giovedì 31 dicembre 2009
mercoledì 30 dicembre 2009
Come realizzare un piccolo macello aziendale
Il consumatore, anche nelle carni di selvatici, ricerca la freschezza. Questa caratteristica è la capacità dell'alimento di trasmettere quella "vitalità residua" ancora presente nelle carni fresche e che spingeva, nell'antichità, i cacciatori a cibarsi subito del fegato della loro preda proprio per appropriarsi della vita dell'animale.
In merito a questo problema spesso l'iniziativa di molti imprenditori, il più delle volte giovani, è stata soffocata dalle difficoltà burocratiche legate al rilascio delle necessarie autorizzazioni e ai costi onerosi che una piccola azienda doveva sopportare. Grazie però ad alcuni regolamenti CEE e a leggi nazionali è oggi possibile, utilizzando solo due soli locali, realizzare strutture idonee che consentono, senza eccessivi costi, la macellazione e la vendita dei prodotti allevati in azienda.
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Ecco come fare per ottenere l'autorizzazione alla macellazione diretta in azienda e realizzare locali idonei allo scopo.
Le domande per il rilascio dell'autorizzazione sanitaria(2) per i locali destinati alla macellazione devono essere inoltrate al sindaco del comune di appartenenza e devono contenere:
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il nome, la ragione sociale e la sede dell'impresa agricola;
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l'indicazione dell'ubicazione dell'impianto;
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l'indicazione delle specie che si intendono macellare;
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l'eventuale carattere stagionale delle macellazioni;
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l'indicazione del presumibile termine di approntamento dei locali per la macellazione;
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pianta planimetrica dei locali in scala non superiore a 1:500;
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descrizione sommaria dei locali, degli impianti e delle attrezzature;
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indicazioni relative all'impianto di approvvigionamento idrico;
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indicazioni relative allo smaltimento dei rifiuti;
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indicazione dei sistemi scelti per assicurare la salubrità e la conservazione delle carcasse.
L'autorizzazione viene rilasciata entro 30 giorni(2) dal ricevimento della comunicazione dell'interessato di avvenuto approntamento dei locali.
Per la realizzazione di un impianto aziendale di macellazione idoneo a lavorare non più di 10.000 capi all'anno, suddivisi in piccole quantità (circa 100-300 capi alla settimana), sono sufficienti due locali di adeguata ampiezza: m2 4x4 l'uno. I locali per la macellazione devono essere costruiti in modo tale da garantire una facile ed adeguata pulizia. A tale proposito il pavimento e le pareti, sino ad almeno 2,00 metri di altezza, devono essere piastrellati mentre il soffitto e la parte terminale delle pareti devono essere ricoperte da intonaco lavabile. In questo modo gli ambienti sono facilmente lavabili e disinfettabili. Le due stanze devono poi essere sufficientemente illuminate e aerabili sia per prevenire eventuali condensazioni di vapore, sia per evitare lo sviluppo di muffe. Le finestre devono essere provviste di zanzariere per evitare la presenza di insetti; in ogni caso deve essere impedita la presenza di roditori e altri animali. L'acqua potabile deve essere disponibile in quantità sufficiente e accessibile grazie alla presenza di lavelli in acciaio inox, azionabili anche senza l'impiego delle mani (azionabili con un gomito, un piede o un ginocchio) facilmente reperibili in commercio e appositamente costruiti. La raccolta delle acque di lavaggio deve poi essere garantita da appositi sistemi a sifone da posizionare preferibilmente al centro del pavimento. Per una maggiore igiene e facilità di pulizia è poi possibile rifinire spigoli ed angoli con cornici, piedini e sgusci appositamente realizzati da ditte specializzate.
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Più in particolare il primo locale viene adibito alle operazioni di stordimento, dissanguamento, spennatura e spiumatura. Il secondo locale viene invece destinato all'eviscerazione alla conservazione delle carcasse (in apposito banco frigo) e all'eventuale vendita al dettaglio. Una tale suddivisione delle operazioni in locali diversi (dissanguamento e spennatura in un locale ed eviscerazione ed eventuale conservazione in un secondo locale) è infatti idonea per garantire l'igienicità dei prodotti in lavorazione.
Questi locali devono essere adibiti esclusivamente alla macellazione ed eventualmente alla vendita diretta in azienda e non possono essere destinati ad altri scopi.
Per quanto riguarda i servizi igienici e le docce possono essere considerati idonei allo scopo anche quelli presenti nell'abitazione dell'imprenditore.
Gli impianti, le attrezzature e gli utensili devono essere idonei allo scopo. A tale proposito per la macellazione di selvatici a penna (fagiano, quaglia, pernici, anatre, ecc.) sono necessari uno storditore, una pinza ed una vasca per il dissanguamento, una spiumatrice a secco e un carrello di raffreddamento. Per le diverse operazioni di eviscerazione devono essere utilizzati tavoli realizzati in acciaio inox.
Per quanto riguarda poi le attrezzature atte ad assicurare la salubrità e la conservazione delle carcasse possono essere utilizzati allo scopo dei banco frigo nel caso in cui si intenda procedere alla vendita diretta in azienda oppure delle celle frigo per conservare le carcasse prima di trasferirle a macellerie, ristoranti, ecc.
I locali, gli impianti, le attrezzature e gli utensili devono essere mantenuti in idonee condizioni igieniche con operazioni di ordinaria e straordinaria pulizia. Dopo ogni operazione di macellazione è opportuno quindi procedere anche alla sterilizzazione dei coltelli con appositi sterilizzatori.
Il personale addetto alla preparazione e alla vendita deve essere munito di apposito libretto di idoneità sanitaria rilasciato dall'ufficiale sanitario(2)
(1) D.P.R. 10 dicembre 1997, n. 495 (regolamento recante norme di applicazione della direttiva 92/116/CEE che modifica la direttiva 71/118/CEE relativa ai problemi sanitari in materia di produzione e immissione sul mercato di carni fresche di volatili da cortile) pubblicato nella Gazz. Uff. 26 gennaio 1998, n. 20.
(2) Legge 30 aprile 1962, n. 283 (Modifica degli artt. 242, 243, 247, 250, e 266 del T.U. delle leggi sanitarie approvato con R.D. 27 luglio 1934, n. 1265: Disciplina igienica della produzione e della vendita delle sostanza alimentari e delle bevande) pubblicata nella Gazz. Uff. 4 giugno 1962, n. 139.
(3) D.P.R. 30 dicembre 1992, n. 559 (Regolamento per l’attuazione della direttiva 91/495/CEE relativa ai problemi sanitari e di polizia in materia di produzione e commercializzazione di carni di coniglio e selvaggina) pubblicata nella Gazz. Uff. 4 febbraio 1993, n. 28.
(4) Circolare del Ministero della Sanità 8 giugno 1999, n.9 (linee di indirizzo per l’applicazione del decreto del Presidente della Repubblica 10 dicembre 1997, n. 495, concernente la produzione e l’immissione sul mercato di carni fresche di volatili da cortile e del decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 1962, n. 559, per quanto concerne la produzione di carni fresche di conigli e selvaggina allevata da penna) pubblicata nella Gazz. Uff. 19 luglio 1999, n. 167.
lunedì 28 dicembre 2009
Capitanata, meglio i pannelli solari del grano?
Ha avuto luogo il 17 dicembre una protesta degli abitanti di Acquaviva Picena che non desiderano che al posto dei vigneti siano messi parchi solari. Ebbene a Foggia e nella sua provincia, in quella zona denominata Capitanata, vero granaio d’Italia, gli agricoltori stanno pensando seriamente di mettere da parte trattori e vanghe e di convertire i terreni agricoli in parchi solari, composti da migliaia di pannelli solari. Fotovoltaico al posto del grano?
Sembrerebbe di si. Ne parla la Gazzetta del Mezzogiorno, raccontando che:
In Capitanata siamo alla resa dei conti. A fine anno si fa il bilancio degli investimenti da effettuare nel prossimo anno e si pagano anche i debiti con banche e fornitori. Quest’anno sarà dura fare l’una e l’altra cosa. Le semine per il grano duro vengono date in picchiata, mentre non si è persa la fiducia di una moratoria sui debiti con l’Inps.
