Corta, ovvero il primo mercato dei contadini della città lacustre. In quanto a Cerveteri, i nostri concittadini anziani ricordano con piacere il mercato giornaliero, che oggi è impensabile ed anomala se si pensa al potenziale cerite: c’è un’altissima percentuale di agricoltori, che darebbe vita ad un mercato vasto e variegato.
Eppure sono fortemente convinto che il mercato coperto qui sarebbe un ottimo investimento per gli agricoltori e per i cittadini. Perché a Cerveteri regna la pigrizia? A volte sembra di vivere nel Medioevo… e allora perché non ricominciar proprio da lì e progettare e realizzare un mercato al coperto? Basta poco: tre donne ed una testa d’aglio…
La Lega della Terra sta lavorando ad un progetto concreto per gli agricoltori di Cerveteri. Gli interessati possono contattarci attraverso il sito www.ilfascioetrusco.org.
Emanuele Lopes,
Lega della Terra Cerveteri
venerdì 21 gennaio 2011
LA SORPRESA CINESE
PROVENIENZA ALIMENTI...E' LEGGE!
Ricordate l’allarme mucca pazza?
Si scatenò il panico tra tutti noi, agricoltori e consumatori: gli allevatori italiani automaticamente non hanno più goduto della fiducia dei consumatori che, dal canto loro, erano bersagliati dalla stampa che li metteva in guardia dall’acquistare carne di mucca.Ed era solo il 2001.
Nel 2005 scoppiò lo stesso allarme a causa dell’aviaria, l’influenza che colpiva i polli. Stessa causa, stessa conseguenza: pochissimi italiani compravano carne di pollo e ciò aiutò l’aumento della crisi economica, soprattutto legata al mondo dell’agricoltura, che, come sappiamo, è una delle più importanti risorse della nostra Patria.
Inoltre, la mancanza di una legge ad hoc a tutela dei prodotti nostrani e l’informazione veicolata, hanno fatto il lavaggio del cervello agli italiani che, anche a causa della forte inflazione che da anni “governa” anche le spese legate ai beni di prima necessità, hanno reagito affidandosi a prodotti molto economici e di dubbia provenienza.
Basti pensare all’enorme offerta dei prodotti made in Italy “realizzati” in Cina ed esportati nel nostro Paese, un’offerta che cresce sempre più poiché, come si dice, il cibo te lo tira addosso!
Basta un’abbondante cena a prezzi stracciati in uno degli innumerevoli ristoranti cinesi sparsi in ogni angolo delle nostre città per far sì che gli italiani dimentichino, ad esempio, lo scandalo relativo ai latticini alla melammina.
Vero?
Non ricordate neanche i bambini morti a causa del latte cinese?
Secondo un’indagine Coldiretti, il 97% degli italiani vuole la sicurezza alimentare che gli spetta, vuole sapere cosa mangia, vuole che vengano indicati il luogo di allevamento e coltivazione dei prodotti contenuti negli alimenti che comprano. Ora tutto ciò è possibile. Dopo anni, in cui si stima una perdita addirittura di cinque miliardi, finalmente si può sapere da dove proviene ciò che mangiamo.
Invitiamo gli italiani a leggere sempre le etichette dei prodotti e consigliamo caldamente di non comprare cibi made in Italy dai cinesi: ne va della nostra salute, scusate se è poco!
Emanuele Lopes
Lega della Terra
cerveteri - via Santangelo n 40
www.ilfascioetrusco.org
lunedì 17 gennaio 2011
LA RIVOLTA DEL PANE.
Ed infine esplose la rivolta del pane.
Per ora nell'Africa mediterranea assai vicina però di sponda anche all'Italia e che dimostra come nel momento del tracollo socioeconomico che può investire improvvisamente i cittadini (soprattutto i giovani disoccupati), non per beni superflui del consumismo ma per la necessità primaria della sopravvivenza quotidiana, il sistema globale entra inevitabilmente in crisi e le conseguenze possono divenire effettivamente drammatiche.
Nessuno si può augurare di arrivare a simili estremi scenari ma quanto possiamo essere certi che ciò non accada anche nella cosiddetta opulenta società "occidentale" !!??
E' di questi giorni l'ennesimo monito del ministro economico italiano Tremonti riguardo ad una crisi che non solo é stata marginata ma che anzi si presenta ogni giorno di più con ancora più minacciosi lineamenti e dunque non siamo noi ad essere, purtroppo, delle "cassandre" ma al più dei grilli parlanti che risultano essere non più dei visionari ma realisti osservatori e critici di una situazione giunta al capolinea.