La virata in favore dell’energia ha dunque motivazioni esclusivamente economiche, per niente ambientaliste e conferma il fallimento della politica agricola italiana ed europea. Le cifre della conversione? Eccole: il grano duro è pagato 16 euro a quintale; da un ettaro di terreno si ricavano in media 30 quintali di grano, pari a circa 480 euro; affittare un terreno su cui poi saranno installati pannelli solari rende tra i 5000 e i 7000 euro per ettaro.
Intanto, sono già state presentate 6 mila richieste per installare su campi agricoli pannelli fotovoltaici per 18mila megawatt. Spiega Gianmaria Gasperi coordinatore del Pear, il Piano energetico regionale:
Il piano ha però un valore previsionale. Se ci accorgiamo che si può arrivare a 200 megawatt, quello dei 150 non è sicuramente un tetto tassativo. Il problema è che sul fotovoltaico è fiorito un commercio spropositato. Siamo convinti che quando, tra qualche mese, verranno esaminate tutte le domande ci sarà una selezione naturale dei progetti e solo quelli validi resteranno in piedi.
In Capitanata, però c’è anche chi preferisce usare i terreni agricoli per colture da destinare alla biomassa. Racconta Michele Ruberto agricoltore foggiano titolare della Mipa agricola:
A marzo del prossimo anno costruiremo a Foggia il primo impianto per la produzione di energia da biogas che avrà una potenza installata di 999 kilowatt. Abbiamo già avviato le coltivazioni di orzo e triticale, a maggio pianteremo anche sorgo e mais: in pratica sostituiamo con queste colture che poi andranno ad alimentare la centrale, coltivazioni ormai non più redditizie come il pomodoro e l’ortofrutta.
Ora non resta che da chiedersi cosa accadrà a quei campi invasi dagli impianti fotovoltaici quando il rispettivo mercato crollerà...
sabato 19 dicembre 2009
IL LATTE DI CAPRA
Il latte di capra presenta alcune differenze importanti nei confronti di quello vaccino. Il latte di capra può essere molto diverso a seconda delle razze: le più utilizzate per produrre latte sono la Camosciata delle alpi, la Saanen e l'Alpina. La percentuale di carboidrati (lattosio) presenti nel latte di capra è simile a quella del latte vaccino, mentre esistono differenze notevoli riguardo la quantità ma soprattutto la qualità dei grassi e delle proteine. Il latte di capra crudo o pastorizzato ha un sapore neutro molto simile a quello di vacca. Il latte di capra che si trova in commercio, invece, è sterilizzato (UHT) e ha quindi il classico aroma solforato del latte bollito. |
I globuli di grasso del latte di capra sono più piccoli rispetto a quello di vacca e hanno membrane protettive piuttosto fragili. Questa caratteristica determina una sensibilità spiccata alla lipolisi, fenomeno che scinde i globuli di grasso liberando acidi grassi liberi. Questi composti sono responsabili del forte odore e sapore dei formaggi di capra, che si sviluppa molto rapidamente proprio per questa facilità alla lipolisi.
Il grasso del latte di capra contiene percentuali superiori di acidi grassi a catena corta (da C10 a C14, capronico, caprilico, caprinico), che danno ai suoi prodotti il caratteristico sapore.
Il grasso del latte di capra è privo di caroteni (vitamina A), questo fenomeno fa si che i formaggi di capra abbiano un colore particolarmente bianco, che diventa paglierino molto tenue solo dopo lunga stagionatura.
La piccolezza dei globuli di grasso consente di ottenere una dispersione uniforme e omogenea del grasso nella pasta dei formaggi, e anche una ricotta più saporita e grassa, poiché durante la lavorazione del formaggio i globuli di grasso sfuggono più facilmente dal reticolo di caseina andando a finire nel siero, dal quale poi verrà prodotta la ricotta.
Infine, il grasso del latte di capra è più digeribile proprio grazie alla maggior presenza di acidi grassi a catena corta.
Infatti il latte di capra produce cagliate meno consistenti, poco adatte ad essere portate ad alte temperature, più difficili da spurgare, impossibili da filare (la mozzarella di capra è un prodotto molto raro).
Queste caratteristiche rendono difficile la produzione di formaggi adatti a lunghe stagionature: è piuttosto difficile trovare formaggi di capra stagionati a lungo e interessanti dal punto di vista organolettico.
Le proteine del latte di capra sono molto simili a quelle del latte bovino, tuttavia molti studi hanno dimostrano che una percentuale elevata dei soggetti allergici al latte bovino lo sono anche al latte di capra, che quindi non risulta essere adatto ai soggetti allergici. Non ha nemmeno senso sostituire il latte di capra con quello bovino, se non si è allergici, poiché non si otterrebbe nessun vantaggio.
- il latte è un alimento povero di colesterolo, bisognerebbe assumere 30 litri di latte per arrivare alla quantità giornaliera massima!
venerdì 18 dicembre 2009
Distributori di latte crudo: «Moltiplicare gli impianti per far fronte alla crisi»
È la ricetta di Corrado Barcella, allevatore di Lentate sul Seveso:
Distributore di latte crudo: tutti ci hanno fatto un pensierino, molti lo hanno installato... Ma pochi sono andati oltre il singolo impianto, messo per integrare un reddito aziendale sempre più in sofferenza. Corrado Barcella, allevatore di Lentate sul Seveso (Mi) è uno di quei pochi: di distributori ne ha ormai sei, sparsi in un raggio di una quindicina di chilometri dalla stalla.
Una scelta che non si spiega con la sola volontà di guadagnare qualche soldo in più. Nella vendita diretta Barcella ci crede. «Anche noi abbiamo iniziato per rimpolpare gli introiti della vendita di latte, ovviamente. Poi nel tempo è diventata un'attività sempre più importante, quantomeno a livello di tempo impegnato. Non di guadagni, purtroppo, per le vicende che ben conosciamo».
Un crollo dopo il decreto bollitura
Affrontiamo subito la questione della crisi, allora: via il dente, via il dolore. «Abbiamo avuto un buon periodo, fino al dicembre dello scorso anno.
Dopo il primo distributore aperto nel novembre 2005 a Limbiate (uno dei primi in Italia, ndr), e il secondo, a Desio, gli altri sono arrivati perché abbiamo avuto un'ottima risposta da parte della popolazione. C'erano molti comuni che ci chiedevano di installare un impianto sul loro territorio, per non dire dei privati.
Così ne abbiamo messi altri quattro: a Limbiate (ancora una volta), a Bovisio Masciago, Nova Milanese e Meda. Poi a inizio 2009, con il decreto sulla bollitura, nel giro di 24 ore abbiamo avuto un crollo del 60% delle vendite. Crollo che purtroppo non si è ancora riassorbito».
Le cause, secondo l’allevatore, sono chiaramente legate all'ordinanza ministeriale, ma non soltanto. «C'è stata, io credo, anche una certa assuefazione da parte del consumatore. È finito l'effetto novità e soltanto chi crede nel principio ha continuato a rifornirsi presso i distributori. Inoltre non dimentichiamo che negli ultimi anni gli impianti si sono moltiplicati e naturalmente questo ha ridotto le vendite».
Speranze spostate ai mesi autunnali
Quale sia il principio “politico” che sta dietro gli erogatori di latte ce lo spiega Maria Grazia, moglie di Corrado e attivissima nella gestione burocratica (e non solo) della piccola catena distributiva aziendale. «È la filosofia della vendita diretta: un prodotto sano e sicuro acquistato direttamente presso il produttore. Io, sono sincera, ammiro le persone che comperano il latte crudo da noi. Sarebbe molto più comodo mettere la bottiglia nel carrello quando fanno spesa al supermercato; invece fanno una tappa in più per passare al distributore. È per loro che andiamo avanti, mentre oggi verrebbe voglia di lasciar perdere. Ma quando sentiamo di bambini che non vogliono nessun altro latte se non questo, oppure di persone che da anni non tolleravano il latte e ora lo bevono senza problemi, non ci va di smettere anche se le difficoltà sono parecchie. Certo, se oltre alle soddisfazioni personali ne arrivasse anche qualcuna economica sarebbe un'altra cosa».
Dalle parole di Maria Grazia, e prima ancora di Corrado, si capisce che le vendite non vanno molto bene.
«Alcuni punti di distribuzione, se volessimo fare i conti, sarebbero da chiudere. Ma non ci vogliamo arrendere, andiamo avanti. Anche perché dopo l'estate, io credo, ci dovrà essere un po’ di ripresa. Certo, se dovessi cominciare oggi, con questa situazione, forse lascerei perdere».
Le speranze dell'allevatore sono legate al consumo stagionale del latte, più consistente in autunno e inverno. «Purtroppo abbiamo aperto gli ultimi distributori a maggio, in piena crisi e col caldo in arrivo. Questo ci ha penalizzato e lo sapevamo, ma avevamo fatto delle promesse ai comuni, non potevamo rimangiarcele. Inoltre aumentare il numero di punti vendita è un sistema per compensare il calo nel singolo impianto».
Sempre per aumentare gli introiti e differenziare l'offerta, i Barcella oltre al latte vendono i derivati.
«I distributori, tutti della One Service, permettono di vendere anche prodotti solidi. Per esempio, i formaggi freschi che facciamo fare col nostro latte e poi lo yogurt di un allevatore nostro amico. C'è una forte domanda di prodotti agricoli acquistati alla fonte. È una filosofia che si sta diffondendo. Se avessimo la forza di organizzarci, noi e gli altri agricoltori, ed aprire nei negozi autogestiti... Purtroppo siamo imprenditori agricoli e non commercianti, ci manca una competenza in questo senso».
mercoledì 16 dicembre 2009
OGM, Bayer ammette che la contaminazione è fuori controllo
E’ una delle prime battaglie del genere a essere vinte e probabilmente sarà seguita da molte altre: la Bayer CropScience LP dovrà pagare circa $ 2 milioni di euro a due agricoltori del Missouri, dopo che una varietà sperimentale di riso OGM, chiamato Liberty Link, ha contaminato i loro raccolti.
La Bayer è proprietaria dei semi del riso LLRICE601, modificato geneticamente attraverso un batterio e che risulta però resistente a un erbicida della Bayer. In pratica viene piantato il riso e in seguito si sparge l’erbicida che distrugge tutto tranne appunto che le piantine di riso. Questa varietà di riso è ancora sotto sperimentazione e la sua produzione non è destinata all’alimetazione umana. Gli esperimenti sono partiti nel 1998 nei campi di prova OGM presso la Lousiana State Univerity. Il punto è che le colture hanno contaminato per almeno il 30% le risaie vicine e sono stati denunciati nell’area altre 1000 casi simili.
Le analisi dell’ USDA nel 2006 dimostrarono la contaminazione del riso normale e ne vietarono non solo la vendita ma costrinsero i risicoltori a distruggere i raccolti. I danni furono pari a circa 150milioni di dollari. Dunque l’attuale risarcimento di 2 milioni di dollari rappresenta solo un piccolo passo. Ma la class action americana non si è conclusa e il contenzioso che si dibatterà il prossimo 11 gennaio, sempre nel tribunale di St.Louis riguarderà agricoltori dell’Arkansas e del Mississipi. Già in passato vi fu una class action condotta contro le contaminazioni causate dal mais OGM “StarLink”, destinato all’alimentazione animale, ma che finì nella catena alimentare umana e che costrinse agricoltori e produttori a distruggere diversi alimenti come i tacos. La class-action portò a una richiesta di danni per 110 milioni di dollari.
venerdì 11 dicembre 2009
Udine organizza il COMPRA ITALIANO
Il prossimo 19 Dicembre nella città di Udine si terrà una giornata in difesa dei prodotti italiani e dell'agricoltura organizzata da "Lega Della Terra" e FN Udine.
La giornata si articolerà tra il presidio e la festa del "COMPRA ITALIANO" con tanto di degustazione di prodotti locali.
L'invito è ovviamente quello di non mancare,non tanto per il fattore ludico, quanto per l'importanza
dell'iniziativa che mira alla salvaguardia dei nostri prodotti,quindi,della nostra economia.
Per informazioni: 3387448332-forzanuova.udine@libero.it
martedì 8 dicembre 2009
STATE ATTENTI!
Prima di leggere questo articolo vi rimandiamo al nostro post del 07/10/2009 intitolato "come ti anniento il Sardo" e vi invitiamo a trarne le dovute conclusioni.
IMPRESAMIA.IT-REGIONI - Campania: 5,5 mln per aziende ortofrutta
Deciso anche il finanziamento per la creazione di un Consorzio Fidi per le imprese agricole
Intesa tra Regione Campania, Abi, Ismea e associazioni regionali del settore agricolo per una serie di interventi di contrasto alla crisi, a partire da un impegno, da parte dell’assessorato all’Agricoltura retto da Gianfranco Nappi, a finanziare le aziende con uno stanziamento complessivo di 5,5 milioni di euro. Definita anche una proposta di prolungamento della sospensione dei pagamenti delle rate dei mutui, che sarà vagliata dagli istituti di credito. In particolare, l’assessorato all’Agricoltura stanzierà 2 milioni di euro per le attività dell’ultimo trimestre di quest’anno, e, all’interno della Finanziaria regionale 2010 altri 2 mln per le attività relative al primo trimestre del prossimo anno, nonché, sempre all’interno del documento contabile 2010, 1,5 milioni di euro per il finanziamento della legge regionale 13/2002 volta alla creazione di un Consorzio Fidi per aziende agricole.
L’Abi si è impegnata a convocare il suo organismo regionale per esaminare la proposta di prolungare da 12 a 18 mesi il termine massimo di sospensione dei pagamenti, da parte delle aziende agricole, delle rate dei mutui contratti con gli istituti di credito, a fronte dell’impegno della Regione di farsi carico del pagamento di una ulteriore quota di interessi legata al prolungamento. Ismea garantisce di valutare positivamente, senza oneri aggiuntivi per le aziende agricole, le richieste di rilascio di garanzie sussidiarie a fronte di operazioni bancarie di sospensione dei pagamenti di durata massima di 18 mesi.
Insediato anche un gruppo tecnico, del quale fanno parte anche i rappresentanti delle organizzazioni professionali, per definireil regolamento attuativo per le misure di finanziamento regionali.
giovedì 3 dicembre 2009
...il Partito Democratico sulla privatizzazione dell'acqua...
Si tiene oggi,presso la sede del PD di Montella un'incontro intitolato"Acqua,tra gestioni e privatizzazioni" al quale interverrà l'Alto Calore nella persona di Franco Maselli;
fin qui niente di strano se non fosse che alcuni mesi fa, quando sia il sopracitato Maselli,sia il direttivo del circolo piddino montellese,furono invitati a partecipare alla conferenza indetta da Forza Nuova Montella in occasione della presentazione al pubblico del Progetto "ACQUA NOSTRA"(che sarebbe servito proprio ad evitare i problemi inerenti la privatizzazione), hanno accuratamente declinato l'invito dimostrando totale disinteresse per le questioni sociali che oggi,(peccato sia troppo tardi) vanno ad affrontare.
Ricordiamo ancora una volta che anche il PD ha delle pesanti responsabilità riguardo la ratifica del trattato di Lisbona,nel quale,(lo avessero almeno letto!) si spiana la strada proprio a privatizzazioni di questo tipo.
Non ci resta che chiedere dunque a cosa possa servire l'incontro odierno,forse per fare un pò di propaganda in vista delle elezioni regionali?
Chiudo con un proverbio in Montellese che mai fu più appropiato:
ROPPO ARSO MORRA VENETTE A CHIOVE!
(dopo che la cittadina fu totalmente distrutta dalle fiamme,piovve)
martedì 1 dicembre 2009
Caro ministro,ma che dice?
Ha detto ieri Claudio Scajola ministro per lo Sviluppo economico:
Io se potessi scegliere dove mettere una centrale, me la metterei nel giardino di casa, per un semplice motivo: che in tutto il mondo, dove è stata costruita una centrale nucleare, è cresciuta l’economia del territorio e c’è stata una grande salvaguardia dell’ambiente, perché non ci sono emissioni.E’ necessario avere un mix di fonti. Vogliamo diminuire il gas, il carbone e il gasolio; vogliamo aumentare le rinnovabili, compreso l’idroelettrico, ma ci vuole qualcosa in più che dia stabilità: il nucleare.