Ed ora verrebbe da mettersi a urlare ai quattro venti che avevamo ragione ma non é questo lo scopo per cui, generazione dopo generazione, non abbiamo chinato la testa ed abbassato lo sguardo da oltre sessanta anni; amiamo visceralmente la Nazione e la sua Comunità per evitare di cadere semplicemente nel nichilismo ed anzi ora ci sentiamo più forti che mai per rivendicare - pur non volendo restaurare velleitariamente esperienze consegnate alla Storia - la validità tutta attuale di una Weltanschauung che ha al suo interno anche ricette sociali ed economiche utili a trovare un valido compromesso tra mercato ed etica, tra bisogni e offerta, tra diritti e doveri.
Lo rivendichiamo per intero il diritto ambizioso di riformulare nuovamente il concetto di società organica e di proporre progetti comunitari di socialità ed identità; nel frattempo se mancherà il pane anche da noi saremo tra i primi "ad assaltare i forni" come avanguardia della rivolta popolare.
Pubblicato da VeteranoDa: www.socialismonazionale.it
giovedì 13 gennaio 2011
Diossina pure nei maiali
Linea anno XIV numero 7
Germania: 330 allevamenti chiusi sui 4.400 inizialmente serrati in Sassonia
Per la prima volta in Germania è stata scoperta un’elevata percentuale di diossina nella carne di maiale. La scoperta è stata fatta in un allevamento della Bassa Sassonia. Il portavoce del ministero dell’agricoltura di Hannover, Gert Hahne, ha annunciato che centinaia di maiali dell’azienda sono stati già abbattuti. In un altro allevamento di suini dello stesso Land sarebbero stati riscontrati valori di diossina vicini a quelli limite. Il ministero ha aggiunto che attualmente sono 330 gli allevamenti chiusi sui 4.400 inizialmente serrati. E così l’allarme diossina sembra non arrestarsi. La scorsa settimana la mannaia dello stato era scattata per la contaminazione di uova in dieci diverse fattorie e aveva provocato controlli a tappeto in migliaia di allevamenti. Poi ci si era preoccupati per il latte e i bovini, ma per fortuna non ci sono stati riscontri, ora è invece stata confermata l’elevata percentuale nella carne di maiale. Il disastro per l’agricoltura e il mondo degli allevatori tedeschi è totale anche perché nel dubbio si uccidono tutti gli animali dell’allevamento. Ma perché è successo tutto questo? Per avidità. Difficile trovare altre spiegazioni. Gli allevatori tedeschi hanno parlato di atti “criminosi”.In attesa che la magistratura faccia luce sulla intera vicenda, si sa che l’azienda produttrice di mangimi già da marzo era a conoscenza che vi erano alte percentuali di diossina nei grassi utilizzati per produrre i mangimi. Ma per lentezze burocratiche il processo non è stato fermato e così dalla produzione dei mangimi, si è arrivati alla consegna degli stessi negli allevamenti e conseguentemente ora la diossina è nel corpo e nei prodotti animali.
A questo punto ci si chiede perché la normativa sulla tracciabilità dei prodotti agricoli e animali non subisca un’accelerazione. L’industria da sempre se ne frega del grado di salute dei consumatori, l’industria mira a vendere e a guadagnare, solo norme severe e inclini al controllo, possono arginare i danni.
Se i controlli aziendali fossero arrivati subito alle aziende sanitarie questo disastro non sarebbe successo. I mangimi sarebbero finiti nella spazzatura e la Germania non dovrebbe fare i conti con l’impopolarità, la paura dei cittadini tedeschi e europei.
Mia Martelli
sabato 8 gennaio 2011
"Il 65% degli allevatori malato di leucemia". La denuncia della Asl sul Poligono di Quirra in Sardegna
Il 65% degli allevatori ammalati di leucemia e molti gli agnelli nati deformi: sono alcuni degli elementi emersi dal rapporto effettuato da due veterinari della Asl che hanno esaminato tutti gli allevamenti di bestiame dell'area attorno alla base militare del Poligono di Quirra, sulle coste sud orientali della Sardegna.
Le analisi dell'Asl di Lanusei e Cagliari - ha riportato il quotidiano L'Unione Sarda - sono state effettuate su incarico del Comitato di indagine territoriale. In particolare i dati sinora raccolti dai veterinari Giorgio Melis e Sandro Lorrai sono risultati totalmente fuori dalla norma e dovranno essere completati con i rilievi effettuati nelle campagne di Perdasdefogu. Mentre ulteriori analisi saranno compiute in laboratorio su ovini e bovini ma anche sulla flora prelevata.
L'indagine della Asl e' giunta dopo anni di richieste di pacifisti e associazioni (come ''Gettiamo le Basi'') che hanno addebitato i casi di tumore e altre malattie (colpiti 23 militari e 40 persone fra civili e pastori) alle attivita' che si svolge nei poligoni militari, con l'uso anche, secondo loro, di proiettili arricchiti con uranio impoverito, ipotesi pero' sempre smentita dal Ministero della Difesa. Il Comitato scientifico responsabile del monitoraggio ambientale trasmettera' i dati al Ministero che potrebbe renderli ufficiali entro marzo. Uno dei casi piu' inquietanti segnalati nel rapporto la nascita di agnelli nati con gli occhi dietro le orecchie e capretti senza genitali, mentre i due fratelli che accudivano il gregge sono morti di tumore a distanza di otto mesi l'uno dall'altro.