La battuta del Ministro Scajola, cioè che vorrebbe una centrale nucleare nel suo giardino, giunge all’indomani delle dichiarazioni del Premio Nobel Rubbia in merito alla costruzione di nuove centrali in Italia. Ha detto Rubbia:
Si sa dove costruire gli impianti? Come smaltire le scorie? Si è consapevoli del fatto che per realizzare una centrale occorrono almeno dieci anni? Ci si rende conto che quattro o otto centrali sono come una rondine in primavera e non risolvono il problema, perché la Francia per esempio va avanti con più di cinquanta impianti? E che gli stessi francesi stanno rivedendo i loro programmi sulla tecnologia delle centrali Epr, tanto che si preferisce ristrutturare i reattori vecchi piuttosto che costruirne di nuovi? Se non c’è risposta a queste domande, diventa difficile anche solo discutere del nucleare italiano.
Ebbene a pochi giorni dal Vertice di Copenaghen uno studio del Wisconsin Environment dal titolo: Generating Failure - How Building Nuclear Power Plants Would Set America Back in the Race Against Global Warming dimostrerebbe che per gli obiettivi che si vorranno prefissare, a Copenaghen, cioè la riduzione del 50% di emissioni entro il 2050, ricorrere al nucleare è praticamente inutile.
Secondo il report negli Stati Uniti, sarebbero necessari almeno 100 impianti per ridurre le emissioni di 6 miliardi di tonnellate nei prossimi 20 anni. Se si investisse nelle energie rinnovabili si otterrebbe il doppio del risultato nella metà del tempo. Spiega il Wisconsin Environment che la riduzione di emissioni di CO2 per ogni dollaro investito , nel caso delle biomasse è pari 5-8 chili, mentre dall’efficienza energetica salta intorno agli 8-12 chili, 5-8 chili nell’eolico, 2-3 chili nel solare termico e solo 1-2 chili dal nucleare. Il discorso nonc ambia se invece del fattore economico si analizza il fattore tempo. Una centrale nucleare non è pronta in meno di 7-10 anni ma nel frattempo i gas serra nell’atmosfera continueranno a aumentare e dunque le centrali, posto che ne possano essere costruite 100 senza nessuna interruzione, giungeranno troppo tardi per far sentire i loro presunti benefici all’atmosfera? Infine, considera il rapporto, l’energia nucleare serve solo a produrre elettricità, che di fatto rappresenta una piccola parte dei consumi energetici.
lunedì 30 novembre 2009
Coltivare canapa tessile
E’ già da qualche anno che in Italia si è ripreso a coltivare la canapa tessile che è diversa dalla canapa indiana per un minore contenuto di Thc.
In passato il nostro Paese era uno tra i più apprezzati produttori e oggi se ne sono riscoperte le sue virtù: può essere impiegata non solo nel tessile dove è apprezzata per le fibre morbide e soffici dalle proprietà antiallergiche e antibatteriche, ma è anche una base per biocarburanti, farmaci, cosmetici, biomassa e rinforzo nel cemento armato per costruzioni antisismiche. La sua resa è interessante: 15 tonnellate di secco per ettaro.
La canapa non necessita per la sua crescita di grosse quantità di acqua, né di diserbanti, anche gli scarti della lavorazione sono riutilizzabili e può essere piantata in terreni da bonificare. Dunque per ogni altra informazione in merito all’acquisto delle sementi, a corsi di formazione che insegnano come avviare l’attività di canapicoltore e per ogni altra informazione di tipo gratuito ci si può rivolgere al Sig. Giraudo Felice di Assocanapa, l’associazione dei produttori di canapa che ha anche sedi in alcune regioni italiane.
mercoledì 25 novembre 2009
Sull'acqua...NESSUNA RESA!
riceviamo e volentieri pubblichiamo questo volantino di Forza Nuova Latina.
Abbiamo simbolicamente chiuso le porte di Acqualatina con nastro bicolore per rivendicare il diritto del popolo pontino sulla proprietà dell'Acqua, a chi minaccia di chiudere i rubinetti dell'acqua noi chiudiamo le porte in faccia, L'Acqua non appartiene a enti, istituzioni, comuni, municipalizzate o privati ma è un bene comune che appartiene all'Uomo. Forza Nuova vigilerà con tutte le proprie forze affinchè il diritto
sull'acqua non venga calpestato.
domenica 22 novembre 2009
Ecobank: la raccolta differenziata che conviene
In occasione di Ecomondo 2009, è stato presentato Ecobank, un “innovativo” sistema per la raccolta differenziata di bottiglie di plastica, lattine e acciaio.
Realizzato da EPT Engineering & Consulting SpA e Tradingenia SRL, entrambre aziende di Bolzano, l’Ecobank si trova al momento installato solo nella regione Piemonte, nelle città di Alessandria e Valenza. Si tratta di un sistema evoluto che raccoglie e differenzia per composizione e colore, bottiglie di plastica vuote, non schiacciate e provviste di etichetta e lattine, anche queste vuote e non schiacciate di alluminio e acciaio.
Come compenso si riceveranno dei buoni sconto in base al numero di oggetti inseriti da spendere in negozi e supermercati convenzionati della zona. Sarà anche disponibile una card magnetica per accumulare il credito e spenderlo successivamente. Il sistema, sperimentato già nello scorso trimestre, ha dato importanti risultati con la raccolta di oltre 500.000 imballaggi. Tutto questo oltre a soddisfare il cliente ed abituarlo a differenziare i rifiuti, agevola ed abbatte notevolmente i costi della raccolta da parte dell’azienda che se ne occupa, visto che il materiale viene da subito differenziato e compattato per tipologia in contenitori interrati.
Iniziative come Ecobank sono la norma in altri paesi europei dove è già utilizzato da parecchio tempo e con una soddisfazione maggiore da parte del cliente. Ecobank per pezzo inserito regala un buono pari a 2 centesimi contro i 25 centesimi di Berlino. Sicuramente una buona iniziativa da estendere a più città e nei grossi centri commerciali, ma visto il notevole guadagno di chi recupera il materiale riciclato la cifra del bonus regalato dovrebbe alzarsi di una buona percentuale.
I clienti raddoppierebbero, le tasche dell’azienda sarebbero comunque piene e ci sarebbe un enorme riduzione della quantità di plastica e alluminio in giro per le città.
sabato 21 novembre 2009
Forza Nuova sul caso "acqua"
Mentre in Italia il Governo ha nuovamente decretato l'inserimento della gestione dei nostri acquedotti tra i servizi pubblici da mettere sul mercato per consentire una “autentica libera concorrenza” (cosa che, di fatto, equivale a voler considerare il diritto all'acqua come al semplice bisogno di una merce/servizio “qualunque” ...), nella Francia del liberista Sarkozy accade l'impensabile: il sindaco di Parigi, Bertrand Delanoë, ha annunciato che la municipalità non rinnoverà i suoi contratti con le aziende.
Colpo duro per tutti i cittadini Italiani, visto che dal momento in cui si avrà la privatizzazione, il bene “comune”,cioè l’acqua, avrà un incremento inevitabile di prezzo viste le speculazioni che hanno come esempio quello del comune Parigino.
Impensabile fino a poco tempo fa che un governo apparentemente vicino ai bisogni dei cittadini, gli facesse pagare il bene primario.
Forza Nuova già in passato aveva sollevato il problema e come veggenti all’ora avevamo predetto il fatto: quello che è nostro non è “pubblico”, ma bensì comune; allora come fa uno Stato a privatizzare un bene comune,cioè di tutti?
Noi la sappiamo bene la motivazione per la quale il bene verrà privatizzato: mettere a sedere in qualche poltrona di controllo questo o quel appartenente ad un partito politico che se ne frega del benessere dei cittadini ma che ha a cuore solo il proprio portafoglio,accumulando stipendi, poltrone ed errori che andranno a gravare sulle tasche dei cittadini ( un triste esempio GAIA e Alitalia docet). Forza Nuova con le sue prossime iniziative inerenti il caso acqua, raccolta firme e presidi in citta’, vuole confermarsi come unica vera forza sociale che sta dalla parte dei cittadini e dei loro bisogni, mentre il resto dei partiti vuole solo occupare più poltrone possibili nei posti chiave dei bisogni umani.
giovedì 19 novembre 2009
ANCHE LA COLDIRETTI CONTRO LA FAO
FAO: Coldiretti, razziati 15 mln di ettari
L'aumento dei "furti" di terre ai danni dei Paesi poveri, con quindici milioni di ettari di campi
coltivati ceduti praticamente gratis o in cambio di vaghe promesse, è una nuova forma di colonialismo che deve essere fermata. E' quanto afferma la Coldiretti nel commentare l'annuncio della Fao sul nuovo codice di condotta per rendere meno pesante nei confronti delle povere comunita' rurali il fenomeno cosiddetto del "land grabbing", ovvero l'accaparramento di terreni agricoli da parte delle multinazionali straniere e fondi di investimento che, secondo gli esperti, muove un giro d'affari di 100 miliardi di euro.
Le oscillazioni dei prezzi dei prodotti agricoli mondiali e le restrizioni alle esportazioni da parte di alcune nazioni, hanno accelerato - sottolinea la Coldiretti - la tendenza agli acquisti dei terreni nei Paesi in via di sviluppo da parte di molti Paesi, in particolare di quelli arabi e della Cina, Siamo di fronte ad un salto di qualità nella speculazione finanziaria internazionale che - afferma la Coldiretti - dopo aver "giocato" in borsa senza regole sulle materie prime agricole si è rivolta direttamente alla compravendita di terreni, sottraendo così una risorsa determinante per lo sviluppo dei Paesi poveri.
Il termine di "neo-colonialismo" ben si addice a questo tipo di attività che, oltre ai terreni agricoli, portano all'acquisto anche delle risorse idriche per produrre beni alimentari. Nonostante gli effetti negativi, ci sono molti Paesi in via di Sviluppo che cercano di attrarre questi investimenti perché pensano di ricavarne benefici in termini di sviluppo, con l'ingresso di nuove tecnologie, l'aumento dell'occupazione, la realizzazione di infrastrutture.
In realtà i Paesi ricchi - rileva Coldiretti - utilizzano i campi per coltivare prodotti da destinare al proprio consumo interno, senza lasciare nulla o quasi sul posto, con il rischio che le popolazioni povere perdano la possibilità di accedere a risorse come il cibo e l'acqua. Il tutto stipulando contratti per accaparrarsi la terra che, secondo il rapporto Onu, sono sorprendentemente semplici e sintetici rispetto alla reale portata dalla transazione.
Il boom di acquisti di terreni agricoli nei Paesi poveri da parte di investitori esteri interessati alla produzione di alimenti da destinare alle proprie necessità - conclude la Coldiretti - è una nuova pericolosa forma di colonizzazione che va fermata. La sottrazione delle terre alle popolazioni locali ha preoccupanti conseguenze sulle popolazioni locali se si considera che i tre quarti delle persone che nel mondo soffrono la fame vivono nelle campagne.
martedì 17 novembre 2009
L'AIAB si scaglia contro la Nestlè
Roma, l'AIAB al controvertice Fao: "La Nestlé? una multinazionale arrogante"
Andrea Ferrante è presidente dell’AIAB - Associazione Italiana Agricoltura Biologica - e in queste ore, mentre si sta svolgendo il vertice Fao a Roma, va giù duro contro le multinazionali dell’alimentazione e in special modo contro la Nestlè.
AIAB è al controvertice Fao, dove i protagonisti non sono i politici ma i piccoli contadini che con l’agricoltura sostenibile e biologica contribuiscono alla lotta alla fame e alla tutela ambientale. Ferrante ha inviato ai media un comunicato a proposito della dichiarazione fatta da Peter Brabecke-Letmathe,presidente della Nestlè, a proposito dell’incontro del 12 novembre tra la multinazionale e la Fao in cui ha detto: "E’ sconfortante vedere con che semplicità un gruppo di benintenzionati e ben nutriti attivisti possa decidere sulle nuove tecnologie a scapito di chi sta morendo di fame."
Andrea Ferrante, in un comunicato stampa commenta così:
“La Nestlé dimostra ancora una volta la sua arroganza riguardo al problema della fame nel mondo. La Nestlé è uno degli attori principali del deprezzamento dei prodotti agricoli fatti dai contadini, e dunque uno dei responsabili dell’impossibilità dei produttori del Sud del mondo di commercializzare i loro prodotti sul mercato locale. Valga un esempio su tutti: il caso del latte in polvere venduto dalla multinazionale nei paesi in via di sviluppo. La multinazionale alimentare si permette di offendere le organizzazioni contadine di tutto il mondo che sono riunite in questi giorni a Roma per il Forum parallelo della società civile - Sovranità alimentare dei popoli ora! Ma in questo modo, la Nestlé dimostra ancora una volta l’incapacità totale di comprendere come il suo modello di produzione, che contribuisce a un sistema responsabile di obesità e cattiva alimentazione, sia anche un pezzo importante della cause dei cambiamenti climatici, della povertà e della fame nel mondo.
Ricordiamo infine i tanti movimenti che quotidianamente lottano contro la Nèstlè ma che non possono usufruire di alcuno spazio sui mezzi d'informazione.
lunedì 16 novembre 2009
OGGI IL VERTICE DELLA FAO A ROMA
Vertice FAO,un'invito ai Governi a finanziare di più o effettivo impegno a combattere la più grande vergogna dell'umanità?
Dalle esperienze passate e tenuto conto dei risultati ottenuti dal 1945 ad oggi,si evince che l'interesse,più che di attuare politiche agricole rivolte a rendere autonomi,almeno per quel poco che si può,i Paesi in difficoltà,tende inesorabilmente ad accumulare fondi che,probabilmente, serviranno più a finanziare le cene ed i grandi incontri dei vertici della FAO (con tutti gli sfarzi annessi) che a creare una qualsivoglia realtà atta a produrre un qualsiasi genere di "ricchezza" per quei Paesi che dicono di voler aiutare.
Preso atto di ciò,e del fatto che ogni anno continuano a morire di fame 30.000.000 di persone con altre centinaia di migliaia che soffrono di patologie dovute alla malnutrizione (dati che restano presssochè immutati anno dopo anno),non possiamo non giudicare vergognoso il comportamento dei governi membri della FAO,i quali permettono,ancora oggi e su un pianeta le cui risorse alimentari potrebbero tranquillamente sfamare almeno il doppio della popolazione mondiale,il pepetrarsi di un simile scempio.
Infine poniamo loro una domanda:
MA LA NOTTE,RIUSCITE A DORMIRE TRANQUILLI?
sabato 14 novembre 2009
giovedì 12 novembre 2009
Apicoltura:Veterinario cercasi...
Per anni l’apicoltura è stata considerata un allevamento minore: pare essere questa la ragione principale della scarsa attenzione che a tutt’oggi, nonostante gran parte degli allevamenti siano in piena emergenza sanitaria , i medici veterinari pongono al nostro comparto. I corsi di laurea in Medicina veterinaria , peraltro, non prevedono percorsi formativi sulla conduzione apistica e sulle corrette modalità di prevenzione e controllo delle principali patologie dell’ alveare . Eppure la
legge delega al veterinarioufficiale la vigilanza e il controllo delle malattie infettive e diffusive delle api . Esistono tuttavia delle eccezioni: in Lombardia, ad esempio, esistono medici veterinari che con le api ci sanno fare. Giulio Loglio , referente provinciale per l’apicoltura della Asl di Bergamo, è uno di loro: Veterinario nonché Apicoltore . All’opera esemplare, che questo “medico delle api” ha saputo portare avanti negli ultimi venti anni, il mensile “La Settimana Veterinaria” dedica un dettagliato servizio che pubblichiamo volentieri e per diverse ragioni. La FAI – Federazione Apicoltori Italiani ha organizzato convegni nazionali sul delicato rapporto apicoltori-veterinari , in Italia si contano meno di uno specialista veterinario-apistico per regione: siamo agli ultimi posti in Europa e quasi tutti gli altri ventisei Stati membri hanno storicamente agevolato e promosso l’incontro tra questi due “operatori”, gli Apicoltori italiani non possono dirsi soddisfatti di tale condizione che li vede svantaggiati e spesso abbandonati quando si tratta di gestire le critiche condizioni di salute delle api. Per non parlare dei prodotti autorizzati: scarsa efficacia, costi elevati se si tiene conto che ognuno se li paga di tasca sua, ricambio di molecole praticamente fermo da ben quindici anni. Lungo questa strada non si va da nessuna parte. Anche gli Apicoltori , d’altro canto, hanno le loro responsabilità: dichiarano un numero di alveari inferiore a quello realmente posseduto, non denunciano le malattie che colpiscono gli apiari, non adottano comportamenti uniformi suggeriti da quei pochi in grado di dare consigli, non sempre usano prodotti autorizzati, non si fidano – diciamo noi – del livello professionale dei loro ispettori sanitari. Giulio Loglio è uno di quelli che a questi temi ha dedicato passione, impegno, buon senso. Consigliamo la lettura alle Autorità Sanitarie di ogni ordine e grado. E’ a loro tutti che l’Apicoltura italiana sta chiedendo aiuto.