''La verita' e' scomoda, ma non si puo' piu' nascondere, la Sardegna e' la Mururoa italiana. Lo stato italiano, come quello francese nell'atollo della Polinesia, con le guerre simulate, sperimenta in Sardegna armi ed esplosivi che uccidono anche indirettamente''. Lo ha dichiarato il coordinatore nazionale del movimento indipendentista Sardigna Natzione, Bustianu Cumpostu. ''E' quasi una strage tra i pastori che stanziano a Quirra, gli abitanti dei paesi vicini e i militari che lavorano nel Poligono. Alla commemorazione dei caduti nelle guerre vere, presto in Sardegna dovremo aggiungere quella dei caduti nelle guerre simulate'', afferma Cumpostu, commentando i risultati di uno studio su tutti gli allevamenti di bestiame dell'area attorno al Poligono di Quirra condotto dalle Asl di Lanusei e Cagliari secondo la quale il 65% dei pastori si e' ammalato di leucemia e molti animali sono nati deformi.
''La situazione - prosegue il leader indipendentista - non e' molto diversa nel poligono di Teulada che noi indipendentisti nel 2005 siamo andati a verificare di persona, con un blitz via mare per il quale saremo presto chiamati a processo''. ''Ci chiediamo, quanto ci e' costata finora e quanto ci costera' ancora questa servitu' di sudditanza? I pochi salari ed i miseri risarcimenti promessi - conclude il coordinatore di Sardigna Natzione - sono paragonabili ai costi umani subiti dalle popolazioni ed ai costi ambientali subiti dal territorio?''.
articolo ripreso da: vittimeuranio.com
Le analisi dell'Asl di Lanusei e Cagliari - ha riportato il quotidiano L'Unione Sarda - sono state effettuate su incarico del Comitato di indagine territoriale. In particolare i dati sinora raccolti dai veterinari Giorgio Melis e Sandro Lorrai sono risultati totalmente fuori dalla norma e dovranno essere completati con i rilievi effettuati nelle campagne di Perdasdefogu. Mentre ulteriori analisi saranno compiute in laboratorio su ovini e bovini ma anche sulla flora prelevata.
L'indagine della Asl e' giunta dopo anni di richieste di pacifisti e associazioni (come ''Gettiamo le Basi'') che hanno addebitato i casi di tumore e altre malattie (colpiti 23 militari e 40 persone fra civili e pastori) alle attivita' che si svolge nei poligoni militari, con l'uso anche, secondo loro, di proiettili arricchiti con uranio impoverito, ipotesi pero' sempre smentita dal Ministero della Difesa. Il Comitato scientifico responsabile del monitoraggio ambientale trasmettera' i dati al Ministero che potrebbe renderli ufficiali entro marzo. Uno dei casi piu' inquietanti segnalati nel rapporto la nascita di agnelli nati con gli occhi dietro le orecchie e capretti senza genitali, mentre i due fratelli che accudivano il gregge sono morti di tumore a distanza di otto mesi l'uno dall'altro.
''La verita' e' scomoda, ma non si puo' piu' nascondere, la Sardegna e' la Mururoa italiana. Lo stato italiano, come quello francese nell'atollo della Polinesia, con le guerre simulate, sperimenta in Sardegna armi ed esplosivi che uccidono anche indirettamente''. Lo ha dichiarato il coordinatore nazionale del movimento indipendentista Sardigna Natzione, Bustianu Cumpostu. ''E' quasi una strage tra i pastori che stanziano a Quirra, gli abitanti dei paesi vicini e i militari che lavorano nel Poligono. Alla commemorazione dei caduti nelle guerre vere, presto in Sardegna dovremo aggiungere quella dei caduti nelle guerre simulate'', afferma Cumpostu, commentando i risultati di uno studio su tutti gli allevamenti di bestiame dell'area attorno al Poligono di Quirra condotto dalle Asl di Lanusei e Cagliari secondo la quale il 65% dei pastori si e' ammalato di leucemia e molti animali sono nati deformi.
''La situazione - prosegue il leader indipendentista - non e' molto diversa nel poligono di Teulada che noi indipendentisti nel 2005 siamo andati a verificare di persona, con un blitz via mare per il quale saremo presto chiamati a processo''. ''Ci chiediamo, quanto ci e' costata finora e quanto ci costera' ancora questa servitu' di sudditanza? I pochi salari ed i miseri risarcimenti promessi - conclude il coordinatore di Sardigna Natzione - sono paragonabili ai costi umani subiti dalle popolazioni ed ai costi ambientali subiti dal territorio?''.
articolo ripreso da: vittimeuranio.com
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