© Fototeca FAI-Fabrizio Badoni
Leggi l’articolo de La Settimana Veterinaria
martedì 10 novembre 2009
Olio d'oliva. Varato il DM nazionale
Varato dalla Conferenza Stato–Regioni il decreto che disciplina in Italia l’obbligo di indicare in etichetta l'origine dell’olio d’oliva. Obbligo entrato in vigore, come previsto dal regolamento Ue 182/2009, lo scorso 1° luglio ma che in Italia non era stato possibile recepire a causa dello stallo dei lavori registrato dalla Conferenza Stato-Regioni. Ricevuto ora l’ok il dm entrerà in vigore, il giorno successivo alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale.
Il decreto non prevede periodi per lo smaltimento delle vecchie etichette che restano quelli fissati dal regolamento Ue: possono essere smaltite senza termini e fino a esaurimento (si stima occorrano fra uno e due anni), le etichette che, come dimostrato dal numero di lotto, sono state realizzate entro il 30 giugno 2009.
Il testo ribadisce che le indicazioni da riportare sono quelle già disposte dal regolamento Ue e cioè si potrà scrivere, a seconda dei casi, che l’olio vergine ed extravergine contenuto è frutto di una “Miscela di oli d oliva comunitari”, oppure di una “Miscela di oli d’oliva non comunitari” o infine di una “Miscela di oli d’oliva comunitari e non comunitari”. Le imprese di confezionamento dovranno iscriversi in appositi registri tenuti nell’ambito del Sian. Quelle già riconosciute in base al precedente regolamento 1019/02 confluiscono automaticamente. All’iscrizione saranno assogettati anche i frantoi. Mentre saranno esclusi solo i confezionatori che imbottigliano olio realizzato con olive degli uliveti di proprietà.
Le procedure di iscrizione sono state definite da Agea e Icq in un apposito allegato al decreto. Un allegato copioso che definisce caratteristiche dei registri e le regole per la loro tenuta. I registri, compilati a mano o mediante sistemi informatici, devono essere vidimati dall’ufficio dell’Icq o all’ufficio regionale competente dove ha sede lo stabilimento di produzione o di deposito. Nei registri è prevista fra l’altro una descrizione dettagliata per ogni entrata o uscita di olio, indicando data e numero dell’operazione, il quantitativo, il nome del fornitore o del destinatario, l’indicazione dei recipienti di stoccaggio e quella del lotto dei prodotti preconfezionati. Sui registri vanno inoltre annotati i quantitativi relativi all’autoconsumo o ai trasferimenti presso i punti vendita aziendali. Oltre ai dati sulla produzione e ai quantitativi di olive impiegate, le movimentazioni interne e la produzione di miscele.
Secondo l’Unaprol «l’entrata in vigore del decreto contribuirà a fare luce sulle zone d'ombra del mercato dell'olio contrastando in modo più efficace frodi e sofisticazioni». «Nonostante i quattro mesi di distanza fra l’entrata in vigore del regolamento Ue e il decreto nazionale – ha detto dal canto suo il direttore dell’Assitol, Claudio Ranzani – il testo non ha recepito nessuno dei rilievi formulati e il funzionamento del sistema è delegato alla realizzazione di una burocrazia che non esitiamo a definire “folle”. Un mare di adempimenti e obblighi che non potranno non penalizzare la competitività delle nostre imprese».
sabato 7 novembre 2009
A RISCHIO LA SEMINA DEI CEREALI
"E' una vergogna,aggiungiamo noi,che un Paese che si definisce civile permetta ad alcune aziende di perpetrare questi giochetti alla faccia dei nostri prodotti (che il ministero dell'agricoltura dice di voler difendere...) e dei nostri produttori!"
venerdì 6 novembre 2009
ROBERTO FIORE E LA LEGA DELLA TERRA, UN INCONTRO A CREMONA PER PARLARE DEL FUTURO DELLA NOSTRA AGRICOLTURA
Sabato 24 ottobre 2009 i militanti della Lega della Terra si sono ritrovati a Cremona , in occasione della Fiera Agricola Nazionale del Bovino da Latte.
Eravamo li per far sentire la nostra voce contro il basso prezzo del latte italiano alla stalla; al nostro fianco c'era il Segretario Nazionale di Forza Nuova Roberto Fiore.
Sono stati distribuiti più di sette mila volantini che spiegavano cos´è la Lega della Terra e le ragioni della nostra protesta.
In sintesi quattro erano i temi proposti all'attenzione dei convenuti: il basso prezzo del latte pagato alla stalla, lo strapotere del comparto industriale e dei trasformatori, il vuoto legislativo nei confronti delle frodi nel settore lattiero-caseario e la mancanza di una politica a favore dell´agricoltura italiana e della protezione dei prodotti tipici.
Alle ore 11,00 è arrivato Roberto Fiore che, accompagnato da Paolo Zattoni, il responsabile della Lega della terra per il nord Italia, ha fatto visita agli stand della fiera ed ha incontrato numerosi allevatori, fermandosi a parlare ed ascoltando le loro preoccupazioni.
È stato ribadito ancora una volta il grave squilibrio tra i costi di produzione ed il prezzo di vendita del latte alla stalla, che, essendo troppo basso, mette a repentaglio la sopravvivenza di numerose stalle, circa 45.000. Si è parlato anche del problema delle quote latte e dell´invasione dall´estero di latte e cagliate a basso prezzo e di dubbia qualità e salubrità.
Più tardi Fiore e Zattoni hanno raggiunto la palazzina dei convegni per incontrare il ministro Zaia e presentargli " Le 10 domande a Zaia " sul problema latte ma, essendo il ministro assente, si è tenuto un cordiale incontro con il Presidente della Fiera di Cremona - dott. Antonio Piva - che ha ricevuto le 10 domande ed ha ascoltato le ragioni della Lega della Terra.
Roberto Fiore, incontrando la stampa, ha insistito per l'avvio di politiche di tutela dei prodotti nazionali e per il blocco dell´importazione di prodotti lattiero-caseari di provenienza extracomunitaria, ha denunciato la scarsa attenzione della politica sui problemi dell´agricoltura italiana ed ha rilevato come gli allevatori stessi non siano uniti nella lotta dei loro interessi. Zattoni ha invece denunciato lo strapotere dell´industria e della trasformazione nella formulazione del prezzo del latte alla stalla ed ha evidenziato la mancata volontà politica di effettuare controlli sull´adulterazione del latte e dei formaggi, con l´uso di cagliate, latti in polvere e liquidi di dubbia provenienza.
Abbiamo inoltre evidenziato come il promesso decreto legge sulla etichettatura e tutela delle produzioni agricole italiane sia impantanato nelle pieghe della burocrazia, ma soprattutto sia ostacolato dai poteri forti del mondo industriale e capitalista.
La Lega della Terra chiamerà a raccolta tutti quegli allevatori ed agricoltori che sono disposti a lottare per la sopravvivenza dell´agricoltura italiana e del mondo rurale e contadino, esempio sublime per le nuove generazione e per l´amore verso il proprio territorio.
giovedì 5 novembre 2009
MANIFESTAZIONE A CASSINO
Giovedì 5 novembre dalle 9,00 alle 19,00 a Cassino (FR) in Via G.B. Vico 6 (Piazza San Giovanni) di fronte al Consorzio di Bonifica "Valle del Liri" manifestazione congiunta della Lega della Terra e Forza Nuova per chiedere la riduzione delle aliquote sull'acqua ad uso irriguo.
Info: 346/3004975 - 335/6254274
martedì 3 novembre 2009
Borsabio.it, il portale per comprare e vendere bio
L’obiettivo di borsabio.it è di accorciare la filiera del biologico e di rendere trasparente il sistema prezzi tanto che un ampio spazio sarà riservato alla comunicazione tra consumatori e operatori per rendere più fluide le inofrmazioni relative a eventuali aumenti o diminuzioni di prezzo dei prodotti.
Molto utile anche le sezioni acquista on-line con una selezione di aziende che vendono sul web. Ha detto Andrea Ferrante, presidente AIAB: "Finalmente aziende e consumatori avranno a disposizione uno strumento per accorciare la filiera. E' altresi importante la rilevazione prezzi sui cereali, un settore che sta conoscendo dei problemi evidenti di concentrazione della domanda, meccanismo che tiene artificialmente bassi i prezzi di acquisto all’ingrosso. Borsabio è uno strumento di trasparenza ed accesso al mercato per tutti i produttori bio italiani."
mercoledì 28 ottobre 2009
Commissariata la Comunità Montana Terminio Cervialto Non passa l’equilibrio di bilancio
Riportiamo l'articolo del quotidiano "ottopagine" ma crediamo che le foto sopra rendano bene l'idea su quale sia la nostra posizione.
"Non passa l’equilibrio di bilancio e l’approvazione del conto consuntivo, arriva il commissario alla comunità montana “Terminio Cervialto”.
La giunta di centro sinistra guidata dal presidente Carmine Ragano è stata sfiduciata: 8 voti a favore 9 contrari.
Con questa votazione l’asse Pdl – Udc rimette la palla al centro, ma tecnicamente non ha i numeri per esprimere un nuovo presidente.
Ferruccio Capone, sindaco di Montella e portavoce del centro destra in consiglio dichiara: “I 9 sindaci che fanno riferimento a quest’area hanno espresso una posizione politica. Il presidente Ragano si è presentato in consiglio con una relazione che aveva lo scopo di intenerirci, ha chiesto un atto di responsabilità, ma alle nobili parole sulle responsabilità ha aggiunto anche delle frecciate in merito al fatto che non avrebbe consentito trappole, ha additato la responsabilità di instabilità ai sindaci espressioni di liste civiche”. “Noi riteniamo – prosegue Ferruccio Capone – che i richiami all’unità di Ragano siano stati tardivi, la saggezza politica gli avrebbe dovuto consigliare a giugno, subito dopo le elezioni amministrative, di convocare un incontro con i 6, 7 nuovi sindaci eletti e verificare sin da subito se c’erano le condizioni per rafforzare la maggioranza, invece ha preferito andare avanti con equilibri instabili. Anche sulla sentenza di pignoramento che pende come una spada di Damocle sull’ente, hanno sbagliato atteggiamento. Si tratta di una vicenda che risale agli inizi degli anni ’90, sulla quale l’attuale amministrazione non ha alcuna responsabilità, ma colpa ce l’hanno: quella di aver taciuto la cosa, eppure la sentenza è arrivata a gennaio, hanno cercato di dimostrare che non era un problema. Spero che Ragano abbia compreso che anche i sindaci “civici” sanno assumersi le responsabilità politiche”.
Per Aniello Chieffo, sindaco di Bagnoli Irpino, esponente del Pd e vice presidente dell’ente c’è rammarico per l’occasione mancata: “ La comunità montana poteva svolgere un ruolo di raccordo tra comuni sia per gli accordi di reciprocità che per altri strumenti che danno accesso ai finanziamenti. Il presidente Ragano non ha fatto un discorso politico, di appartenenza, ha detto con grande onestà: votiamo i documenti contabili, poi rimetterò il mio mandato. Ora arriva il commissario, ma la proposta politica non c’è. Forse si può ripartire da una ipotesi di accordo istituzionale”. E Aniello Chieffo individua il nocciolo della questione: “Questa nuova legge sulle comunità montane non funziona, crea un vero e proprio dissesto politico, una fibrillazione continua, ogni anno, ad ogni votazione cambiano equilibri, paradossalmente se a dicembre si riuscisse a formare una maggioranza, a marzo dopo la tornata elettorale nella quale votano 3 comuni appartenenti all’ente montano, quella maggioranza potrebbe non essere più tale”.
martedì 27 ottobre 2009
Gli 8 disastri ambientali più gravi al mondo causati dall'uomo
Treehugger ci regala una panoramica disastrosa, sulle catastrofi ambientali causate dall’uomo in tutto il mondo. Ecco la triste classifica sui disastri ambientali peggiori che il mondo abbia vissuto:
- Al primo posto ci sono le guerre, che causano morti e distruzione: consumano carburanti, devastano le foreste, contaminano l’acqua e distruggono interi ecosistemi, per non parlare del numero delle vittime che muoiono ogni giorno in questo o quel conflitto.
- Al secondo posto c’è Bhopal, il disastro peggiore che l’industria chimica abbia mai causato. Era il dicembre dell’84 e il mondo ancora paga con più di 20.000 morti l’errore umano.
- Chernobyl: nemmeno 2 anni dopo Bophal l’esecuzione di un test sul reattore 4 di Chernobyl si trasforma in tragedia. Da Chernobyl all’Irlanda, dopo 30 anni contiamo ancora i casi di cancro causati dalle radiazioni, mentre chilometri e chilometri di terra intorno a Chernobyl saranno sterili e contaminati per sempre.
- Ecco l’Italia indisciplinata al 4° posto tra le tragedie ambientali causate dall’uomo con il disastro di Seveso. La legge Europea che porta il nome di questa tragedia non sembra compensare l’esposizione ai veleni di circa 40.000 persone e lo sterminio di 80.000 animali per prevenire la contaminazione.
- Il quinto posto lo merita una tragedia del mare, con la petroliera Exxon Valdez incagliata nel golfo dell’Alaska. Circa 38mila i litri di petrolio in mare, quasi 2000 i km di coste inquinati e migliaia gli animali morti.
- Love Canal è la tragedia ambientale che si piazza al sesto posto, ma non lasciatevi addolcire dal nome. La tragedia dei terreni vicini alle Cascate del Niagara è dovuta a circa 21.000 tonnellate di rifiuti tossici, seppelliti dalla Hooker Chemical.
- Al settimo posto si classifica il Vortice Subtropicale di Spazzatura dell’Oceano Pacifico. L’accumolo di plastica e di rifiuti marini galleggianti è tale che questo ammasso di spazzatura è oggi conosciuto come l’Isola orientale di Spazzatura.
- All’ultimo posto, ma non per questo meno grave, c’è la Zona Morta del Mississipi, un’area vasta del Golfo del Messico che segnala il delta del Mississipi come il più inquinato al mondo, più del Gange e del Mekong.
sabato 24 ottobre 2009
ALLEVATORI,FIORE:VERRO' A CREMONA PER SOSTENERLI
Ma questa mossa, per quanto possa essere letta con ottimismo, non sarà sufficiente per cambiare una situazione in crisi endemica.E' necessario infatti "prosegue Fiore:"cambiare le regole del gioco, il Ministro italiano Zaia deve, assieme al Governo, adoperarsi per imporre agli industriali di pagare un prezzo adeguato alla stalla.
Deve essere privilegiata la produzione nazionale. Gli italiani infatti non sanno che i latticini che pagano a caro prezzo perchè "made in Italy" spesso non sono affatto di origine nazionale, dato che la legge vigente in materia è, a dir poco , molto permissiva.
Sabato intendo esporre alla città di Cremona ed ai convenuti alla Fiera le proposte che Forza Nuova ha elaborato in materia con l'associazione Lega della Terra. La mia vicinanza alle richieste dei produttori è altissima, ed il sostegno del mio partito a tutti i lavoratori italiani vittime della crisi economica e degli sciacalli della crisi, è noto."
ALLEVATORI,FN:DIFENDIAMO INTERESSI ITALIANI
Solo nel mondo dell'allevamento, in Italia sono a rischio - sostiene - 45 mila stalle, quasi 300 mila lavoratori e oltre 22 miliardi di euro di valore generato dalla filiera nel settore lattiero caseario che rappresenta la voce più importante dell'agroalimentare italiano.
Si tratta di un problema gigantesco, soprattutto se pensiamo che mentre potremmo avere prodotti agricoli a sufficienza per sfamare l'Italia intera, spacciamo per italiani prodotti provedienti da ogni parte del mondo.
Un atroce inganno ai danni del consumatore e un modo per soffocare la nostra sana agricoltura di qualità".*
Conclude Caratossidis:"*a Cremona Forza Nuova sarà al fianco della Lega della Terra per difendere, dato che non lo fa il Ministro competente, Luca Zaia, gli interessi dei nostri allevatori e di tutti gli italiani."*
mercoledì 21 ottobre 2009
ALLEVATORI,FORZA NUOVA LANCIA LA MOBILITAZIONE
di bovino da latte.
In occasione dell'annuale Fiera Internazionale del bovino da latte di Cremona, sabato 24 ottobre, Forza Nuova manifesterà il proprio sostegno agli
allevatori italiani, vittime di una politica agricola nazionale che rischia di far chiudere oltre 45.000 aziende.
Paolo Zattoni, coordinatore per il nord della Lega della Terra, afferma: "*300.000
posti di lavoro nel mondo dell'allevamento sono a rischio. Quest'anno i produttori alla stalla ricevono dagli industriali solo 28 centesimi per un litro di latte. Eppure il latte al consumatore risulta sempre più costoso.
Gli italiani oltretutto spendono denaro per bere un prodotto che spesso è commercializzato come italiano pur essendo di provenienza estera. Il Ministro Zaia cosa intende fare? Noi vogliamo risposte."*
Luca Castellini, coordinatore lombardo del partito, attacca l'amministrazione comunale di Cremona che vorrebbe impedire l'evento e conclude:"*La Lega della Terra e Forza Nuova non accettano e non accetteranno mai bavagli politici di nessun tipo travestiti da divieti formali , né da quella di Cremona né da qualsiasi altra amministrazione comunale in Italia e lanciano la loro presenza all´esterno della Fiera del Bovino da Latte di Cremona sabato 24 ottobre insieme al proprio Segretario Nazionale Roberto Fiore. Nessuno ci impedirà di parlare con gli agricoltori italiani, vittime di chi si ostina a tutelare interessi extranazionali a discapito di chi lavora e produce onestamente."*
martedì 20 ottobre 2009
L'Irlanda mette al bando i cibi geneticamente modificati
Mentre da una parte il Principe Carlo li ha definiti come il disastro ambientale più grande di tutti i tempi, e dall’altra Monsanto & co. continuano a proclamarli innocui per gli esseri umani, l’Irlanda prende posizione, e bandisce dal suo territorio i cibi geneticamente modificati.
Via le produzioni OGM dall’Irlanda, e benvenuta l’etichetta che lo segnala su tutte le produzioni animali e derivati come carne, uova, pesce, crostacei, così come sui prodotti agricoli, con l’approvazione degli allevatori irlandesi, che non potevano più competere con i giganti dei cibi geneticamente modificati, che producono in territori in cui non vigono le restrizioni EU,(ricordiamo che la Francia ha vietato la coltivazione del mais OGM MON 810 su tutto il territorio nazionale) come il Brasile e l’Argentina, per poi esportare in Europa.
Questa importante decisione farà sì che le produzioni agricole e animali irlandesi possano essere riconosciute come frutto di un processo di produzione più ecologico e naturale, favorendo lo sviluppo delle esportazioni di prodotti irlandesi,con esiti positivi anche sul turismo dell’isola verde, ora non più solo di nome.
Ancora una volta,impariamo dagli Irlandesi.
lunedì 19 ottobre 2009
AD ACERRA UN'ULIVO CONTRO L'INCENERITORE
L’altro giorno ad Acerra, sede per ora dell’unico inceneritore in Campania, il Vescovo Rinaldi con altri rappresentanti della Diocesi, ha piantato un albero di ulivo, proprio di fronte al “mostro” attivato a mezzo servizio alcuni mesi fa.
Il Vescovo Giovanni Rinaldi già espresse la sua opinione in merito all’apertura di un impianto di incenerimento in un territorio devastato come quello di Acerra.
Come “atto politico”, diciamo così, si rifiutò di presenziare all’inaugurazione.
Durante la piantumazione sono stati portati sacchetti di terra da Roma, Nola, pianura del Sele e dalla Caritas romana.
La richiesta è quella di un osservatorio, di un monitoraggio ambientale indipendente che possa analizzare, al di sopra delle parti, il reale impatto ambientale dell’inceneritore.
Grazie a Gennaro Esposito per la segnalazione su facebook
sabato 17 ottobre 2009
venerdì 16 ottobre 2009
27^ SAGRA DELLA CASTAGNA DI MONTELLA
Fervono i preparativi della 27° sagra della castagna di Montella che avrà luogo il 7/8 novembre e noi,nell'augurare all'organizzazione un buon lavoro ed un meritato successo,pubblichiamo uno stralcio del sito ufficiale e vi invitiamo ad accorrere numerosi.
"Protagonista da sempre della civiltà della nostra gente, di nuovo pronta a soddisfare
i palati più esigenti: la Castagna.
Da cibo dei poveri a delizia del palato.
Il 7 e 8 novembre 2009, a Montella, 27^ edizione della Sagra della Castagna:
la gioia di un incontro nel cuore dell’Irpinia, all’insegna dell’allegria, del buon umore
e dell’accoglienza."
Qui il link del sito ufficiale della sagra dove potete trovare tutte le informazioni del caso:
www.sagracastagnamontella.com
Mangia Italiano...compra Italiano... difendi la tua terra
Chi ci compra con un panino ed una bibita è il mastodontico cocchiere che conduce la nostra carrozza di inestimabile valore verso le vie ad egli predilette, ci condurrà su sentieri tortuosi, finchè il potente cocchiere non sfiancherà i nostri cavalli e rovinerà le nostre forme.
Quando giungerà a destinazione cambierà semplicemente mezzo, con una valigia piena di denari, crediti e moneta frutto di usura. E noi saremo rovinati.
Finchè le multinazionali saranno i nostri cocchieri, la nostra terra sarà calpestata da serpenti stranieri.
E i serpenti ci danno anche da mangiare. Basta camminare per le vie delle nostre città. Spariscono lentamente le nostre attività, il pasto veloce imposto dalla società falsamente borghese cancella i nostri ristoranti. I nostri sapori ed i nostri odori. Li cancella a colpi di bibite dolciastre frutto del capitalismo, ci sfamano con carne di pessima qualità delle loro pessime terre. Pretendono di scandire i nostri ritmi concedendoci 5 minuti per un pasto ingozzandoci di mondezza senza poter guardare negli occhi il commensale che abbiamo di fronte.
Paradossalmente, quando ci si china per mangiare quelle assurdità temendo ne fuoriesca tutto il contenuto , si china il capo.
Per questo sorgono Mc Donald's a catena, si intriducono nei nostri locali con ingenti quantità di denaro e vi si sostituiscono. A chi vuole mangiare italiano non rimane che vagare, sperare che la chinatown del quartiere finisca presto e non ci si imbatta in qualche amenità koreana o thailandese. Purtroppo non è sempre così.
Magari ti viene sete di qualcosa non alcolico. E per qualche oscura ragione il 100% dei bar o servizi ristoro nei pressi dei luoghi di maggiore affluenza (stazioni ferroviarie/aereoporti/piazza) possono offrirti solo della COCA-COLA, non della Cola di marchio italiano. Solo della COCA-COLA alla spina.
Io difendo la mia terra, calpestata e sfruttata dallo straniero, mortificata con il denaro deturpata dal tempo moderno, distrutta dalle abnormi costruzioni in cemento che ospitano questi pseudo-ristoranti che ci avvelenano. Aperti 24 ore su 24. Come le tasche dei loro proprietari.
Fonte:
Massimo
www.testuggine.net